Agnostico Significato: tutte le possibili interpretazioni e approfondimenti sul termine

Pubblicato il 18 Ago 2019 - 11:29pm di Beatrice Tominic

Agnostico è un aggettivo che deriva dal termine “agnosticismo” il quale a sua volta prende origine dalla fusione di due parole appartenenti alla lingua usata nell’Antica Grecia. La seconda parte del termine la quale deriva da γνῶσις (gnōsis) e che ha come significato il sapere e la conoscenza, è preceduta da ἀ- (a-) cioè dal cosiddetto alfa privativo che ha il compito di “togliere” senso al termine che lo precede, rendendo il termine “privo” di qualcosa, appunto: potremmo farlo corrispondere a grandi linee, senza alcuno sforzo, ad un “senza” dei nostri giorni. Il termine agnostico, pertanto, indica un individuo che manca di conoscenza o che, per lo più, decide di sospendere un giudizio all’interno di un determinato ambito per mancanza di una adeguata conoscenza su quello stesso tema. È un individuo che non prende una posizione e che non si espone riguardo ad un determinato argomento. Il dizionario Treccani, ad esempio, afferma che un agnostico è “chi non prende posizione in ambiti di vario genere, dalla fede religiosa alla politica o, scherz., riguardo a ogni attività che comporti una scelta: essere, apparire, mostrarsi agnostico.”

Gli ambiti in cui è utilizzato questo termine, come abbiamo visto dalla definizione riportata dalla Treccani,  sebbene nella cultura di massa venga accostato nella maggior parte dei casi alla religione, sono molteplici: scopriamoli insieme analizzando in maniera dettagliata il termine stesso.

Il significato di agnostico attraverso la risposta alla domanda: “Dio esiste?”

Come abbiamo anticipato, una posizione rilevante è quella che occupa nel campo religioso, quello in cui è maggiormente utilizzato. Spesso, però, quando ci troviamo a trattare del tema religioso, molti sono soliti confondere l’agnostico con l’ateo il quale, a differenza dell’altro, prende una posizione ben precisa sull’argomento. Sebbene i due termini siano sempre accostati e, anche a livello formale, in Italia esista un’associazione unica per entrambe le linee di pensiero, la cosiddetta UAAR, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, le posizioni delle due correnti sono estremamente differenti. Sebbene entrambi i gruppi di individui abbiano in comune il fatto di non credere nell’esistenza di una divinità, le differenze sono sostanziali.

Gli atei, infatti, alla domanda circa l’esistenza di Dio hanno una risposta sicura e ben definita: stando alla loro opinione Dio, semplicemente, non esiste, come dice la stessa etimologia della parola che vede un alfa privativo davanti alla parola “θεός” (dio) e che, quindi, letteralmente significa “senza Dio”. L’agnostico, invece, come abbiamo già specificato in precedenza, non prendendo una posizione ammette di non saper rispondere a tale domanda, sospendendo il suo giudizio riguardo all’esistenza, ma anche all’inesistenza di Dio o di altre forze e situazioni divine, appunto, o con caratteri soprannaturali. L’ateo, occorre ribadirlo, invece, sceglie categoricamente di non credere in alcun Dio e in nessuna religione e in ogni altro carattere determinante che non sia reale e “normale”.

L’agnosticismo e l’agnostico: il significato religioso nella filosofia

Numerosi sono stati i filosofi che nel corso del loro operato hanno introdotto il concetto di agnosticismo: senza dubbio uno dei primi, se non il primo in assoluto, sappiamo essere stato Protagora il quale, direttamente dall’Antica Grecia, tratta in maniera piuttosto dettagliata l’argomento. Protagora, infatti, afferma con convinzione che gli uomini debbano essere agnostici essenzialmente per necessità: non hanno, infatti, gli strumenti e le facoltà sia materiali  che spirituali per definire ed esporsi riguardo all’esistenza di Dio o, più in generale nel suo caso, della, o delle, divinità, essendo egli vissuto nel V secolo A.C. . Il primo ad utilizzare, però, il termine “agnostico” e “agnosticismo” e, quindi, a definire con parole precise quello che in epoca antica era rimasto un concetto senza una definizione e un nome preciso, è stato il biologo inglese Thomas Henry Huxley nel 1869, sebbene fosse stato da sempre un tratto distintivo assieme allo scetticismo, delle filosofie indù. Dopo di lui molti altri filosofi si sono espressi a favore di questa corrente: da William Stewart Ross, più conosciuto come Saladino, che contrapponeva il suo agnosticismo all’ateismo di Charles Bradlaugh  e che scrisse “Why I am an Agnostic” nel 1889 affermando che l’agnosticismo sarebbe realmente “il contrario dell’ateismo” a Bertrand Russell che si esprime nel suo Perché non sono cristiano del 1927 fino a Leslie Weatherhead, teologo cristiano, che nel 1965 ha pubblicato “The Christian Agnostic” in cui afferma che, talvolta, il sentimento religioso sarebbe presente maggiormente in persone dichiaratamente agnostiche piuttosto che nei credenti “convenzionali che frequentano le chiese che credono in un corpo che non esiste e che comprendono male Dio”.

Principi legati al concetto di agnosticismo sono, infine, presenti nella filosofia di alcuni tra i più grandi intellettuali di tutti i tempi, da David Hume a Immanuel Kant fino a Søren Kierkegaard, tutti nettamente antecedenti, però, a Thomas Henry Huxley e che, pertanto, non hanno avuto modo di tracciare e definire con il termine “agnostico” il proprio lavoro filosofico.

Come ogni corrente che si rispetti, prima di concludere questo paragrafo, è necessario specificare il fatto che esistano più “livelli di agnosticismo”, dall’agnosticismo forte, con convinzioni più radicate, a quello apatico, passando per quello debole: cambiano, a seconda del livello, il tipo di convinzione nel concetto e il fatto che, ad esempio, nell’agnosticismo debole, seppur avendo sul momento una ferma convinzione sul non poter esprimere l’esigenza o la non esistenza di Dio, questo possa essere una fase passeggera. Potrebbe, cioè, essere smentito con il tempo qualora dovessero essere scoperte delle prove in grado di argomentare una nuova opinione.

Agnostico in politica: cosa significa?

Dante probabilmente li avrebbe inseriti nel girone degli ignavi i quali, avendo agito in vita senza mai schierarsi né dalla parte del bene né tantomeno da quella del male, si trovano nell’Antinferno, costretti a camminare nudi dietro ad una insegna, colpiti e feriti da insetti e il cui sangue, misto alle lacrime della crudele sorte che li attende e li farà muovere per l’eternità, è aspirato dai vermi. Non vogliamo essere così drastici e severi, però essere agnostici in ambito politico significa proprio questo: non schierarsi mai perseguendo le proprie idee, ma indubbiamente adeguarsi, di conseguenza, a quanto scelto dagli altri. Ne sono un esempio lampante, appunto, gli angeli che lo stesso Dante inserisce nel circolo degli ignavi in quanto non si sono schierati per alcuna fazione nel momento in cui vi è stata la guerra fra Dio e Lucifero.

È soltanto letteratura, eppure il risultato non cambia: il disinteressamento che ogni individuo agnostico riversa nella propria sfera politica non può non essere preso in analisi o, certamente, essere valutato come positivo. La mancata presa di posizione, la mancata adesione ad alcun partito politico e anche il non andare a votare, senza usufruire, pertanto, di uno dei diritti inalienabili più importanti che sono stati ottenuti nel corso della storia, sono tutti piccoli gesti che fanno di un cittadino un individuo apolitico (parola preceduta, anche in questo caso, da un alfa privativo e che indica la mancanza di partecipazione alla vita politica da parte di un individuo). Due volti di una stessa medaglia o semplicemente il medesimo comportamento in due diversi ambiti? Molti si interrogano su cosa voglia dire essere agnostico in senso politico e secondo alcuni questa prima definizione sarebbe applicabile soltanto ad una parte di individui agnostici in politica: per molti, invece, sarebbe agnostico in politica chiunque non prenda una posizione soltanto sui determinati temi politici in cui vengano trattati argomenti in stretto contatto con l’etica e con la religione.

Significati moderni di Agnostico

Sembra strano e fuori luogo, eppure esiste un agnosticismo legato al mondo del tech quando si tratta di cloud, piattaforme e hardware. Si intende, infatti, per hardware agnostico, la metodologia secondo la quale non siano richieste dipendenze dall’hardware o risorse specifiche della piattaforma presa in considerazione. Ciò fa in modo che i vari sistemi, non dipendendo da tale hardware, non debbano richiedere alcuna modifica per funzionare su un numero svariato di dispositivi fornendo, pertanto, un livello davvero molto elevato di compatibilità con i sistemi più comuni.

Approfondimenti sul termine agnostico: sinonimi e libri per i più curiosi

Sebbene sia un termine pregno di significato, la parola “agnostico”, che forse non ci capita di sentire spesso durante la nostra vita quotidiana, è collegabile ad altri termini, per lo più aggettivi, che hanno in linea di massima lo stesso significato, nonostante risultino essere di solito a carattere generico. Potremmo, ad esempio, accostare agnostico a “scettico” o “pessimista”quando parliamo in ambito religioso e filosofico in quanto anche questo è un aggettivo atto a manifestare l’impossibilità di prendere una posizione forte riguardo all’esistenza divina, così come, però, sarebbe più opportuno utilizzare “indifferente”, “disinteressato” o persino “noncurante” qualora volessimo definire una persona che mostra indifferenza per situazioni o argomenti particolari sia di genere politico che, in senso lato, di qualsiasi altro tipo.

Per chiunque fosse interessato a saperne di più, però, sono degni di menzione numerosi libri che trattano in maniera dettagliata e analitica il termine, soprattutto quando esso è utilizzato con l’accezione religiosa e filosofica. Da  Thomas Henry Huxley che coniò la parola, il quale scrisse “Il diavolo nei dettagli. Saggi sull’agnosticismo”, ad altri studiosi anche di epoca contemporanea: in molti si sono espressi, basta cercare su Amazon o in qualche libreria ben fornita di testi a carattere filosofico e teologico per scoprire come.

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