Aldrovandi, ora gli agenti devono pagare oltre 500mila euro

Pubblicato il 27 Mar 2015 - 8:47pm di Patrizia Monaco

Era la notte del 25 settembre 2005 quando il 18enne Federico Aldrovandi  moriva in Viale Ippodromo nella città di Ferrara. Tra il 2009 ed il 2012 quattro poliziotti vennero condannati , sia in primo grado che in Cassazione, a 3 anni e 6 mesi di carcere. Oggi, trascorsi 3 anni dalla sentenza, la Corte dei Conti per l’Emilia Romagna ha stabilito che gli agenti ritenuti colpevoli della morte di Federico, dovranno risarcire il Ministero dell’Interno pagando oltre 560mila euro, di cui 214.512 euro gli agenti Enzo Pontani e Luca Pollastri, ed i restanti soldi Monica Segatto e Paolo Forlani. Inizialmente fu proprio il Viminale a pagare i danni alla famiglia colpita dal lutto.

La procura aveva precedentemente  richiesto 1,8 milioni di euro e secondo  Marco Zincani, legale di Pontani, Pollastri e Forlani, il fatto che gli agenti dovranno pagare solo il 30% della cifra conferma la loro teoria per cui “la responsabilità dell’accaduto va individuata in parte nell’organizzazione ministeriale delle tecniche di addestramento e di ammanettamento a terra”.

Per capire meglio quanto dichiarato, ripercorriamo quella notte:

Al termine di una serata tra amici Federico Aldrovandi stava rientrando a piedi verso casa e, nel trovarsi di fronte gli agenti della pattuglia “Alfa 3” avrebbe aggredito i poliziotti assumendo un atteggiamento da “invasato violento in evidente stato d’agitazione”.

Dopo la colluttazione che, ricordiamo, vedeva scontrarsi Aldrovandi con ben 4 poliziotti, partì una telefonata al 118 a causa di un “sopraggiunto malore”.

Quando arrivò l’ambulanza sul posto, il personale medico constatò la morte del giovane per arresto cardio-respiratorio e trauma cranico-facciale, il tutto avvenuto probabilmente per la pressione che i poliziotti esercitarono sulla schiena del ragazzo ormai a terra con tanto di manette.

Dopo il provvedimento odierno, la madre Patrizia Moretti, dichiara che “è la giustizia che va avanti” definendo la sentenza particolarmente importante non solo per la famiglia Aldrovandi ma per l’intera società macchiata da quel tragico evento.

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Nata nella provincia di Roma, è trascorrendo l'adolescenza nella capitale che inizia a coltivare la propria passione per il giornalismo. Amante della bella musica, della buona politica e dell'impegno sociale, continua giorno dopo giorno a coltivare la sua innata curiosità muovendosi tra i più svariati ambiti della comunicazione.

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