Andrea. Storia di un bamboccione

Pubblicato il 12 Lug 2013 - 9:00pm di Redazione

Andrea. Un giovane con un futuro. A tre anni.

AndreaAndrea ha 21 anni ed è mio fratello. Ha saputo che sarebbe diventato padre una notte di due inverni fa. Fui il primo a cui lo disse, ed entrambi fummo coscienti che da quel momento non si torna indietro, qualunque scelta avessero preso lui e Gery (la sua ragazza) tutto sarebbe cambiato. E infatti così fu: Andrea forzò la biologia e decise di crescere, quella notte.

Il lavoro che aveva non bastava più per costruirsi una famiglia, paga misera e contratto promesso e mai visto; dunque ne trovò un secondo (inutile raccontare gli ostacoli nel trovarlo) da fare nella stessa giornata, ma in orari diversi. Qui il contratto c’era, a 3 anni part-time, la paga invece era più bassa; più alta, comunque, di quella di tanti altri giovani come lui. Trovarono un appartamento in affitto dove poter vivere tutti e tre, spazioso e ammobiliato: per il canone mensile partiva praticamente tutto lo stipendio del lavoro part-time; ma ora il futuro sembrò meno incerto, e poi si poteva sempre sognare, che aiuta e non costa nulla.

Andrea è uno dei tanti “mammoni“o “bamboccioni” che mamma Italia ha dimenticato di allevare e guidare, ma non di disprezzare. I tanti Andrea italiani contribuiscono a costruire un futuro a questo Paese, malgrado questo Paese faccia di tutto per negarglielo. Avrebbero bisogno di stabilità, e non solo per vivere con più serenità, ma perchè senza una vera stabilità economica non si può pensare di affrontare alcuna spesa.

Andrea avrebbe voluto comprarsi un’auto qualche mese fa, ne avrebbe davvero bisogno! Ma non può, perchè con un contratto a tre anni nessuno gli concederebbe un finanziamento; pensano di comprarsi una casa, un giorno, ma senza garanzie, che in Italia può concedere solo la famiglia, l’unico vero sistema di welfare, nessuna banca concederà un mutuo. Dunque coloro che vorrebbero far girare l’economia vengono costretti da uno Stato miope e sordo a non poterlo fare.

Lo Stato, per definizione, dovrebbe occuparsi dell’assistenza e della sussitenza dei suoi cittadini e, attraverso il pagamento delle tasse, erogare servizi, si ritrova però nel paradosso di esser diventato un enorme parassita che per vivere “succhia“, sempre di più, i beni dei cittadini senza riconvertirli in quei servizi che ne costituiscono l’essenza e ne dovrebbero giustificare il mantenimento. Ed è in questo panorama che la politica perde di credibilità ed “appalta alla tecnica” i suoi doveri e le sue funzioni. Politica diventata, oramai, solo un insieme di voci, sguaiate e sempre più ignoranti, udite lontanissime dalla società; di cui, peraltro, non ascolta le richieste di aiuto.

In un paese pieno di valorosi Andrea che si affidano solo alla loro forza per andare avanti e costruirsi una vita e non più alla politica, in cui non credono e da cui non si sentono nè rappresentati nè tutelati, i centri di potere occulto come le mafie hanno terreno fertile dove lavorare.

Da questa Italia fatta di giovani intraprendenti i “vecchi” che ci governano dovrebbero ripartire per uscire dalla crisi, perchè questo Paese sta rischiando di bruciare i sogni di un’intera generazione: la mia e quella di Andrea.

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