Body Worlds, l’arte nell’anatomia

Pubblicato il 6 Mar 2015 - 6:58pm di Redazione

Lo scalpore che suscita Body Worlds, più a fini commerciali che reali secondo il sottoscritto, ha origine dalla tecnica di plastinazione inventata da Gunther von Hagens nel 1977. In cui si procede alla sostituzione dei liquidi del corpo con dei polimeri di silicone e l’effetto che ne deriva rappresenta una tecnica di “mummificazione” a dir poco sbalorditiva. Che dire nulla da eccepire alla genialità di un uomo che ha saputo mettere a pieno frutto le sue doti di inventore. Ma la domanda che sorge nel vedere la mostra è : possiamo parlare di arte o dobbiamo parlare di scienza?

Se l’ arte è una forma di creatività umana atta a suscitare emozione ed espressioni estetiche credo si possa parlare di arte in Body World solo parzialmente. In quanto l’elemento della creatività può essere trovato solo nelle posizioni che i corpi assumono, che rappresentano dei momenti della vita ben definiti (i giocatori di pallone, lo scacchista, il giocatore di basket, i pokeristi, ecc.).

Ora queste posizioni sono state studiate più per esprimere la vita come una cronaca, che per suscitare particolari emozioni. E l’intento è più sottolineare il valore della vita e la sua cura, come viene ben esposto nei vari pannelli, che quello di voler suscitare emotività.

Quest’ultimo elemento, se ci fosse, sarebbe anche un po’ macabro in quanto sarebbe necessario dare una connotazione troppo legata all’individuo che ha donato il corpo. Invece il taglio dato dalla mostra non solo è rispettoso dei donatori, in quanto si perdono sia nell’ anonimato biografico che estetico, ma si focalizza su quegli elementi “tecnici” che fanno della vita un bene prezioso da conservare.

Senza dubbio l’elemento artistico c’è, ma in che senso? Non nel modo tradizionale del termine, in cui è  l’uomo-artista la fonte dell’opera, ma nel senso che qui si è permesso alla Natura di mostrare una delle sue opere d’arte più perfette : il corpo umano.

Ecco che gli elementi presenti in Body Worlds ritornano al visitatore non semplicemente come una dicotomia tra arte e scienza, ma sono quasi una fusione delle stesse, dove l’arte creata dalla Natura incontra la scienza dell’uomo.

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