Bohème, un’epoca da riscoprire a Milano

Pubblicato il 5 Mar 2013 - 2:15am di Redazione

La Bohème in Italia: da Soutine a Modigliani, da Utrillo a Kisling, nella collezione di Jonas Netter

boheme

Cento anni fa, a cavallo del XIX e XX secolo, Parigi, e in particolare i quartieri di Montparnasse e di Montmartre, erano il fulcro dell’attività artistica dei facenti parti della cosiddetta Bohème, composta da un nucleo vario di giovani romantici che vivevano ai margini di una società in piena espansione economica. La collezione privata di Jonas Netter, esposta a Palazzo Reale (Milano) fino all’otto settembre 2013, ci restituisce uno spaccato importante di quei pittori e delle loro opere legate a un’epoca rivoluzionaria, eroica e irripetibile, all’interno di quel clima fervente di cambiamento che ha portato alla nascita dell’arte moderna. Da Modigliani a Soutine, da Utrillo a Kisling, la collezione dello schivo e lungimirante collezionista francese mette insieme opere ispirate dal post-impressionismo e dal fauvismo influenzati da Cézanne e Matisse fino a quell’arte africana così determinante per Picasso e lo stesso Modì, figura oggi celeberrima ma che ebbe scarsa fortuna in vita (se si eccettua l’entusiasmo del suo “scopritore” Jonas Netter), data la sua preferenza per il ritratto (dai tratti distintivi e ben noti, come il collo allungato, il volto ovale, il naso stilizzato di chiara ispirazione africana) a scapito del più “modaiolo” e richiesto paesaggio.

Se si parla di paesaggio urbano parigino, il riferimento non può che andare all’opera di Maurice Utrillo, pittore dalla vita segnata fin dalla giovane età dall’alcolismo e da un fortissimo disagio sociale ma dotato di un talento straordinario, ereditato e incoraggiato dalla madre Suzanne Valadon, anche lei pittrice. Nei suoi quadri prendono vita i colori dei vicoli e degli scorci di Montmartre, con i suoi negozi, le sue case e i suoi bistrot. Ciò che colpì la Valadon fu in particolare la maestria del figlio nel dipingere l’azzurro del cielo, a suo giudizio insuperata nella storia dell’arte.

Vite curiose, avventurose e a volte tragiche (molti i pittori di origine ebraica perseguitati dai regimi comunisti e nazisti a cavallo delle due guerre mondiali), quelle degli artisti della collezione di Jonas Netter: dalla giovane Jeanne Hébuterne, che amò e fu soggetto di diversi ritratti di Amedeo Modigliani e che, in cinta al nono mese, si suicidò appresa la notizia della prematura scomparsa del pittore livornese; a Chaïm Soutine, vittima di violenze e miseria fin dalla nascita, scappato dalla Lituania e giunto Parigi dove divenne sodale proprio di Modigliani e in seguito ricco e famoso grazie all’interesse di un ricchissimo mercante d’arte americano (Albert C. Barnes, personaggio interessante che, in seguito alle critiche di stampo razzista e antisemita a causa dei suoi interessi artistici particolari, decise di interdire ai bianchi l’accesso alla sua vastissima collezione per consentirne la visione solo ai neri e agli studenti). In Soutine si arriva a trovare tracce di espressionismo, in particolare nel quadro dal titolo “La pazza” e presente in questa collezione. Qui la figura tormentata e inquieta di una donna viene infatti resa con pennellate secche, nervose, dai colori antinaturalistici tipiche di quel genere pittorico. Ma questa è, come si dice, un’altra storia: il fervore della Bohème è definitivamente spento dalla crisi economica del ’29 e dal secondo conflitto mondiale, ma il fascino e la qualità dei suoi protagonisti rimangono immutati.

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