Bullismo e tecnologia nell’evoluzione sociale

Pubblicato il 15 Mar 2015 - 1:28pm di Elisabetta Zazza

La distesa infinita e misteriosa dell’evoluzione biologica si muove lentamente, privilegiando nell’arco di secoli determinate mutazioni rispetto ad altre. Ogni mutazione è un tassello fondamentale che concorre allo svolgersi dei processi evolutivi volti ad affermare quella che Darwin chiamava “selezione naturale” o “sopravvivenza del più adatto”. Ben altra cosa è l’evoluzione sociale, alimentata dalla scoperta, dall’invenzione, sovente rapida e imprevedibile.

Alcune invenzioni provocano cambiamenti leggeri, epidermici, generalmente in meglio, altre volte in peggio: è una questione di punti di vista. Ma ve ne sono altre che modificano la cultura e la società in maniera profonda, radicale e sconvolgente. Una di queste è la tecnologia.

Cosa c’è dietro a un gruppetto di adolescenti che percuote e sputa addosso a una compagna disabile? Quali impulsi spingono una sedicenne a picchiare a sangue una ragazzina di dodici anni? E quali perversioni nascono in chi decide di filmare tali orrori a scopo di puro divertimento?

Il bullismo è una forma di violenza che esiste da quando è nato l’uomo moderno, l’uomo nevrotico; ma l’evoluzione tecnologica abbinata a questa problematica è una miscela letale che sta rovinando la società proprio a partire dai soggetti più deboli, le giovani generazioni.

Il 13 marzo a Varallo, nei pressi di Vercelli, due ragazze e un ragazzo dell’istituto alberghiero “Giulio Pastore” hanno preso a calci e sputi una loro compagna disabile. L’aggressione è avvenuta in classe, sotto gli occhi di tutti, compresa la loro professoressa che, per motivi incomprensibili – e da subito oggetto d’indagine -, non è intervenuta per fermarli. A corollario di tutto, un’altra loro compagna ha preso la palla – o meglio, lo Smarphone – al balzo filmando l’intera tragedia col proposito di diffondere il video su Whatsapp e su Facebook.

I quattro ragazzi, tutti sedicenni, sono stati denunciati dai carabinieri e il video subito rimosso, ma non è stato possibile evitarne la diffusione rapida e accanita, come da manuale per il bullismo 2.0. Una storia agghiacciante, ma ormai diventata comune. Come il fatto accaduto a Genova qualche settimana fa: una ragazzina di dodici anni è stata picchiata selvaggiamente da una di sedici, mentre l’amica coetanea della “bulla” filmava la violenza ansiosa di spargere il video su Whatsapp.

Al fatto, già di per sé sconvolgente, si aggiunge la freddezza con la quale la ragazza responsabile dell’aggressione ha reagito dopo che il suo Smartphone le è stato sottratto. Non pentita per aver sferrato ripetutamente calci, pugni e morsi alla dodicenne, la sua unica preoccupazione era quella di riavere indietro il suo cellulare. Un clamoroso quanto ordinario caso di dipendenza dalla telefonia.

Sono storie che fanno riflettere su come stia cambiando la società. I processi di evoluzione antropologica – rispetto a quelli genetici, che portano al miglioramento della specie – stanno prendendo strade traverse e incontrollabili, scenari rovinosi di cui siamo spettatori impotenti, o a volte inconsapevoli. E i giovani sono i primi a farne le spese. Gli adulti hanno più potere sulla volontà, i ragazzi no; hanno più difficoltà a discernere la realtà dalla finzione, perchè hanno una più limitata comprensione del mondo.

Il bullismo di oggi è impregnato di finzione virtuale. Molti videogiochi creano assuefazione all’orrore e alla violenza, per cui un pestaggio diventa non solo un gesto semplice per un adolescente, ma un momento di esaltazione da filmare e da condividere, complice implacabile la dipendenza dai cellulari e dai social.

Un processo lento ma costante quello compiuto dalla tecnologia; muta i caratteri delle persone piegandole alla sua logica di consumo edonistico e superficiale, e nei giovani sfocia spesso nella dipendenza patologica, nella solitudine, nella violenza. Un meccanismo che si insinua prepotentemente negli ingranaggi dell’evoluzione sociale e tende verso quella famosa “mutazione antropologica” di cui parlava Pasolini, che descriveva tale fenomeno come la distruzione di ogni carattere individuale, spontaneo e spirituale dell’uomo.

Info sull'Autore

Elisabetta Zazza è una testarda ragazza abruzzese, che dopo la maturità ha deciso di lasciare il paesino per studiare nella grande capitale. Dopo una laurea triennale in Lettere e Fiolosofia alla Sapienza, ha iniziato a collaborare per le testate “Prima Stampa” (cartaceo), “ConfineLive.it” e “Corretta Informazione.it”. Intanto, mentre scrive e lavora, sta terminando la specialistica in “Editoria e Scrittura”. Diventare giornalista è il sogno di chi è curioso di sapere, desidera capire e sente il dovere di raccontare.

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