Crisi della cultura occidentale

Pubblicato il 18 Apr 2013 - 5:09am di Redazione

Cultura occidentale e resistenza al Capitalismo

Cultura-occidentaleMentre tutti parlano delle bombe di Boston, quando ancora non si sa nulla, ma proprio nulla, su chi, come e perchè, mentre tutti parlano di banche, di crisi, suicidi, governo, PDL, PD, Movimento 5 Stelle, elezioni del Presidente della Repubblica, voglio andare controtendenza e parlare di altro. In effetti, gli argomenti da trattare sarebbero tanti, come tante le opinioni da esprimere, ma siamo davvero sicuri che siano quelle le cose importanti? Beh, forse si, sono importanti. Ma, per esempio, 3 morti americani a Boston, contro 60 bambini maciullati in Siria, quali sono i più meritevoli di attenzione? O un attentato (Boston), contro 15 (solo quelli di ieri) a Bagdad? C’è una scala di valori?

Per questa pseudo cultura occidentale, certamente si. Alcuni morti hanno più importanza di altri. Alcuni episodi vengono condannati, altri meno, altri nemmeno considerati. E in questa morale autoreferente della cultura occidentale si scorda sempre più spesso che è il mondo intero a soffrire, a vivere una crisi che non è solo economica, a vivere situazioni orribili, sofferenze indicibili, soprusi, sfruttamento, devastazione ambientale ed umana. Cose tutte il più delle volte causate, volute ed alimentate proprio dalla nostro “evolutacultura occidentale. Quindi di cosa dovrei parlare?Di tutto e di niente, in fondo.

Perché, basta guardarsi intorno e scorgere la decadenza di una civiltà intera, mentre il resto del mondo cerca disperatamente di mettersi al passo, di imitare quella stessa civiltà, di ricalcarne i passi (accelerandone i tempi), di ricreare situazioni, modelli sociali, mentalità. Ed una intera civiltà, quella occidentale, oggi appare realmente in crisi. Ma non per i debiti delle banche, i debiti pubblici, la corruzione, i politici incapaci e asserviti. E’ in crisi di valori, di prospettive, di idealità, di fini.

Qual’è oggi lo scopo della civiltà occidentale? Bella domanda. L’unico che appare, dai movimenti di capitali, dalle borse, dagli investimenti delle multinazionali, dalle guerre in corso (per difendere ed ampliare quegli interessi), dalle politiche sociali ed economiche che si portano avanti, l’unico, è quello di continuare a garantire profitto e controllo a chi detiene i cardini del sistema nelle proprie mani. Che non è un’organizzazione alla “Spectre”, che si riunisce in circoli e gruppi più o meno segreti, ma è in realtà una classe sociale ben definita, sorta dalle ceneri di quella borghesia che Marx tanto stigmatizzava. Una classe sociale di super ricchi che vantano posizioni acquisite nel corso dei secoli di questo capitalismo occidentale che ha infettato il mondo intero e che è diventata l’unica prospettiva dell’organizzazione sociale a qualsiasi latitudine.

E quanti, quanti, anche in buona fede sono così ciecamente convinti che non ci siano alternative! Quanti insistono nel dire che il capitalismo non solo è inevitabile, ma necessario! E quanto pusillanimi e inconcludenti siano oggi i moderni Spartaco, lo vediamo ogni giorno. Quanto assente sia l’elaborazione concettuale di un modello alternativo. Quanto fermo e stagnante sia il dibattito su cosa, come e quando fare quello che è necessario per cambiare, per dare una sterzata importante a questo modo di produrre, di consumare, di gestire la ricchezza, di distribuirla, di utilizzare le risorse. Come se quest’ultimo fosse l’unico possibile. Come se non ci fossero alternative.

È davvero possibile che, fallito il “socialismo reale” (unico tentativo storicamente affermatesi di modello alternativo al capitalismo) sia completamente naufragata con esso qualsiasi possibilità di costruire un modello sociale ed economico diverso? La cosa davvero grave, del tempo in cui viviamo, non è tanto essersi rassegnati a vivere sotto a questo regime economico, ma di considerarlo come l’unica prospettiva del genere umano. È un po’ come convincersi che arrestare la ricerca scientifica alla scoperta della penicillina, perchè sembra impossibile trovare altro, sia una cosa sensata da fare. Come fermarsi alla scoperta della macchina a vapore, credendo che altre alternative tecniche non siano possibili. Come fermarsi al treno, immaginando che poter costruire qualcosa che sia in grado di volare e trasportare merci e passeggeri, sia utopistico.

In questo sì, davvero, il capitalismo ha stravinto.Ha completamente asservito ai suoi interessi la classe intellettuale mondiale e i pochi che cercano e tentano di sviscerare modelli e proposte alternative, vengono zittiti dalla grancassa mediatica della televisione, delle università, dei circoli culturali, dell’intellettualità fraccomoda di questo tempo. È un’epoca di decadenza, non solo perchè il modello che abbiamo accettato come l’unico possibile è distruttore di valori e di umanità, ma perchè con esso abbiamo rinunciato alla comprensione di quello che siamo e allo scopo per il quale siamo venuti al mondo. Rinunciando alla ricerca di una prospettiva diversa per il genere umano, abbiamo rinunciato alla nostra evoluzione, bloccandola e deprimendola dentro schemi preconfezionati e autoreferenti assolutamente inaccettabili e distruttivi. Rinunciando a pensare un mondo diverso, abbiamo rinunciato alla prospettiva di un Uomo diverso, accettando come immutabile la natura dell’uomo venuta fuori da questi tre secoli di capitalismo. Considerando come principi naturali l’egoismo, la cattiveria, la violenza, il sopruso, abbiamo completamente abdicato come specie, non più soltanto come civiltà, stato o nazione o classe sociale.

Tra qualche secolo coloro che di questa umanità sulla via dell’autodistruzione si salveranno, non potranno che guardare al nostro tempo con profonda tristezza e risentimento. Questa è l’unica certezza che abbiamo, fidatevi.

Fonte: Memorie di  uno smemorato

Info sull'Autore

Lascia Una Risposta