Isabella Donfrancesco: l’italiano in tv

Pubblicato il 11 Nov 2013 - 6:00pm di Redazione

La didattica dell’italiano durante la storia della Rai raccontata da Isabella Donfrancesco

Isabella Donfrancesco

Il professor Patota, ordinario in linguistica italiana presso la facoltà di lettere e filosofia della sede aretina dell’Università di Siena, presenta Isabella Donfrancesco, laureata in lettere e filosofia alla Sapienza di Roma e autrice di numerosi programmi Rai dal 1983.

Con un caloroso applauso viene accolta Isabella Donfrancesco che apre la conferenza partendo da dati storici relativi agli anni ’50, quando, cioè, in Italia il tasso di analfabetismo, definito dall’Unesco nel 1958 come l’incapacità di scrivere e/o comprendere un testo semplice, era altissimo. Nel 1954, quando nasce la televisione, uno degli spazi maggiormente curati riguarda proprio la didattica che, con lo scopo di divulgare conoscenze, sarà alla base di due programmi storici: Una risposta per voi, condotto dal giurista napoletano Alessandro Cutolo e Non è mai troppo tardi del maestro Alberto Manzi.

Entrambi si propongono di divulgare la lingua italiana – afferma Isabella Donfrancescoma con due imprinting differenti: Cutolo conduce un programma più generalista, che coniuga intrattenimento ed insegnamento, mentre Non è mai troppo tardi ha il solo obiettivo di formare, istruire proprio come in un aula scolastica”.

Negli anni 70, prosegue poi Isabella Donfrancesco, con l’avanzare del progresso televisivo, si evolve anche la didattica in Tv e Gianluigi Beccaria assieme a Luciano Rispoli, autore tra gli altri di Telescuola negli anni 50, idea Parola mia, un programma composto da vari test di livelli graduali, che unisce italiano parlato e italiano colto attraverso uno stile ispirato a Mike Bongiorno che negli anni subito precedenti aveva introdotto, con grande successo, il quiz in Italia.

Dagli anni 80 in poi si continua con la sperimentazione tecnologica e la Rai al contempo, sviluppa il progetto di Rai educational, che inizierà a produrre soprattutto a partire dagli anni 90. Nel 1996 per un’ora e mezzo al giorno, 5 giorni a settimana viene trasmesso Tema, programma declinato su una parola che diventa il tema, appunto, dell’intera puntata. C’è una grande risposta da parte del pubblico che è trasversale: in redazione arrivano lettere scritte da insegnanti come quelle scritte da casalinghe. Sulla falsa riga di Tema ma con un ampliamento disciplinare, a Isabella Donfrancesco, che aveva partecipato alle varie produzioni Rai in ambito di divulgazione dell’italiano a partire dal 1983, le viene chiesto di ideare un format basato proprio sulle parole dell’italiano. Nasce, così, grazie anche a Tullio De Mauro il programma Lemma: 200 puntate da 5 minuti trasmesse su Rai 3 e 40 puntate da mezz’ora trasmesse sul canale di allora Rai Edu.

Lemmaracconta Isabella Donfrancesco   rivoluziona la divulgazione dell’italiano non solo in Tv, ma anche e soprattutto in Internet: è la prima volta, infatti, che si crea, per un programma televisivo del genere, un portale internet, ancora non ipertestuale, fruibile e consultabile da chiunque”.

L’anno successivo, sempre con De Mauro, Isabella Donfrancesco crea Calepio. L’importanza di tale format risiede, in particolar modo, nella grande innovazione tecnologica televisiva: i virtual set, studi tappezzati in blu o verde nei quali si può registrare la puntata, anche se i tempi necessari sono molto più lunghi rispetto alla telivisione attuale: “servivano, infatti, ben 8 ore per una puntata di circa mezz’ora” rivela Isabella Donfrancesco.

Arriviamo agli anni 2000, la allora ministra della solidarietà sociale Livia Turco, in risposta alle prime ondate migratorie, contatta la Rai per mettersi d’accordo sull’ideazione di programmi televisivi divulgativi che insegnino l’italiano proprio agli immigrati. Nascono così Io parlo italiano (2001), ispirato alle lezioni frontali del professor Manzi, In Italia (2007) e Cantieri d’Italia (2011).

“In Italia, in particolare mi sta a cuore afferma Isabella Donfrancesco perché coniuga tutti i generi: dalla docu-fiction al programma di formazione. In Italia, ideato con il supporto del professor Giuseppe Patota, inoltre, instaura un contatto reale con i cittadini italiani perchè il cast e la produzione si spostano in tutti i paesi d’Italia per girare le varie puntate”.

Contemporaneamente al successo dei programmi televisivi che intanto, con l’avvento del digitale, hanno subito il passaggio a Rai scuola e Rai news, c’è il grande successo virtuale: i siti internet dei programmi degli ultimi anni sono sempre più cliccati. “Recentemente, quindi – svela Isabella Donfrancesco – assieme, tra gli altri, al professor Patota, hanno pensato alla creazione di un portale interamente dedicato all’italiano, che consente agli utenti la consultazione di numerosissimi contenuti che vi invito a commentare e migliorare con le vostre eventuali segnalazioni”.

Una storia della Tv che va di pari passo con l’evoluzione dell’italiano, raccontate con estrema semplicità, ma al contempo efficacia: si deduce, infatti, che il ruolo della televisione, non solo è stato fondamentale in passato, ma lo è tutt’ora sempre che si producano argomenti, temi e format di alta qualità, per i quali, afferma Isabella Donfrancesco, non servono finanziamenti ingenti ma anzi, in alcuni casi, c’è bisogno di un terzo rispetto all’ammontare economico di una sola prima serata Rai. E, dato che siamo in tempi di magra, chissà che non si possano rispolverare format storici e adattarli alla società odierna per recuperare programmi di interesse culturale dallo scopo didattico che tanto bene farebbero a una comunità analfabeta, molto spesso, di valori.

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