Rovigoracconta: due giorni di cultura, parole, storie

Pubblicato il 9 Giu 2014 - 5:50pm di Redazione

Rovigo

Due giorni di libri, profumo di carta e autori in carne e ossa a raccontare opere, trame e pezzi di vita. Non a caso si chiama Rovigoracconta il festival letterario che sabato 31 maggio e domenica primo giugno ha animato la provincia più a sud del Veneto, con un fitto calendario di incontri. Operazione riuscitissima, quella di Mattia Signorini – scrittore rodigino classe 1980 – che dopo un’esperienza milanese torna nella città natale dove ha aperto la scuola di scrittura e narrazione Palomar. Rovigo città morta, si sente spesso dire, a Rovigo non succede mai niente. E invece qualcosa è successo. È arrivato un festival come questo a ricordare che si può dar vita a operazioni di grande successo ovunque, basta metterci entusiasmo, passione, cuore.

E di cuore, a Rovigo, in quelle quarantotto ore ce n’era parecchio. Dall’ironia genuina e intelligente della scrittura di Piersandro Pallavicini con il suo Una commedia italiana (Feltrinelli) a quella tinta di giallo di Andrea Vitali, che con la Premiata ditta Sorelle Ficcadenti (Rizzoli) ha fatto impazzire la numerosa platea riunita al Salone del grano. Dalla storia toccante di Violetta Bellocchio, che con Il corpo non dimentica (Mondadori) ha raccontato gli anni difficili della dipendenza dall’alcol, alle donne del blog la 27esima ora – di cui la giornalista del Corriere della Sera Maria Luisa Agnese è stata portavoce – che al grido di Questo non è amore (Marsilio) hanno denunciato la violenza domestica e soprattutto provato faticosamente a uscirne. E poi ancora la comicità di Arrigo Cipriani direttamente dall’Harry’s Bar di Venezia, nello stupidario geniale e colto Stupdt (Feltrinelli), il terrore che entra nella vita dell’agente segreto Kasper, la cui terribile esperienza è stata coraggiosamente raccontata dal giornalista Luigi Carletti in Supernotes (Mondadori), mentre Errico Buonanno ha aperto le porte dell’appartamento di Karl Marx nel 1861 in quel di Londra con l’esilarante Lotta di classe al terzo piano (Rizzoli) – interno sette, per la precisione. Marco Marsullo ha invece presentato in anteprima L’audace colpo dei quattro di Rete Maria che sfuggirono alle Miserabili Monache, titolo fiume per la seconda prova letteraria dopo il successo di Atletico Minaccia Football Club (entrambi i romanzi editi da Einaudi).

Ogni incontro – gratuito – ha registrato un boom di presenze, con un pubblico temerario che non si è arreso al tutto esaurito e pur di esserci ha seguito alcune presentazioni in piedi. Un successo dovuto anche alla presenza dei bravi Christian Mascheroni e Marta Perego del programma Ti racconto un libro (Iris Mediaset), presentatori del festival.

Vincente anche la scelta degli ospiti ad accompagnare le due serate. Sabato è stata la volta di Nicolai Lilin – reduce dal successo di Educazione siberiana –, a Rovigo con la sua ultima fatica Il serpente di Dio (entrambi Einaudi), introdotto dall’arpista rodigina Caterina Bergo, vincitrice di numerosi premi a livello internazionale. E infine domenica, con il concerto conclusivo del festival, in quel piccolo gioiello che è il Teatro Sociale: Le cattive strade del collaudato duo Andrea Scanzi e Giulio Casale che hanno fatto rivivere il grande Fabrizio De André al ritmo delle sue indimenticabili canzoni.

E poi, chi ha detto che con la cultura non si mangia, sicuramente non era mai stato a Rovigo. Tra un incontro e l’altro, imperdibili i sublimi toast alla porchetta dell’Hostaria la Zestea – la cui ricetta è rigorosamente segreta – e gli aperitivi del Bice.rin, dove ad accogliervi ci sono ragazzi armati di magliette con su scritto “pastaefasoi”, “poentaebaccalà” “fasoinpotacin”, pronti a scongiurare ogni calo di zuccheri.

A girare per le vie del centro rodigino, insomma, tra un salto all’Accademia dei Concordi con le sue meravigliose sale e una capatina al bar Borsa – il locale più chic della città – la sensazione era quella di essere a casa: nessun affanno, nessuna rincorsa, semplicemente amore per la lettura e la cultura. La stessa cultura che spesso, erroneamente, crediamo abiti solo nei grossi centri o nelle mega produzioni, e che invece è più che mai viva anche dietro l’angolo, basta averne la volontà. E quella di Mattia Signorini, che ha creduto nella sua città e lì ha voluto creare tutto questo, si può chiamare appunto volontà, si può chiamare intuito con un filino di pazzia. Oppure, la si può chiamare semplicemente passione: quella che smuove gli animi di chi non vuole fermarsi, quella di cui si nutre chi spera e guarda avanti, quella che accompagna i giorni di chi crede ancora che i libri, la letteratura, la cultura siano la forza di questo paese.

Quella che ha reso Rovigo, in questi due giorni che anticipano l’estate, una città viva.

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