Ecoturismo: una pratica di condivisione

Pubblicato il 9 Ott 2013 - 9:00pm di Redazione

L’ Ecoturismo concepito come conoscenza di tradizione e rispetto del territorio ospitante

ecoturismo

La definizione di ecoturismo risale alla fine degli anni Ottanta, anni in cui imperversò il turismo di massa e fu coniata da un architetto messicano, Hector Ceballos-Lascurain, il quale lo definì come la pratica del viaggiare, dello studiare o più semplicemente di ammirare le bellezze di un determinato territorio da parte di una o più persone.

Nel 2002 le Nazioni Unite dedicano particolare attenzione all’ecoturismo e la Dichiarazione di Quebec testimonia la consapevolezza internazionale di superare la classica definizione che associa questa pratica con il mero turismo sostenibile, a favore di una visione che tenga conto della comunità locale ospitante, la quale deve essere coinvolta e resa partecipe, nonché trarre beneficio in maniera uguale o superiore a quello del visitatore, quest’ ultimo visto non come cliente ma come partecipante attivo di uno sviluppo e di un rispetto del territorio, dell’ambiente, ma anche della tradizione, della cultura relative alla meta selezionata.

Il turismo, in questa ottica diventa un’interazione, uno scambio culturale tra il visitatore e la popolazione autoctona e non un’invasione in cui il mercato economico privilegi il solo soddisfacimento del cliente. L’ecoturismo, quindi, si compone di diversi fattori, ugualmente importanti e che ne costituiscono l’ essenza stessa:

1) sviluppo sostenibile del settore turistico minimizzando l’impatto e utilizzando risorse naturali;

2) adattamento del turista al territorio e rispetto delle aree legate ad esso; rispetto dei costumi e delle tradizioni locali in un’ottica di soddisfacimento del visitatore, il quale contribuisce all’ instaurazione di un circolo virtuoso di sviluppo economico e turistico del territorio ospitante e della comunità stessa; accoglienza del visitatore che viene inserito attivamente nella comunità locale mediante partecipazione a usi e costumi del luogo, conoscenza della tradizione.

Anche in Italia è possibile scegliere l’ecoturismo e diverse associazioni si occupano proprio di divulgare questa pratica costruttiva che supera la semplice vacanza settimanale. In particolar modo citiamo l’Associazione Ecoturismo Italia, fondata nel 2002 a Brescia da diverse organizzazioni e attuale referente della International Ecotourism Society; l’ente italiano si occupa della promozione di turismo responsabile in tutto il mondo, organizzando percorsi per chi fosse interessato, non solo in Italia.

Anche il Touring Club Italiano, fondato da poco più di cinquanta ciclisti nel 1894 ha l’intento di promuovere il turismo sostenibile, visto come valorizzazione delle aree italiane, dalle città più rinomate ai borghi meno conosciuti. Il Club è estraneo a vincoli religiosi e politici, per favorire la conoscenza e il rispetto del nostro Paese organizza giornate a tema dedicate alla visita delle città a cui possono partecipare anche i più piccoli; promuove i territori italiani con meno di 15mila abitanti, premiando i più virtuosi in termini di rispetto ambientale, dotandoli di bandiera arancione.

Il turismo responsabile diventa così una scelta non semplicemente di una meta, bensì una scelta di rispetto dell’ambiente, di condivisione e di conoscenza, una scelta di rispetto verso valori che dovrebbero essere ampiamente condivisi.

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