ESO: Tre super terre nella Habitable Zone

Pubblicato il 30 Ago 2013 - 9:00am di Redazione

Tre super terre gravitano nella zona abitabile di una stella: potrebbero avere acqua allo stato liquido

ESO

Un team di astronomi dell’Osservatorio europeo australe, guidato da Guillam Anglada-Escudé dell’Università di Gottingen e da Mikko Tuomi dell’Università di Hertfordshire, ha confermato la presenza di tre pianeti rocciosi che gravitano attorno alla nana rossa Gliese 667C nella cosiddetta zona verde abitabile, la regione in cui  una temperatura compresa tra 0 a 100 gradi  garantisce lo stato liquido dell’acqua sulla superficie del pianeta. Incrociando dati preesistenti raccolti nell’ archivio dell’ESO(la principale organizzazione intergovernativa di astronomia in Europa che si occupa della progettazione, della realizzazione e gestione degli strumenti astronomici, favorendo altresì la collaborazione di scienziati) con nuove ricerche, ha scoperto che attorno all’astro orbitano almeno cinque esopianeti poiché il sesto e il settimo sarebbero ancora in via di verificazione (i pianeti sono stati denominati con lettere che vanno dalla b alla h, preceduti dal nome dell’astro e sono tre super Terre che gravitano nella zona abitabile, due pianeti caldi più vicini e due in orbita esterna; gli esopianeti nella zona abitabile e quelli “caldi” dovrebbero avere un lato sempre rivolto verso l’astro e quindi con un lato sempre in luce e un lato sempre in ombra).

L’ importanza della scoperta si accompagna alla possibilità di avere un archivio dati consultabile, un team di ricercatori internazionali e potenti strumenti come gli spettografi che garantiscono un elevato grado di affidabilità e di osservazione: Lo spettometro  HARPS (High Accuracy Radial  Velocity Planet Searcher) è stato montato sul telescopio dal diametro di 3,6 metri di La Silla in Cile, lo spettografo UVES (Ultraviolet and Visual Echelle Spectograph) sul Very Large Telescope, il PFS (Planet Finder Spectograph) sul telescopio Magellan II dell’Osservatorio di Las Campanas in Cile, lo spettografo HIRES sul telescopio Keck da 10 metri nelle Hawaii.

Gliese 667C  è una nana rossa facente parte del sistema triplo denominato Gliese 667 distante 22 anni luce dalla Terra in corrispondenza della costellazione dello Scorpione visibile a Sud. Gli altri due astri sono Gliese 667A e Gliese 667B,  entrambi nane arancioni e che hanno un grado di luminosità rispettivamente del 12-13% e del 5% rispetto a quella solare. Il sistema extrasolare quindi è costituito da due stelle vicine, separate da una distanza che varia dalle 5 alle 20 Unità Astronomiche e dalla terza componente, quella C,  che orbita a grande distanza dalle altre due (da 56 alle 215 U.A).

Ma perché vi è tanto interesse per le nane rosse?

È stato scoperto che  circa l’80% della Via Lattea è costituito da questo tipo di astri; l’ESO parla di 160 miliardi di cui il 40% possiede almeno una super Terra nella zona abitabile; si stima che ci siano decine di miliardi di pianeti rocciosi che gravitano attorno alle nane rosse di cui un centinaio nelle vicinanze del Sole. Gli astronomi si sono avvalsi anche di ricerche raccolte nell’ ambito del Programma “Stelle Nane M” riconducibili al periodo 2003-2010 e di dati raccolti grazie ad HARPS per misurare la velocità radiale della stella: i pianeti in orbita provocano infatti uno spostamento in avanti e indietro della stella rispetto ad un osservatore sulla Terra. Lo spettografo, quindi, individua lo spostamento dello spettro della stella verso lunghezze d’onda maggiori quando si allontana e verso lunghezze d’onda minori quando si avvicina, individuando così la presenza, mediante la rilevazione spettrale, di un pianeta alieno.

Già nel marzo 2012 alcuni scienziati dell’ESO hanno utilizzato un metodo innovativo per rilevare eventuali biomarcatori partendo proprio dall’osservazione della Terra come se fosse un esopianetaSi è analizzata, nello specifico, la earthshine, ossia la luce cinerea, partendo dal concetto che il Sole illumina la Terra che a sua volta è riflessa dalla superficie lunare, la quale funge da specchio. Le rilevazioni della luminosità della luce riflessa nei diversi colori è stata congiunta allo studio della polarizzazione della luce: analizzando la luce cinerea, i bio-marcatori sono visibili nella luce riflessa dalla Terra e grazie alle tecniche polarimetriche si è riuscito a separare la luce riflessa di un pianeta dalla luce molto più brillante della stella; in questo caso si è analizzata quella riflessa dalla Terra dopo la riflessione sulla Luna e si è osservata la presenza di un’atmosfera, in parte nuvolosa, della vegetazione, degli oceani.

Ipotizzare la possibilità dell’ esistenza di forme di vita su pianeti extraterrestri è un argomento delicatissimo e gli astronomi affermano di avere ancora molte domande a cui rispondere: considerando che le nane rosse sono soggette a brillamenti e ad eruzioni stellari, esiste quindi un campo magnetico che possa proteggere dalle radiazioni cosmiche? Esiste un’ atmosfera? Quale pressione e qual è la sua composizione? La composizione dell’ acqua ne permette l’effettivo utilizzo da parte di forme biologiche?

Enric Palle dell’Instituto de Astrofisica de Canarias sostiene che  “Trovare la vita al di fuori del sistema solare dipende da due fattori: innanzitutto se veramente c’è vita là fuori e poi se abbiamo le capacità tecniche di misurarla e questo lavoro è un importante passo avanti verso le capacità di fare queste osservazioni”.

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