L’età ellenistica e le problematiche nell’arte

Pubblicato il 4 Ago 2013 - 9:00pm di Redazione

La divinità più amata dell’età ellenistica: AFRODITE

età ellenistica

AFRODITE ACCOVACCIATA DOIDALSAS.

L’età ellenistica ha una cronologia incerta, l’unico schema da seguire è quello del Krahmer, ove sono state distinte tre fasi:

Primo ellenismo: 300 – 230 a.C.

Medio ellenismo: 230 – 150 a.C.

Tardo ellenismo: 150 – 30 a.C.

Gli archeologi trovano difficoltà nel fornire una datazione sicura alle opere d’arte poiché dopo le conquiste di Alessandro Magno, la cultura greca si è frantumata e si è dovuta confrontare con culture differenti.

Gli schemi figurativi subiscono un forte cambiamento che li porta a creare un’arte variegata: innumerevoli città si sviluppano avendo temi e stili personali. Per questo la ricerca archeologica deve considerare ogni singolo centro come una realtà a sé stante.

Gli autori latini non trattarono mai l’arte ellenistica nelle loro opere, la quale fu considerata realistica e patetica: inoltre sono davvero un numero esiguo le copie romane di statue greco-ellenistiche. Tra le sculture celebri ricordiamo l’Afrodite accovacciata, forse dello scultore Doidalsos, del III secolo d.C. e conservata a Roma, al Museo Nazionale, Palazzo Massimo: l’artista riesce a cogliere la dea in momenti intimi e mentre compie un gioco di movimenti grazioso. La divinità accovacciata  con il corpo in torsione genera un effetto chiaroscurale, il volto naturale avente un’espressione  sorpresa e licenziosa dona alla dea una bellezza surreale.

età ellenistica

AFRODITE DI MILO ATTRIBUITA AD ALESSANDRO DI ANTIOCHIA

L’altra opera anteriore di un secolo rispetto la precedente , è la Venere di Milo forse eseguita da Alessandro di Antiochia. In marmo pario e conservata presso il Louvre, è la sintesi tra l’arte classica (si noti la struttura chiastica) e la dinamicità di questo  periodo resa anche dal panneggio della veste, la quale cinge la dea dalla vita in giù. Chiaramente ispirata all’Afrodite di Capua è difficile comprendere il movimento delle sue braccia, le quali furono ricostruite con moltissimi tentativi dal Furtwangler. Esponente dell’archeologia filologica classificò tutte le imitazioni con varianti dell’arte romana per poter risalire ad opere scultoree greche. Le sue ricerche diedero vita all’opera “Capolavori della scultura greca”.

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