Euro 2016, è l’Ucraina la prima eliminata: analisi completa

Pubblicato il 17 Giu 2016 - 8:32pm di Lorenzo D'Ilario

Il pareggio senza reti tra Germania e Polonia ha emesso il primo verdetto di Euro 2016: è l’Ucraina la prima Nazionale eliminata. Neanche una vittoria nell’ultima partita della fase a gironi potrebbe garantire alla selezione di Fomenko il terzo posto nel Gruppo C, che al momento vede Germania e Polonia a quota 4, l’Irlanda del Nord a 3 e l’Ucraina ancora inchiodata al palo dopo la doppia sconfitta per 2-0 contro i tedeschi prima e gli irlandesi poi. A partire da questa edizione si qualificheranno agli ottavi di finale quattro delle sei migliori terze: peccato che in caso di parità di punti tra due squadre si terrà conto dell’esito dello scontro diretto. Fatali, dunque, la rete di McAuley a inizio ripresa e il raddoppio nel recupero del secondo tempo firmato da McGinn. La fitta grandinata che per circa due minuti ha portato alla sospensione dell’incontro di Lione con l’Irlanda del Nord continuerà ad abbattersi sulla nazionale ucraina ancora a lungo. E’ infatti tanto l’amaro in bocca per il triste esito della spedizione francese: alla luce dell’ottimo andamento nelle qualificazioni, delle grandi motivazioni e del talento della Nazionale ucraina, alla vigilia nessuno avrebbe potuto immaginare un’eliminazione così precoce.

Ucraina eliminata da Euro 2016, come e perché

Il percorso di avvicinamento alla fase finale era stato più che soddisfacente. Gli ucraini avevano concluso il proprio girone di qualificazione al terzo posto, dietro la Spagna e la Slovacchia. Si potrebbe pensare che si trattasse del risultato minimo alla luce delle altre concorrenti, le modeste Bielorussia, Macedonia e Lussemburgo. In realtà l’Ucraina era apparsa in grande crescita nel corso delle qualificazioni ed i tre punti di distacco dalla Slovacchia erano imputabili soltanto alla sfortunata sconfitta casalinga contro la nazionale di Marek Hamsik. Nel doppio confronto con la Spagna campione d’Europa la selezione di Fomenko ha perso entrambe le volte di misura (1-0), dimostrando di avere una buona organizzazione di gioco anche al cospetto di nazionali più talentuose. Nel playoff decisivo per strappare il pass per Euro 2016 è arrivata la netta affermazione sulla Slovenia, mai capace di impensierire gli ucraini: dopo il 2-0 nella gara d’andata disputatasi nella stracolma Arena Lviv di Leopoli, è bastato un pareggio (1-1) in terra slovena per assicurarsi la partecipazione alla fase finale della manifestazione.

1. La vendetta del “gol fantasma”

Tutti ricordano come si era conclusa l’avventura agli Europei del 2012, disputatisi proprio in Ucraina, oltre che in Polonia. Nell’ultima partita della fase a gironi contro l’Inghilterra, al 17’ del 2.t., non veniva assegnata alla nazionale ucraina la rete di Devic, con il pallone che aveva superato interamente la linea di porta. Devic, servito perfettamente da Milevskiy, eludeva il rientro di Terry e calciava sull’uscita di Hart. Il portiere sporcava la conclusione ed il pallone si impennava verso la rete. La Donbass Arena tratteneva il fiato ed esplodeva davanti al vano recupero acrobatico di Terry. Purtroppo, però, nessuno dei componenti della sestina arbitrale si accorgeva che il pallone avesse oltrepassato la linea  e la rete non venne assegnata.  Con l’uno a uno l’Ucraina sarebbe stata comunque eliminata ma la partita avrebbe potuto prendere una piega molto diversa.

2. L’orgoglio ucraino

Calcio e politica. Il legame tra lo sport più seguito al mondo e la gestione della cosa pubblica è sempre stato un argomento molto dibattuto in passato, specialmente nei Paesi dell’Est Europa. Basti pensare che dal 1924 al 1991 la presenza della nazionale calcistica dell’Unione Sovietica ha impedito la formazione di una selezione ucraina. Non dev’essere stato facile per tanti ucraini rinunciare, anche dal punto di vista sportivo, a quell’identità nazionale che sarebbe stata finalmente legittimata nel 1991, quando l’Ucraina divenne finalmente uno Stato indipendente e democratico. Nella finale degli Europei del 1988 la nazionale dell’Unione Sovietica schierava tra gli undici titolari ben sette calciatori di origine ucraina. Sarebbe più che lecito chiedersi dove sarebbe potuta arrivare la nazionale ucraina se fosse nata qualche anno prima.

3. La situazione politica attuale

In un momento storico così delicato alla luce delle note tensioni con la Russia, un successo sportivo della nazionale avrebbe portato la questione ucraina – l’annessione della Crimea alla Russia non è tuttora riconosciuta dai Paesi dell’Unione Europea, dagli Stati Uniti d’America e da altri 71 Paesi membri dell’Onu, che la ritengono in violazione del diritto internazionale e della Costituzione dell’Ucraina – alla ribalta su tutti i quotidiani internazionali. Come rivela l’ultimo rapporto dell’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’Onu, ben 9371 persone sono state uccise nell’Ucraina dell’est dall’inizio del conflitto (metà aprile del 2014) ad oggi, mentre altre 21532 sono rimaste ferite. E’ triste constatarlo ma un gol di Yarmolenko nei quarti di finale probabilmente avrebbe attirato l’attenzione sull’Ucraina molto più dei mass media, che continuano a dimenticare le sofferenze del popolo ucraino, e delle sanzioni contro la Russia varate dall’Unione Europea, che appaiono sempre più prive di efficacia concreta.

4. La qualità della rosa: Yarmolenko e Konoplyanka i più deludenti

La rosa è imperniata sui blocchi delle tre grandi: la Dinamo Kiev, campione d’Ucraina ed eliminata agli ottavi di Champions League, lo Shakhtar Donetsk, uscito in semifinale di Europa League, ed il Dnipro, che nella penultima edizione aveva raggiunto addirittura la finale di Europa League. Non parliamo certo di Barcellona, Real Madrid e Atletico Madrid ma si tratta comunque di squadre che nelle ultime stagioni hanno ben figurato in campo internazionale. Fomenko sperava di aggrapparsi alla talento e alla classe dei suoi esterni d’attacco, Andriy Yarmolenko e Jevhen Konoplyanka, che invece hanno fortemente deluso le aspettative. Yarmolenko, ala destra della Dinamo Kiev con ottimo senso del gol, è seguito dai principali club europei, mentre Konoplyanka, dopo averla già sfiorata un anno fa con il Dnipro, è reduce dalla vittoria dell’Europa League con il Siviglia. Sembrava abbastanza solido anche l’asse centrale, grazie all’esperienza del portiere Pyatov e del regista difensivo Rakitskiy, alla qualità dell’eterno Rotan e alla sostanza del roccioso difensore centrale Khacheridi e del mediano di rottura Stepanenko.

Forse mancava l’attaccante di razza ma questo non basta a spiegare la disfatta di Lione: nell’Irlanda del Nord ben cinque dei calciatori scesi in campo militano nella Championship (la serie B inglese) e l’attaccante Conor Washington quattro anni fa era un volenteroso postino che consegnava lettere e pacchi per la Royal Mail Service!

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