Fassina l’eretico

Pubblicato il 29 Lug 2013 - 2:00pm di Redazione

Il vice ministro all’economia Fassina parla come un uomo di sinistra e fa arrabbiare chi a sinistra campa solo di rendita

Fassina

Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di dirlo. Potrebbe essere stata solo una boutade mediatica, per altro ben riuscita, o magari una frase di troppo uscita per esasperazione ma sta di fatto che lui, Stefano Fassina, l’uomo del Pd al  dicastero dell’economia e responsabile del settore economia e lavoro del partito, questa volta ha detto apertamente quella “scomoda verità” che i politici di sinistra tentano di occultare in ogni modo possibile. Il nostro vice ministro ha dichiarato che l’evasione fiscale per tanti italiani è divenuta una necessità, una forma di sopravvivenza. Per chi i conti in tasca se li fa ogni giorno sembrerebbe la scoperta dell’acqua calda, ma udire queste parole dalla bocca di un rappresentante del Governo, non può non catturare tutta la nostra attenzione.

Una frase breve, semplice e concisa che sottende, però, una verità che, a quanto pare, anche i nostri distratti politici non possono più far finta di non vedere. Gli italiani sono poveri. Non perché l’Italia sia povera ma perché è stata impoverita da politiche. Sarà per questo che in tanti si sono scagliati contro il povero Fassina, colpevole di aver “risvegliato” la bella addormentata. Sta di fatto che anche il Presidente Letta, che si allena per diventare il prossimo segretario del Pd, poche ore dopo la sortita di Fassina, è stato folgorato sulla via di Damasco tanto da dichiarare che la priorità del Paese sarà la lotta alla povertà.  Finalmente sembra che i riflettori si siano accesi dalla parte giusta e ora non ci resta che aspettare che da Palazzo Chigi esca qualche utile provvedimento, che metta un po’più di soldi nelle tasche degli italiani. Del resto di tempo per aspettare ne abbiamo abbastanza, visto che la maggior parte degli italiani quest’anno le vacanze le passeranno affacciati alla finestra della propria casa con il ventilatore acceso. Per questo ci piace credere che i nostri ministri, invece di andarsene in qualche rinomata località turistica, se ne stiano tranquilli attorno ad un  tavolo, fino a quando una soluzione percorribile non esca miracolosamente fuori dalla testa di qualcuno.

Ma questa euforia è stata subito stemperata dalle critiche che hanno subito bollato Fassina come l’eretico della politica, che non si sarebbe dovuto permettere di fare certe esternazioni, mettendo strani grilli nella testa degli italiani. E indovinate da chi è arrivato il rimprovero più aspro. Niente di meno che dal Segretario Nazionale della CGIL, la signora Camusso, che non solo ha mandato a dire a Fassina che non avrebbe dovuto rilasciare certe dichiarazioni, ma che è stato anche un grave errore politico. Forse, la nostra “signora in rosso” ha avuto uno sdoppiamento di personalità e nessuno ci ha avvertiti, ma non ci sembra di ricordare che sia un politico e, sempre che la memoria non ci inganni, il sindacato dovrebbe stare dalla parte dei lavoratori e non affaccendarsi in strategie di politica nazionale. Proprio per questo,  prima che perda la retta via, vogliamo proprio dare un buon consiglio alla signora Camusso. Invece di perdere tempo ad analizzare le dichiarazioni dei politici, provi a focalizzare la sua attenzione su cosa non fanno i politici di buono per i lavoratori. Forse, se i nostri sindacati avessero assolto adeguatamente il loro dovere, quegli italiani che secondo le rivelazioni di Fassina non pagano le tasse perché non sanno dove sbattere la testa per far quadrare i conti, non avrebbero di questi problemi. La prossima volta che dovranno firmare qualche accordo nazionale di categoria, farebbero bene a chiedersi se con quei quattro soldi che ai lavoratori spacciano come stipendio, riuscirebbero a sopravvivere dignitosamente. Probabilmente, per incentivarli, il Parlamento, dopo aver licenziato la legge sul finanziamento ai partiti, dovrebbe rimettere mano anche alla normativa che conferisce ai sindacati privilegi ingiusti e inappropriati in cambio di nulla, togliendo quelle ombre che pesano ormai da tempo sul loro operato.

Ma ritorniamo alle liete notizie. Fassina ha guardato le ultime indagini che gli hanno messo sul tavolo è si è accorto che il prelievo fiscale è arrivato al 54% e non è riuscito a trattenersi dal dire che, in fondo, chi non le paga tutte qualche attenuante ce l’avrà. Il Presidente Letta, con il suo solito fare serafico, ha subito rincarato la dose dicendo che la povertà sarà la priorità del Governo. Probabilmente saranno i sensi di colpa che gli sono venuti dopo aver accettato i “cattivi consigli” di chi gli ha fatto apporre la firma sul decreto del Fare, visto che ha riproposto lo stesso vecchio modo di “fare” politica, aumentando le tasse.

Non abbiamo nessun motivo di dubitare sulle buone intenzioni del nostro Presidente tuttavia, visti gli ultimi precedenti, ci permettiamo di dargli un semplice consiglio.  Quando si troverà a dover prendere decisioni importanti per il Paese, provi a pensare all’Italia come a una grande famiglia e a vedersi nel ruolo di buon padre di famiglia. Poi, in quest’ottica, metta mano al portafoglio e provi a immaginare di avere a disposizione per tutto il mese solo 1.500 euro e a dover provvedere con questi a tutte le esigenze della sua famiglia. Si immagini poi di andare tutti i giorni a lavoro, non con l’auto blu e la scorta, ma facendo lunghi e disagevoli viaggi con i mezzi pubblici, tornare a casa dopo dodici ore e trovarsi a spiegare ai propri figli perché il papà lavora tanto ma guadagna poco e non può permettersi di fare certe spese. Infine, supponga di essere arrivato al venti del mese e di avere circa duecento euro in tasca che dovrebbero bastargli fino al prossimo stipendio e di dover decidere se la fare la spesa e il pieno di benzina per uscire almeno il fine settimana, pagare la bolletta della luce dopo l’ennesimo sollecito e prima che taglino la linea, oppure far fronte a una delle innumerevoli tasse che questo Stato ci obbliga a pagare. Va da sé che indagini e studi di settore, in questo caso, gli serviranno a poco e che la risposta è implicita nella domanda, semplicemente perché non ci sono margini di scelta.

Se il nostro Presidente del Consiglio, con l’aiuto dell’intrepido Fassina, riuscisse a sentire come propri questi problemi, allora sì che ci potremmo aspettare tra qualche mese dal Governo un provvedimento che ribalti completamente le teorie economiche sino ad ora messe in atto dai vari esecutivi che negli anni si sono affaccendati a spese nostre. È innegabile che l’inasprimento fiscale, che in parte ci è stato imposto dall’Europa, è stato deleterio per l’economia del Paese, ha acutizzato il malessere già esistente ed ha solo accentuato  la spirale recessiva . Aumentare le tasse e chiudere i rubinetti  per l’accesso al credito, utilizzando le limitate risorse per dare ossigeno alle imprese al collasso con i soliti incentivi assistenzialistici, è risultato fallimentare e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Continuare con questo trend sarebbe un suicidio collettivo, perché questo modo di fare politica, aggrappato ai vecchi schemi, ha già mostrato tutte le sue imperfezioni. Non credo che bisogna avere una laurea in economia per capire che il problema è ben altro. L’unico modo per far ripartire l’economia è dare impulso ai consumi. A nulla servirà dare incentivi alle imprese se poi non c’è nessuno che compra. In questo modo la produzione in eccesso rimarrà nei magazzini o sarà destinata per l’export, non certo al mercato interno. E qui arriviamo alla sostanza della questione. Il costo della vita è troppo alto in confronto agli stipendi medi percepiti, non solo per i lavori di manovalanza, ma anche per i lavori cosiddetti qualificati.

Le ricadute di questa condizione si palesano sia dal punto di vista economico, perché non si riesce ad arrivare alla fine del mese se non con immani rinunce, che dal punto di vista sociale. Se una società non permette ai suoi membri di potersi procacciare quella dose di ricchezza, necessaria a una dignitosa sopravvivenza per sé e per la propria famiglia, vuol dire che il sistema è andato in tilt. Non stiamo parlando di poter avere il superfluo ma il giusto, senza contare che svilire il lavoro umano in questa maniera vuol dire creare uno substrato di frustrazione che può diventare molto pericoloso per l’intera società. Se politiche giuste e mirate riuscissero a mettere duecento euro in più in ogni nella busta paga, gli italiani non si andrebbero a comprare l’Ipad, ma beni necessari e sicuramente pagherebbero anche quelle tasse rimaste insolute. Per voltare pagina abbiamo bisogno di un sistema che abbia l’audacia di mettere in atto misure correttive che siano improntate a riavviare la circolazione monetaria, provocando a cascata effetti positivi su tutto il sistema. Diversi Paesi, tra cui gli USA e la Gran Bretagna, sono ricorsi da tempo al quantitative easing e ad altre misure volte ad aumentare la liquidità. Non spetta a noi dare un giudizio su scelte di politica monetaria, quello che tuttavia possiamo osservare è che davanti ad una crisi che ha messo in ginocchio tutta la comunità sociale, diversi Paesi hanno privilegiato soluzioni che portassero benefici ai propri cittadini.

Hanno osato, azzardato e non hanno certamente giocato sul sicuro, ma l’obiettivo di far star meglio la popolazione è stato lo sprone per farli mettersi in gioco, nonostante tutte le incognite del caso. Un coraggio e un senso del dovere che fino a questo momento i nostri governanti non hanno minimamente mostrato nei confronti degli italiani. Oggi più che mai abbiamo bisogno di politici dal cuore impavido, capaci di rischiare e non di gestire l’ordinaria amministrazione, stando attenti a non uscire dai rigidi parametri europei. Per questo l’esternazione di Fassina ci ha dato un’iniezione di fiducia, a cui non eravamo più abituati, dandoci l’impressione che qualcuno in quelle stanze del potere si sia fermato a pensare che qualcosa in più e di diverso si deve fare.  Non ci resta, quindi, che fare il tifo per questo vice ministro che per mettersi dalla parte degli italiani si è dovuto mettere contro tutta la politica e sperare che tiri fuori dal cilindro qualcosa che finalmente riesca a stupirci.

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