Finanziamento Pubblico e Privato ai Partiti Politici: news su abolizione, legge e referendum

Pubblicato il 26 Feb 2018 - 4:02pm di Sara Di Terlizzi

Le elezioni politiche italiane sono ormai alle porte. Le nostre televisioni, i nostri giornali, le pubblicità, tutto ormai ci parla solo di quello. Ma la politica in Italia non è mai stata troppo trasparente. Con l’articolo di oggi vogliamo farvi chiarezza sui finanziamenti pubblici e privati dei partiti politici, sulle ultime news, le abolizioni, le leggi e i referendum. Continuate a leggere per saperne di più.

Finanziamento pubblico e privato ai partiti politici

Oltre vent’anni fa era stato chiesto ai cittadini italiani di votare, attraverso un referendum, per l’abolizione o meno dei finanziamenti pubblici ai partiti. Così era stato, i finanziamenti erano stati cancellati, ma solo formalmente. Infatti successivamente, vennero trasformati in rimborsi elettorali, e dall’anno scorso, sono stati finalmente aboliti per legge.

Questo però non sta a significare che i partiti politici non dispongano di alcuna quota finanziaria. L’associazione Openpolis, infatti, ha quantificato circa 150 milioni di esborsi annui destinati ai partiti politici.

Gli stessi cittadini, possono decidere attraverso i meccanismi del 2 per mille e delle detrazioni fiscali, di portare, dal prossimo anno, minori introiti allo Stato, sino ad arrivare persino ad oltre 60 milioni di euro.

Tra il 2013 e il 2014 fu varato un decreto legge secondo cui il finanziamento pubblico dei partiti politici sarebbe stato eliminato, anche sotto forma di rimborso elettorale. In quel caso si voleva appunto sottolineare l’importanza del cittadino contribuente e della sua libera scelta. Molto simile ai modelli che permettono di dare il proprio cinque per mille alle associazioni no profit, o alle associazioni religiose, in questo modo i cittadini possono destinare il 2 per mille ai propri partiti politici preferiti, naturalmente a carico dello Stato. Chi infatti non eserciterà alcuna scelta, donerà la quota Irpef direttamente nel bilancio pubblico.

È da dire che, se tutti scegliessero di finanziare i partiti politici, l’impatto di questa operazione sarebbe esplosivo. Nel 2014 l’Irpef toccò quota 176 miliardi, indi per cui il 2 per mille potrebbe valere fino a 350 milioni di euro. Per questo motivo, nel corso degli anni sono stati imposti dei tetti: 7,75 milioni di euro durante il 2014, 9,6 durante il 2015, 27,7 nel 2016 e 45,1 nel 2017. Le entrate minori per lo Stato che arrivano direttamente dai cittadini privati, hanno invece un tetto massimo di 15,7 milioni, a partire dal 2016.

Il parlamento autonomo e gli altri fondi ai partiti

Vi sono però, altri fondi che arrivano tutti gli anni ai partiti politici, o meglio ai gruppi parlamentari. Queste risorse sono desinate ai bilanci di Camera e Senato e sono gestiti in modo autonomo dalle singole istituzioni. Nel 2014 la cifra che fu erogata era di 49,2 milioni.

Un altro modo per finanziare i partiti politici arriva direttamente dalle quote di indennità parlamentari, che i vari deputati o senatori forniscono direttamente ai propri partiti di appartenenza. L’associazione Openopolis ha stimato all’incirca una somma di 11 milioni. Questi soldi, paradossalmente, vantano anche di detraibilità, perciò i politici che li donano ai propri partiti godono anche di vantaggi fiscali.

Un altro modo ancora per beneficiare di finanziamenti e il tipo indiretto. Questo particolare finanziamento arriva dalle campagne elettorali, o dalle attività di propaganda. Un esempio è l’Iva agevolata, di cui, nel 2013, si è stimato un valore di 7,4 milioni. Un altro esempio sono i contributi dei media di partito, come radio e giornali, che nell’anno 2014, hanno raggiunto la quota di circa 9,2 milioni.

I dipendenti come finanziatori dei partiti politici

Vi è infine un ultimo finanziatore particolare. Questo è previsto dalla legge che ha abolito il finanziamento pubblico. Infatti, gli 11,3 milioni di euro che erano disponibili per estendere ai dipendenti di partiti politici, a livelli sia nazionali che locali, i trattamenti di integrazione salariale, comprendenti anche i contratti di solidarietà, di cui fruiscono anche altri lavoratori, finiscono appunto, nel finanziare i movimenti politici.

Queste risorse, in verità dovrebbero derivare direttamente dai risparmi di spese che sono dovuti alla cancellazione dei meccanismi di rimborsi elettorali. Sono stati infatti, man mano ridotti negli anni: del 25 per cento nel 2014, del 50 per cento nel 2015 e del 75 per cento nel 2016, fino ad esaurirsi completamente nel 2017.

Facendo quindi una stima e una somma di tutti i soldi che abbiamo citato in questo articolo, i partiti politici ricevono annualmente dai pubblici, circa 148,5 milioni di euro.

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