Gourmet: significato, traduzione e definizione della “cucina per buongustai”

Pubblicato il 1 Giu 2018 - 1:29pm di Lorenzo Antonelli

Tra i tanti modi e stili esistenti a livello culinario ce n’è uno che viene definito col termine francese Gourmet e che riguarda strettamente quel tipo di cucina da intenditori e buongustai. Da questo punto di vista, più che il mero interesse a soddisfare il fabbisogno quotidiano del nutrimento, un appassionato di Gourmet ama assaporare la sinestesia per sapori, odori e colori che possono trasformare un unico piatto in un’autentica opera d’arte creando un’armonia indimenticabile. Realizzare capolavori di cucina Gourmet richiede un lavoro creativo e profondo, soprattutto se si considera che il significato e la traduzione del termine possono essere interpretati attraverso differenti chiavi di lettura. Ciò che sicuramente mette d’accordo un pò tutti sulla questione della cucina Gourmet è il fatto che essa rappresenta una dimensione artistica dove ricerca per l’alta qualità e fantasia nella creazione di nuove ricette sono tra gli aspetti predominanti. Andiamo quindi a vedere quale è il modo corretto di tradurre e definire il significato di Gourmet e di conseguenza quali sono le peculiarità che questo tipo di cucina mette a disposizione di tutti gli amanti della buona tavola.

L’origine della parola Gourmet a livello storico e il suo significato legato alla cucina

Per avere un’idea ancora più chiara di cosa si intende col termine Gourmet occorre fare un passo indietro rispetto ai tempi attuali e proiettarci nella Francia di alcuni secoli fa. Consultando infatti il vocabolario della Treccani online è possibile constatare che colui il quale dedicava la sua attività di viaggiatore e scrittore coniugandola con il diletto nell’assaggiare nuove prelibatezze culinarie in tutti i luoghi che visitava. In realtà questa traduzione è però già di seconda mano se si pensa al fatto che alcune fonti riconducono questo termine francese ad un altro significato, ovvero quello di garzone o ragazzo incaricato delle consegne. Tuttavia la definizione di “gastronauta” sembra essere a livello cronologico la prima vera traduzione attendibile, ma la sostanza del discorso cambia poco: si tratta comunque di un termine adottato per definire colui che girovagava per motivi di lavoro o di diletto.  Il Gourmet, inteso con la parola ”gastronauta”, era quindi colui che si spostava come un turista errante alla ricerca di prodotti gastronomici raffinati ma allo stesso tempo pieni di genuinità e tradizione. In questo senso potremmo tranquillamente dire che il Gourmet nient’altro era se non un particolare esploratore che si applicava con curiosità per conoscere le bellezze di luoghi sconosciuti ma soprattutto le bontà da mangiare su una bella tavola imbandita. Tornando ai tempi attuali, la figura del buongustaio ha subito delle trasformazioni socio-culturali che lo hanno decisamente allontanato dal ruolo originario, basti pensare al fatto che ai giorni d’oggi il Gourmet è perfino sovrapponibile alla figura del Sommelier ovvero l’esperto di enologia e degustazione di vini. A livello di genesi storico-letteraria della parola Gourmet dobbiamo riconoscere il merito all’autore francese Monsieur Grimod de la Reynière, che con la sua opera Almanach des Gourmands stilò a Parigi tra il 1803 e il 1812 la prima vera guida gastronomica di tutta la storia, trattato che decretò l’entrata  uso ufficiale del termine Gourmet. La questione si fa ancora più intrigante se si considera che Monsieur Grimod non basava le sue relazioni in materia gastronomica soltanto sulla frequentazione di salotti alto borghesi o aristocratici, piuttosto le sue fonti erano anche tutti quei luoghi più spartani e periferici come le osterie che fornivano risorse di ingredienti più veraci per ampliare le argomentazioni sulle bontà culinarie parigine.

L’autore francese era infatti fermamente convinto che la sinestesia di colori,odori e sapori che caratterizzavano i luoghi meno altolocati fossero il vero specchio delle prelibatezze gastronomiche del tempo perché realizzate attraverso pochi artifizi e tanta genuinità. Già in quell’epoca si iniziava dunque ad intravedere quella distinzione tra il Gourmet legato alla conoscenza e al piacere e quello basato su classificazioni professionali e commerciali, differenze che nell’età contemporanea hanno preso piede soprattutto in ambito occidentale. Ma il lavoro di Monsieur Grimod non si fermava certo alla sola analisi del cibo degustato: nella sua opera si possono consultare argute e dettagliate descrizioni inerenti la qualità dei negozi o ristoranti visitati, a tal punto da creare una sorta di classificazione indicativa riguardo ai migliori esercizi commerciali di tutta la città dediti alla gastronomia con particolare attenzione ai prezzi dei prodotti e al servizio offerto nei confronti della clientela. Il trattato sembra quindi essere un primo tentativo di realizzare una vera e propria pragmatica dell’arte culinaria, valutando nello specifico tutti i vari aspetti sostanziali e formali coinvolti nell’ambito enogastronomico e aprendo la strada a quello che oggi è il “bon ton” da tavola. D’altronde molti testi di cucina che si possono acquistare ai giorni d’oggi sono proprio concepiti cercando di collocare la disciplina gastronomica in un discorso più ampio che va ad includere altre dimensioni come la stagionalità dei piatti e la loro adattabilità a contesti e momenti precisi del vissuto quotidiano con lo scopo ultimo di creare la migliore atmosfera per la fruizione del cibo desiderato.

Il Gourmet ai giorni d’oggi: ruolo e definizione della cucina per buongustai

Nel paragrafo precedente abbiamo visto l’origine e l’evoluzione storica del Gourmet, in particolare analizzando il suo significato contestualizzato all’epoca in cui venne concepito. Ma compiendo un balzo in avanti e arrivando ai tempi attuali, il concetto della “cucina per buongustai” è andato pian piano distaccandosi dalla sua definizione primaria. Il concetto di Gourmet per come viene inteso dalla gastronomia 2.0 è innanzitutto messo in contrapposizione, soprattutto negli Stati Uniti d’America, con la cucina da fast food. Molte interpretazioni da “new age” tendono a sostituire, se non addirittura a surrogare, la cucina per intenditori scambiandola per quella a tutti i costi innovativa. La ricerca esasperata di nuovi abbinamenti gastronomici nell’utilizzo degli ingredienti ha condotto il vero significato originario del Gourmet fuori dai suoi binari, dato che un piatto non dev’essere per forza ricco di stravaganza e originalità per essere considerato un cibo da buongustai, piuttosto è fondamentale che tutti suoi ingredienti siano selezionati e di alta qualità. L’errore da non commettere è quello di arrivare a confondere la cucina Gourmet con l’innovazione gastronomica: questi due aspetti certamente si compenetrano e vanno ad arricchire tutta la sfera dell’arte culinaria, ma prima di tutto sono degli stili che si distinguono per le loro specifiche caratteristiche. Come sintesi massima per riassumere questa differenza concettuale, si potrebbe affermare che il Gourmet è nato per distinguersi dall’omologazione con i prodotti di massa e non per lasciare spazio sconfinato a nuove e infinite sperimentazioni da praticare davanti ai fornelli. Nell’ordine della distinzione che riguarda invece la figura del Gourmet come persona, essa è ad oggi classificabile seguendo due diverse chiavi di lettura. La prima si dirige verso un’interpretazione professionale, in quanto il termine francese sta ad indicare un esperto di arte culinaria o anche uno chef estremamente preparato in materia di preparazione dei cibi  e di rappresentazione. Quest’ultima parola non è usata a caso, anzi caratterizza proprio un lato specifico del lavoro da Gourmet perché riguarda quello estetico e in particolare la raffinatezza delle composizioni visive di un piatto che dovrebbero destare un colpo d’occhio unico e indimenticabile nei confronti di colui che che siede a tavola.

La seconda interpretazione è invece più spostata sul piano della conoscenza pura in materia di arte culinaria e il Gourmet è dunque colui che semplicemente è appassionato della buona tavola e con la sua raffinata preparazione può dirsi davvero un buongustaio. Le conoscenze che porta con sé possono essere sia autoreferenziali sia da mettere a disposizione ad un pubblico interessato verso una cucina di alta qualità. La consumazione di un piatto è per molte persone un vero e proprio rito, sapere quindi tutto su ciò che si sta mangiando aumenta quella soddisfazione e quel coinvolgimento legati all’esperienza della degustazione. Bisogna comunque dire che, riguardo alle due interpretazioni appena analizzate, quella più diffusa è sicuramente la prima e quindi il termine Gourmet è entrato nel vocabolario comune come una parola che indica un’eccellenza, sia essa relativa ad un prodotto (pizza, caffé, gelato) oppure inerente ad una classe di livello professionale o commerciale. In questo senso la figura dell’esperto o chef che sa rendere un piatto un’opera d’arte si collega direttamente al discorso che concerne la qualità del servizio offerto da un ristorante in merito al tipo di cucina e alla presentazione delle sue prelibatezze. Per concludere, possiamo quindi affermare che il Gourmet è attualmente una parola che ha assorbito una definizione molto pragmatica ed economicistica che si sta distaccando da suo significato originario. Il vero senso della “cucina da buongustai” rimane comunque intatto se lo si interpreta come una predisposizione e una predilezione dell’animo umano nei confronti di quella sfera di odori, sapori e colori che insieme rendono unica l’esperienza di degustazione di un piatto, sia essa in solitaria che in condivisione della tavola con una buona compagnia. Essere preparati in cucina può rivelarsi un vantaggio non solo fine a se stesso, ma anche e soprattutto un risvolto importante per le nostre relazioni con gli altri se è vero che grandi idee e progetti della storia sono nati proprio davanti ad un buon piatto.

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