Lettera aperta ai grillini

Pubblicato il 13 Giu 2013 - 4:30pm di Redazione

I dissidi e le contestazioni dei grillini prendono campo

Il principe di Biancaneve, seppur in ritardo, forse già in missione in altre parti del mondo, ha iniziato qui da noi, a Roma, il suo lavoro. Finalmente!  Sicuramente è valsa la pena aspettare qualche mese visto i successi che sta ottenendo. Infatti, i grilliniparlamentari grillini che hanno ricevuto il suo bacio, come ci si aspettava da tempo, si sono svegliati dalla “morte apparente” in cui erano caduti. E tutti, indistintamente, si sono posti, o meglio, hanno rivolto al principe la stessa domanda: «Cosa ci faccio qui? Cos’è accaduto? Perché sono in una bara di cristallo, dalla quale potevo vedere senza riuscire a parlare?».

A questo punto, il povero principe ha capito che avrebbe dovuto fare gli straordinari e rimandare i baci che avrebbe dovuto continuare a elargire. Ma consapevole che, una volta spiegato agli ex dormienti cosa li aveva condotti a quell’assopimento, con il passa parola avrebbe guadagnato tempo. Perché lui è molto impegnato, ha molto lavoro da fare.

E così, di buon grado, si mette comodo e inizia a riassumere ai grillini quello che fino ad allora era successo. Per la verità era un poco titubante, incerto sul come iniziare, ma ancor più lo preoccupava il dover sintetizzare senza poter spiegare quelle mille sfaccettature della loro storia, costellate di “piccole” e, almeno in apparenza, “giuste” questioni che, se valutate nella contingenza dei fatti, potevano evocare un sistema unilaterale di coordinazione e gestione della cosa “pubblica”.

Comunque sia, il principe iniziò la sua storia: voi non vi ricorderete, ma prima di questa avventura eravate delle comuni persone, più o meno interessate alla politica, con le vostre idee, qualcuno a destra, qualcun’altro a sinistra, ma certamente eravate scontenti di come stavano andando le cose all’interno delle istituzioni. E, come succede in questi frangenti, chissà quante volte, discutendo con gli amici, avete affermato: ah, se ci fossi io in parlamento vi farei vedere come si governa; questi sono tutti ladri, legati al malcostume e alla corruzione.

Intanto sulla scena politica (?) le telecamere erano tutte puntate su un comico che aveva deciso di cambiare la politica tutta, mandare tutti a casa e governare il Paese finalmente come Dio comanda. E qui nasce il “partito” di Beppe Grillo: il Movimento 5 Stelle, un Movimento di qualità. Ha iniziato con i comizi girando l’Italia in un camper, e ha continuato in Rete sul suo blog. Sebbene continuasse a viaggiare per le città italiane, decise che la coordinazione, la direzione, le votazioni e tutte le altre attività legate al Movimento sarebbero passate esclusivamente per il suo blog.

E sul blog ha fatto iscrivere al 5 Stelle tutti quelli che lo seguivano, continuando a promettere la più ampia democrazia, la partecipazione dei cittadini al governo del Paese, una nuova classe dirigente che avrebbe fatto riforme e punito esemplarmente il malaffare. Devo dire che il Movimento ha avuto un buon successo, migliaia di iscritti via web, pronti a seguire il capo in tutti i suoi “viaggi” fantascientifici, aderendo alle sue continue elucubrazioni, alle sue teorie molto personali su politica, governo, partiti e chi più ne ha più ne metta. Anche se, sinceramente, devo dire che su alcuni principi aveva una buona visione, come ad esempio il suo cavallo di battaglia del reddito di cittadinanza, però di difficile attuazione per la ingente somma che richiede.

Oltre a questo, però, nei suoi comizi e nel suo blog, Grillo spesso e volentieri si lascia andare al turpiloquio e alle offese nei confronti di governo, parlamentari, se non anche il Capo dello Stato. Una violenza politica, fatta di parole o azioni, che pesca nello sgomento sociale, nella povertà e nella mancanza del lavoro. Inoltre c’è una violenza diffusa e alimentata dall’odio per la Casta, come le aggressioni ricevute al ristorante da Franceschini e dalla Polverini. Episodi di poco conto nella sostanza, ma gravi e di particolare significato per l’intolleranza che testimoniano.

Nonostante tutto, comunque, nelle elezioni politiche del febbraio scorso, il Movimento ha raggiunto una quota ragguardevole di consensi, più o meno un terzo del totale, alla pari di Pd e Pdl. Un grande risultato. Che Grillo non ha saputo gestire. Infatti ha rifiutato un accordo di governo propostogli da Bersani, il Presidente del Consiglio incaricato, forte delle sue precedenti affermazioni “con quelli (tutti i partiti) non governerò mai”. E questo, purtroppo, ha portato alla formazione di un governo delle larghe intese Pd-Pdl, che non avrebbe mai dovuto vedere la luce.

La reticenza di Grillo ad andare al governo è stata molto impopolare, tanto da fargli perdere consensi nei sondaggi che sono seguiti. E meglio non è andata nei rapporti con voi grillini. A cominciare dai vari diktat imposti dal capo, come la restituzione di parte della diaria, il divieto di parlare con i giornalisti, di presenziare a trasmissioni televisive, di rilasciare interviste e via dicendo. Praticamente vi ha tolto la personalità, automi nelle sue mani che non devono “pensare”, ma agire agli ordini impartiti, senza poter esprimere liberamente le vostre opinioni e, tanto meno, criticare lui, il capo.

Insomma, Grillo detta la legge cui i suoi seguaci devono sottostare, pena l’esclusione. Prendi i consiglieri Salsi e Favia a Bologna, espulsa per aver violato il divieto tv, il deputato Mastrangeli, anch’egli espulso per aver partecipato a trasmissioni televisive e altri ancora; fino alle due ultime perdite che riguardano il deputato Furnari e la deputata Labriola che si era permessa di criticare le decisioni prese dall’alto. E non è ancora finita. Per non parlare poi delle “istruzioni” che voi e i vostri colleghi avete ricevuto sul come affrontare i giornalisti, comprese le liste dei buoni e cattivi, graditi e sgraditi.

E arriviamo alle elezioni comunali. Qui per voi 5 Stelle è stata la disfatta. Certo, anche gli altri partiti sono stati sconfitti, avendo il Pd fatto cappotto, ma voi avete battuto – in negativo – tutti gli altri. Se vediamo i risultati siciliani, per esempio, siete passati dal 40 a poco più del 3 per cento. Una bella batosta. Di chi è la responsabilità? Beppe Grillo minimizza, facendo notare che ha preso due sindaci: uno ad Assemini, vicino a Cagliari e uno a Pomezia, in provincia di Roma. Contento lui! Però qualcuno, finalmente, si è fatto sentire, ha dichiarato la verità, ciò che realmente è accaduto, collocando le responsabilità sulla giusta casella. Si tratta di una vostra senatrice, Adele Gambaro, la quale si è macchiata dell’indelebile colpa di aver criticato il capo. Ai microfoni di Sky afferma che «Due comuni al M5S non sono un successo, ma una débacle elettorale. Inoltre ci sono percentuali molto basse». Prosegue mettendo in discussione l’autorità del leader: «Stiamo pagando i toni e la comunicazione di Grillo, i suoi post minacciosi, soprattutto quelli contro il Parlamento. Mi chiedo come possa parlare male del Parlamento se qui non lo abbiamo mai visto. L’invito a scrivere meno e osservare di più. Il problema del Movimento è Beppe Grillo». Grillo risponde con un post dal blog, con il quale chiede ai suoi seguaci se il problema è veramente lui. Ma non aspetta la risposta, con un altro post invita la senatrice Gambaro a uscire dal Movimento.

Però molti senatori non accettano il diktat di Grillo, e si schierano dalla parte della Gambaro, prendendo posizione anche sulla stampa. Il malcontento dei grillini di Palazzo Madama si unisce a quello dei deputati, non disposti a votare delle espulsioni. Ormai è il caos: a turno, parte di deputati e senatori grillini prendono una netta posizione sulle votazioni per espellere la senatrice Gambaro e sono uniti fino ad andare contro la “dirigenza”. Uscendo dall’aula il coro è: «Non è Grillo che espelle».

Bene, spero di avervi messo al corrente di quanto accaduto durante la vostra “assenza”, e ora, con le idee più chiare, toccherà a voi prendere in mano le redini della vostra vita politica, per il bene del Paese, dei cittadini tutti, tenendo in debito conto e avendo sempre presente ciò che è stato, e ancora è, ma che non dovrebbe essere.

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