Perché la guerra tra Russia e Ucraina: 5 motivi e 5 conseguenze

Pubblicato il 9 Mar 2022 - 3:57pm di Alessandra Corbo

Nella prima mattinata del 24 febbraio 2022, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato un’operazione militare che ha avuto come conseguenza l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e l’inizio di una sanguinosa guerra. Si tratta di un momento molto delicato per gli equilibri geopolitici di tutta l’Europa e, se vogliamo, per l’intero Occidente.

Non si può negare come il rischio di un’escalation del conflitto su scala mondiale sia molto tangibile, preoccupando comprensibilmente tutti quanti. Tuttavia, per evitare di cedere alla preoccupazione e per tentare di rimanere razionali, occorre cercare di fare chiarezza su quello che sta succedendo e analizzare tanto le cause quanto le possibili conseguenze del conflitto in corso.

5 motivi che hanno scatenato la guerra tra Russia e Ucraina

I venti di guerra, dopo qualche anno di tregua, hanno ripreso a soffiare con violenza e forza, ma perché siamo arrivati a questo punto? Cosa è successo e cosa ha scatenato il conflitto ucraino-russo? Vediamo le principali motivazioni.

1. Gli scontri del 2014

La prima motivazione risale a circa otto anni fa, quando nel febbraio del 2014, dopo mesi di proteste, è stato cacciato il presidente vicino alla Russia, Viktor Yanukovich. L’allora presidente si era rifiutato di firmare il trattato di associazione che avrebbe avvicinato l’Ucraina all’Unione europea poiché avrebbe comportato l’instaurazione di un governo filo europeo che però Mosca non avrebbe riconosciuto. Questo portò a feroci scontri avvenuti durante la rivoluzione di Maidan che provocarono 130 morti, tra civili e poliziotti. La risposta del governo russo è stata quella di annettere la Crimea e finanziando i rivoltosi filorussi della regione del Donbass (regione a sud est del paese) che in otto anni ha provocato quasi 15 mila morti.

2. La legge ucraina

Un’altra motivazione probabile, la seconda, risiederebbe nell’approvazione di una legge che l’Ucraina ha approvato nei mesi scorsi. Questa legge ha previsto l’interdizione a 13 oligarchi russi di detenere la proprietà dei mass media. Le ragioni alla base di questa legge starebbero nella volontà di fare in modo che le informazioni siano il meno controllate possibile dal governo di Mosca. Tra gli oligarchi colpiti dalla legge ucraina c’è un amico diretto di Putin e alleato politico del Governo, Viktor Medvedchuk, il quale non è un semplice oligarca, ma è anche il leader del partito Piattaforma dell’Opposizione, il principale partito filorusso attivo in Ucraina. Viktor Medvedchuk era anche proprietario di numerose emittenti televisive dedicate alla propaganda russa e in grado di influenzare la politica del paese ucraino. per Putin questa legge e il successivo arresto del suo fidato alleato, rappresentavano una delle tante tappe del processo di avvicinamento dell’Ucraina all’Europa (e alla Nato). Infatti, è proprio dopo l’arresto di Medvedchuk che Putin ha iniziato ad allineare le truppe al confine.

3. L’Ucraina e la NATO

La terza possibile motivazione è invece rappresentata dalla manifesta volontà dell’Ucraina di entrare nella Nato. A questa possibilità la Russia si è sempre opposta strenuamente fin dal 2008 quando Kiev aveva manifestato per la prima volta al summit di Bucarest, la volontà di entrare nell’Alleanza atlantica. L’idea era però stata fin quasi da subito ostacolata per il coinvolgimento del paese all’interno di conflitti preesistenti da tempo e mai sanati (la non belligeranza è infatti un requisito imprescindibile al momento della richiesta di un paese di entrare nell’Alleanza). Naturalmente l’eventuale entrata dell’Ucraina nella Nato non è una cosa che si sarebbe verificata a stretto giro anche perché sono numerosi i fronti su cui il paese dovrebbe impegnarsi con riforme radicali, a cominciare da quella della classe dirigente, fortemente corrotta, e da quella militare. Anche se l’adesione all’Alleanza atlantica non è imminente, tuttavia la sola ipotesi spaventa il governo russo perché l’Ucraina è forse l’ultimo dei paesi appartenenti all’ex blocco sovietico a non essere stati coinvolti dall’espansione della Nato nell’est Europa. L’Ucraina rappresenta quindi una sorta di barriera, un vero e proprio confine per la Russia e una finestra sull’area baltica. Non solo, Mosca accusa la Nato di “riempire” l’Ucraina di armi potenzialmente pericolose e di foraggiare così gruppi sovversivi e reazionari al Cremlino.

4. Motivi geo-politici

Un’altra motivazione che spiegherebbe l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe risiede proprio nelle strutture amministrativo-politiche dello stesso paese. L’Ucraina, infatti, è il paese più vicino alla Russia ed anche quello con la forma di governo più lontana dal modello russo. L’Ucraina è infatti una democrazia liberale dove, seppur con tutte le sue difficoltà, la popolazione è libera di esprimersi, votare e protestare. Questo è inaccettabile per il Cremlino che considera il paese e quindi anche il suo popolo come parte integrante della Russia, lasciare quindi che prosperi la democrazia significherebbe consentire di proporre un modello politico alternativo e “occidentale” al popolo russo. Nella guerra che oggi si sta combattendo in Ucraina si sta verificando la battaglia eterna tra democrazia e autoritarismo, come più volte, purtroppo, nel corso della storia è accaduto.

5. La storia

Infine, una quinta e ultima motivazione, affonderebbe le radici nella storia. Come già accennato, per Putin, la Russia e l’Ucraina costituirebbero una sola nazione. La Russia quindi vanterebbe una sorta di “diritto” storico sul paese ucraino poiché un tempo faceva parte dell’ex Unione Sovietica, collassata definitivamente nel 1991. Il crollo del progetto politico dell’Unione Sovietica è infatti stato in più di un’occasione definito da Putin come «la più grande catastrofe geopolitica che ha arrecato l’imperdonabile perdita dell’Ucraina». Inoltre, in un saggio pubblicato proprio da Putin nel 2021 – e che mai quanto oggi appare prodromico ai fatti che si stanno verificando oggi – il presidente russo affermava inoltre che tutti i popoli – russi, ucraini e bielorussi – sono discendenti della «Rus di Kiev». A sostegno della posizione viene chiamata in causa anche la questione della lingua: in Ucraina si parla, prevalentemente russo, ucraino e una variante che coniuga entrambi gli idiomi, diffusa soprattutto nelle campagne. Tuttavia, la lingua di Stato, dopo anni di marginalità è tornata ad essere parlata con sempre più diffusione. Nella percezione del Cremlino, asserragliata nelle sue convinzioni che tanto ancora risentono della contrapposizione tra est e ovest, la diffusione sempre più intensa dell’uso della lingua ucraina è vista come un altro piccolo tassello che va ad aggiungersi al tanto temuto progetto di europeizzazione. Mosca, infatti, utilizza spesso la questione linguistica per premere il tasto del nazionalismo ucraino e del rischio di oppressione delle minoranze (che poi tanto minoranze non sono) russofone. L’infondata accusa di oppressione delle minoranze russe è stata usata anche per giustificare l’annessione della Crimea nel 2014. In ultima analisi, quindi Putin si sentirebbe per così dire “investito” della missione quasi sacrale di correggere gli errori del passato e ricostruire l’integrità politica (più che territoriale) della ex Unione Sovietica.

Le 5 conseguenze più pesanti generate dal conflitto Russia-Ucraina

Cosa succederà adesso? È la domanda che tutti, almeno noi comuni civili, ci poniamo. Occorre premettere che ogni conflitto è assolutamente imprevedibile e non si sa mai quale risvolto potrebbe prendere, anche perché ogni guerra ci ha insegnato che le cose possono evolvere in meglio o in peggio nel giro di pochi giorni, se non addirittura di ore. Tuttavia alla luce delle notizie che si rincorrono freneticamente e grazie anche alle lucide analisi degli esperti di geopolitica, che stanno seguendo con grande attenzione la vicenda, è possibile delineare qualche scenario plausibile. Le conseguenze più plausibili potrebbero essere le seguenti.

1. Escalation del conflitto

La prima conseguenza reale è il rischio di un’escalation del conflitto ben oltre i confini attuali. La mancanza di un accordo tra le parti (le delegazioni russe e ucraine si sono incontrate già quattro volte, invano) e la presenza di numerosi attori sulla scena potrebbe innescare un conflitto su scala mondiale. Attualmente sconfinare in un conflitto mondiale vorrebbe dire iniziare una guerra con l’utilizzo di testate atomiche, che la Russia detiene in gran numero (secondo alcune fonti sarebbero oltre 6.000 le testate possedute dal Cremlino).

2. Sanzioni economiche

La risposta dell’Unione europea all’attuale conflitto non si è fatta attendere e sono arrivate fin da subito pesantissime sanzioni economiche che effettivamente hanno iniziato a dare qualche segnale. Tuttavia è facile ipotizzare che a sua volta la Russia, partner commerciale di tantissimi paesi europei – uno fra i tanti è proprio l’Italia – possa applicare delle sanzioni ritorsive con la conseguenza della destabilizzazione dei mercati mondiali. Alcuni segnali di crisi economica sono già stati avvertiti dalle borse che avvertono come la situazione potrà solo peggiorare se il conflitto non dovesse rientrare quanto prima. Il rischio maggiore comunque è corso dall’Europa stessa che purtroppo non è ancora del tutto autosufficiente.

3. Stagflazione

Un altro grave scenario è rappresentato dalla stagflazione, dove la politica monetaria si trova nella situazione di dover contrastare l’inflazione dipesa da un’offerta che non riesce a influenzare. I mercati fiscali, per altro già fiaccati da due anni di recessione economica dipesi dalla pandemia, potrebbero verosimilmente sostenere spese sul campo militare, questo vuol dire che si riduce sensibilmente lo spazio di manovra fiscale per sostenere i bisogni, soprattutto quelli elementari, delle classi più deboli.

4. Crisi umanitaria

La crisi umanitaria è senza dubbio una delle conseguenze più gravi e devastanti di questa come di ogni altra guerra. Il rischio di ondate di profughi difficilmente gestibili che si riversano in Europa è elevatissimo. Secondo le recenti proiezioni è possibile che circa 5 milioni di profughi potrebbero riversarsi nei paesi confinanti.

5. “Cessate il fuoco” immediato

Uno scenario alternativo a cui ci piace pensare, anche se altamente improbabile in questo momento, è quello che prevederebbe il ritiro delle truppe russe dal paese e il “cessate fuoco” immediato. In cambio di neutralità e smilitarizzazione del paese, il Cremlino potrebbe concedere un margine più ampio di manovra al governo ucraino che potrebbe così intraprendere il suo percorso di adesione all’Unione Europea.

Nel caso (remoto) in cui si verificasse lo scenario più ottimistico, prima di poter ottenere una vera tregua tra oriente e Occidente occorrerà del tempo, soprattutto perché i mercati finanziari rientrino in parametri più felici.

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