Il bacio di Giuda: la politica italiana tristemente sedotta da Vladimir Putin

Pubblicato il 10 Giu 2015 - 8:54pm di Lorenzo D'Ilario

Il presidente russo Vladimir Putin è giunto stamattina in Italia in occasione della “Giornata della Russia” all’Expo di Milano, accogliendo l’invito rivoltogli dal presidente del Consiglio Matteo Renzi durante la visita a Mosca dello scorso marzo. Dopo gli incontri istituzionali con Renzi, il presidente della Repubblica Mattarella e Papa Francesco, non mancherà di far visita al suo amico Silvio Berlusconi.

Sorvolando sulle frasi di circostanza e sui soliti proclami che usciranno da questi appuntamenti e ritenendo giusto e legittimo che tutte le autorità del pianeta si confrontino con il presidente russo, la questione che non si può più far finta di non vedere è la seguente: il fronte italiano degli amici di Putin è sempre più ampio e nessuno si rende conto di avere davanti agli occhi uno di quelli che gli inglesi chiamano “false friend”.

Tutto lo scenario politico italiano continua a perseverare nell’errore di ritenere il premier russo un “alleato” autorevole ed indispensabile nella lotta al terrorismo, tanto che i media russi all’indomani della visita di Renzi al Cremlino hanno ringraziato l’Italia per aver rotto l’isolamento istituzionale di Putin. L’edizione online dell’autorevole quotidiano economico “Vedomosti”, con tanta onestà intellettuale, ha rivelato la verità nuda e cruda: “Nella lotta con Washington per l’Europa, Mosca continua a cercare alleati nell’Unione Europea”.

Già, è proprio questo il punto ed anche Matteo Renzi sembra esser caduto nella trappola. L’attuale Alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini, prima di un vertice del Consiglio dei Ministeri degli Esteri UE dello scorso 19 gennaio, aveva fatto circolare un documento riservato di cinque pagine secondo il quale l’Unione Europea avrebbe dovuto riprendere il dialogo con la Russia su svariate questioni e rivedere le sue politiche punitive nei confronti del governo di Mosca. Il documento non ha avuto successo ma il fatto che una proposta simile sia venuta dall’ex ministro degli Esteri del Governo Renzi, nonché membro della segreteria nazionale del Partito Democratico, è tutto un programma.

Per quanto riguarda il resto della sinistra italiana, senza entrare nei dettagli, non si può dimenticare la preoccupazione di Nichi Vendola, leader di Sinistra e Libertà, davanti al fatto che le sanzioni comminate alla Russia “impediscono l’esportazione della nostra uva e dei nostri ortaggi nei mercati russi”. Tipico modo di pensare di chi non riesce proprio a guardare al di là del proprio orticello.

Comunque gli “alleati” italiani di Putin non finiscono qua e trovano nuova linfa nel sempre più ingarbugliato panorama del centro-destra e degli altri movimenti politici.

Sull’amicizia fraterna con Silvio Berlusconi potrebbero scorrere fiumi di inchiostro. La cena a lume di candela, riparati da due enormi colbacchi di pelliccia, nella foresta di Zaridovo (fuori Mosca, 21° sotto zero) del febbraio 2003 è romanticismo allo stato puro. Per non parlare, venendo a tempi più recenti (2013), del quadretto idilliaco che li vede ritratti nel corridoio di Palazzo Grazioli a tirare, felici e sorridenti, la palla a Dudù, il cagnolino del leader di Forza Italia. Ovviamente non poteva mancare la difesa a spada tratta dell’amico Silvio, che si è scagliato contro “l’atteggiamento ridicolmente e irresponsabilmente sanzionatorio nei confronti della Federazione Russa, che non può non difendere i cittadini ucraini di origine russa che considera come fratelli”.

E’ giunto il momento di fare un po’ di chiarezza. A partire dal marzo 2014 l’Unione Europea ha gradualmente imposto nei confronti della Russia una serie di misure restrittive in risposta all’annessione illegale della Crimea e alla deliberata destabilizzazione dell’Ucraina. Ben 150 persone e 37 entità sono state soggette al congelamento dei beni e al divieto di viaggio in quanto responsabili dell’appropriazione indebita di fondi statali ucraini e di azioni che compromettono o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina: tra queste sei persone hanno legami stretti con il presidente russo. Nel giugno 2014 è stato sancito il divieto di importazione dei beni provenienti dalla Crimea, in attuazione della politica dell’UE di non riconoscimento dell’annessione allo stato russo. Tra luglio e settembre 2014 l’Unione Europea ha delineato nuove misure contro la Russia per le sue azioni in Ucraina: queste sanzioni prendono ulteriormente di mira settori specifici, in particolare quello energetico e degli armamenti, limitando inoltre l’accesso di Mosca ai prestiti internazionali. Nel marzo 2015 i leader europei hanno deciso di allineare l’attuale regime di sanzioni all’attuazione degli accordi stipulati a Minsk: le sanzioni economiche rimarranno in vigore fino alla fine del 2015, quando dovrà essere attuato l’ultimo punto del piano di pace, ovvero il ripristino del controllo delle frontiere orientali da parte dell’Ucraina.

Tutto il resto è pura e semplice disinformazione e Vladimir Putin ha tutto l’interesse ad insabbiare la verità. Il nazionalismo russo in questi ultimi mesi sta cercando disperatamente di attrarre a sé le nuove destre europee: l’obiettivo è quello di far leva sulle principali forze politiche da sempre “euroscettiche” per indebolire il sostegno dell’opinione pubblica alle sanzioni dell’Unione Europea nei confronti della Russia. La crisi economica e finanziaria che sta attraversando la Russia è infatti strettamente legata alla politica. Le sanzioni vanno a colpire il paese in un momento di vera e propria recessione: la moneta in un anno ha perso circa la metà del proprio valore (45%), con pesanti conseguenze sulla ricchezza e sul potere d’acquisto di tutti i cittadini russi. Oltre al rublo, anche il prezzo del petrolio è crollato e metà delle entrate dello stato russo derivano proprio dal petrolio e dal gas naturale.

Il partito più euroscettico della destra italiana non poteva non abboccare subito all’amo: in tempi recenti la Lega Nord è stata la prima delegazione occidentale a mettere piede in Crimea, ha portato a Milano Andrew Kovalenko, rappresentante del movimento euroasiatico russo, e ha invitato Viktor Zubarev, parlamentare di “Russia Unita” (il partito di Putin) a partecipare al congresso federale di Torino.

Il leader della Lega Matteo Salvini non è nuovo a dichiarazioni quantomeno discutibili: “i russi hanno il 90% delle ragioni”, “le sanzioni alla Russia sono una misura idiota”, “Putin è una delle persone più in gamba che ci siano in questo momento sulla faccia della terra” e, udite udite, “io farei a cambio tra Putin e Renzi domani mattina”.

Per non parlare di Beppe Grillo e del Movimento 5 Stelle, che nel proprio blog vanno raccontando la favoletta secondo la quale “l’Ucraina è stata prima violata con un vero e proprio colpo di stato ad opera dell’Occidente, poi si è rimpiazzata la sua amministrazione con una vicina agli USA e, adesso, la si vuole trasformare in una base NATO per lanciare l’attacco finale alla Russia”.

Suvvia, non cadiamo nelle trappole. Per tanti aspetti la situazione politica italiana è già raccapricciante di suo, evitiamo di peggiorare le cose andando dove ci porta il vento. Le storie o non le apri o, se le apri, le vedi fino in fondo.

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  1. cybfef 12 Giugno 2015 at 22:58 - Reply

    Per una corretta informazione metterei quello che è successo prima che Putin si prendesse la Crimea allora forse si capisce perché molti italiani preferiscano avere come partner la russia di putin che il governo fantoccio messo su dagli americani con cui illudono la gente ucraina che crede di trovare la vera “democrazia” nella UE

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