L’uomo di neve: recensione del film di Tomas Alfredson tratto dal best seller di Jo Nesbo

Pubblicato il 16 Ott 2017 - 5:33pm di Francesco Salvetti

Arriva nelle sale il nuovo film di TomasAlfredson con con Michael Fassbender  e J.K. Simmons tratto dal best seller internazionale scritto da JoNesbo “L’uomo di neve”.  Vi forniremo trama, recensione e commento.

Harry Hole è un detective di Oslo, esperto in casi difficili. Il suo capo gli affiderà un caso molto spinoso: delle donne misteriosamente scomparse. Harry e il suo team scopriranno che a unire queste sparizioni, ci sarà un collegamento con dei vecchi casi irrisolti legati a vent’anni prima. Riuscirà il detective a risolvere il caso?

Recensione del film “L’uomo di neve”

Primo di sette episodi, tratti dai Romanzi di Jo Nesbo, approda nelle sale italiane la trasposizione cinematografica dopo un lungo travaglio. Sebbene il film risulta diretto da Tomas Alfredson, non è stato lui sin da subito la scelta iniziale. Inizialmente era stato scelto il maestro Martin Scorsese che, successivamente si è concentrato solo sulla produzione, lasciando spazio a Tomas. Lo ritroviamo dietro la macchina da presa, 6 anni dopo “La talpa”, per questa nuova regia tratta da uno dei più noti romanzi che sono oramai un culto in tutto il mondo.

In questa storia Nesbo, mostra quanto Stephen King lo abbia influenzato nella sua carriera letteraria. Per questo giallo, ambientato in Norvegia, si scava all’interno del passato di ognuno di noi, analizzando il rapporto iniziale con il proprio genitore. Il ponte con King, lo troviamo nell’assenza di una figura genitoriale, che in “It” è totalmente assente nella lotta contro Pennywise e qui, ha maledettamente perso. Essere accettati dalla società è possibile solo se si è accettati da un genitore.

Il personaggio di Harry, interpretato dall’istrionico Michael Fassbender, dopo un inizio molto cupo in cui viene caratterizzato all’interno della storia, inizia la sua indagine, ricordando per modi e stili un suo collega italiano: Rocco Schiavone. Certo è che le aree geografiche di provenienza sono diverse, ma i due sono accumunati da due ambientazioni simili, fredde, che sono la metafora del loro essere congelati al proprio interno.

Fassbender accettando questo ruolo decide ancora una volta di mettersi in gioco, interpretando un personaggio distrutto moralmente,  con delle turbe interiori, un po’ come in Macbeth. Il suo Harry Hole non ha particolari cambi di intonazione maper interpretarlo si concentra su una voce dalla tonalità monocorde e un volto che regala pochi cambi espressivi. A lui viene affiancata Rebecca Fergusson, che se da un lato può sembrare irresistibile, mostra però un ruolo complesso e di difficile analisi. Per il ruolo di cattivo è stato scelto un grande attore come J.K.Simmons. L’attore, premio Oscar per Whiplash e che presto vedremo nei panni del commissario Gordon nella “Justice League”, si mette a servizio del film: se da un lato non regala una delle sue migliori interpretazioni, dall’altro la sua presenza impreziosisce il film.

Non è un film consigliabile a un vasto pubblico visto la mancanza di poco dinamismo nella parte iniziale. Il film è una trasposizione cinematografica per chi decidesse di andarlo a vedere è consigliabile non fare confronti col film.

Info sull'Autore

Laureando in Ingegneria Gestionale presso l'università di Tor Vergata, da sempre appassionato di cinema e inviato per eventi cinematografici per Corretta Informazione.

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