Media: quali effetti collaterali?

Pubblicato il 5 Ago 2014 - 5:32pm di Redazione

Teorie sociologiche sugli effetti dei media: l’agenda-setting, la spirale del silenzio e la teoria della coltivazione

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Facciamo autocritica: difficilmente gli organi d’informazione parlano degli effetti collaterali dei media. Di fatto, chiunque potrebbe affermare che sarebbe un controsenso se ciò avvenisse; perché mai i media dovrebbero parlare dei loro effetti negativi? Una risposta, però, c’è: perché ci dovrebbero informare.

Proprio riguardo all’informazione, Maxwell McCombs e Donald Shaw hanno formulato la teoria dell’agenda setting; secondo i due, i media, in particolare il canale giornalistico, focalizzando l’attenzione solo su determinati argomenti, programmano “l’agenda” dei fruitori, le cui priorità vengono quindi influenzate dalle scelte dei media che, escludendo alcune notizie, rappresentano solo parzialmente la realtà.

Ovviamente, sarebbe però superficiale affermare che è possibile informare sulla totalità della realtà; tuttavia è riscontrabile che i media più comuni sono uniformi nella scelta delle notizie, nella gestione delle fasce orarie e anche nella trattazione di temi politici, protagonisti, quest’ultimi, di un’altra teoria:  la spirale del silenzio.

Secondo la sociologa Elizabeth Noelle Neumann, la capacità di influenzare l’opinione altrui dipende, in larga misura, da aspetti sociali: più un’opinione è, o meglio sembra, abbracciata dalla maggioranza, più sarà in grado di influenzare il tipo di fruitore che non ha una propria idea o la cui opinione è scarsamente condivisa. Questa teoria potrebbe quindi avere conseguenze negative soprattutto in campo politico: le idee politiche esposte dai media sono quelle comunemente conosciute; difficilmente si dà spazio a concezioni nuove, a partiti piccoli, oppure a iniziative innovative e tutto ciò può indurre al “silenzio” di coloro che credono di essere in minoranza.

L’ultima teoria che tratta degli effetti collaterali dei media è la teoria della coltivazione, formulata dal professor George Gerbner. Essa afferma che l’influenza che i media esercitano sugli individui è tale da “coltivare” in loro preferenze e interessi, tendenze ed atteggiamenti. Tale teoria è riscontrabile nel campo della moda, ad esempio. Spesso, l’ammirazione nei confronti di un protagonista dello showbiz o l’identificazione con l’eroina della fiction del momento, inducono, in particolare i giovani, a imitarli nello stile o, addirittura nel comportamento. Ciò è normale soprattutto durante la fase adolescenziale, dove c’è una continua ricerca della propria identità che porta a trovare vari modelli di riferimento; è per questo che, a maggior ragione, i media sono responsabili, indirettamente, di coloro ai quali si rivolgono.

Accanto a queste teorie sono stati riscontrati altri effetti collaterali che, va specificato, non dipendono solo dalla mal gestione dei media, ma anche da un cattivo uso da parte del fruitore. Tra di essi, molti riguardano la violenza. In America si è notato come film e telefilm, basati su risse, omicidi e rapine abbiano aumentato non solo il manifestarsi di atteggiamenti violenti ma anche paure irrazionali. I ricercatori Wartella e Whitney nel 2002 hanno studiato i tre effetti principali causati dall’esposizione prolungata a film cruenti e videogiochi violenti: imitazione di certi comportamenti, paura cronica e desensibilizzazione emozionale. Altri effetti riguardano il sesso, troppo spesso modello fuorviante in quanto oggetto di mercificazione e volgarizzazione. La competizione, inoltre, spesso da sana diventa accanita proprio a causa della continua rivalità presentata nei media: dai cartoni animati, in particolare giapponesi, ai film hollywoodiani passando per i reality fino ai talk show, il concetto “mors tua vita mea” è, infatti, estremizzato tanto da poter istillare o aumentare la rivalità tra persone anche nella vita quotidiana.

Naturalmente i media sono anche molto utili, basti pensare al ruolo della televisione nello sviluppo della lingua italiana, allo scopo didattico dei documentari, alle fiction sui protagonisti della storia italiana; è giusto, però, sottolineare anche gli aspetti negativi o che potenzialmente potrebbero essere tali. Quindi, in conclusione,  anche per i media, come ci dicono i dottori: assumere tutto in dosi minime, senza eccedere!

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