Il Guatemala condanna il dittatore Montt

Pubblicato il 12 Mag 2013 - 4:12am di Redazione

L’ex dittatore Efrain Rios Montt condannato a 80 anni di reclusione

Montt

Sono ottanta gli anni di reclusione che una storica sentenza guatemalteca ha previsto per l’ex dittatore Efrain Rios Montt: cinquanta per genocidio e trenta per crimini contro l’umanità.

La Corte Suprema del Tribunale ha attribuito con questa condanna, la prima nella storia emessa da un tribunale nazionale e non una corte internazionale contro un dittatore per crimini commessi durante il suo mandato, all’ormai ottantaseienne Rios Montt l’intera responsabilità per l’uccisione di 1.771 indigeni della tribù Maya Ixil. Assolto, invece, il generale Jose Maurcio Rodriguez, capo dei servizi d’intelligence dell’ex dittatore.

La pulizia etnica perpetrata contro gli Ixil sarebbe frutto di 15 diverse operazioni del’esercito nel Quiche, dipartimento nord-occidentale del paese. Operazioni che avevano il preciso intento di sterminare quella comunità poiché sospettata di appoggiare gli oppositori di Montt. Oppositori in fasce, una “strage degli innocenti”, considerato che circa la metà delle vittime non superava i dodici anni di età. Per questa ragione e per il metodo sistematicamente utilizzato per le uccisioni – i corpi ritrovati nei cimiteri clandestini nei pressi dei fiumi Schel e Chajul presentavano tutti identiche ferite al petto e la testa – il tribunale ha previsto una pesante condanna per genocidio.

Montt è stato presidente del Guatemala per due brevi periodi: una prima volta nel 1974 quando fu immediatamente deposto da un colpo di stato e una seconda nel 1982 quando fu lui l’autore del golpe  che lo portò a capo del paese per 17 mesi. Sicuramente il periodo in cui il dittatore guidò il Guatemala fu uno dei più cruenti per la nazione, ma va inquadrato all’interno dei 36 anni di guerra civile protrattasi dal 1960 al 1996.

L’ex presidente Montt ha continuato a influenzare la politica guatemalteca fino allo scorso anno quando ha deciso di ritirarsi a vita privata e l’esemplare condanna con la sua enorme portata simbolica, considerata l’avanzata età di Montt, è di certo un importante segnale della volontà di chiudere il cerchio intorno ai sanguinosi anni della guerra civile, ma rischia di rendere il vecchio politico un capro espiatorio. Senza voler contestare la giustezza di una condanna per chi ha compiuto azioni inumane, bisognerebbe ricordare come il Guatemala dagli anni ’50 sia stato una pedina nel gioco di potere della Guerra Fredda e che la guerra civile, costata la morte a 200.000 guatemaltechi, iniziò quando un esercito di mercenari comandati dal colonnello Armas e sostenuti dagli Stati Uniti rovesciarono il governo del presidente Arbenz Guzman colpevole di aver attuato una riforma agraria che aveva espropriato terra incolta, gran parte della quale posseduta dalla statunitense United Fruit Company, per ridistribuirla alla parte più povera della popolazione.

Quell’esercito, poi, colpevole di aver eseguito i brutali ordini di Montt, era armato, addestrato e finanziato da Washington che proprio nel 1982 era tornato a supportarlo per farne la forza militare più efficiente della regione.

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