L’oro e la crisi

Pubblicato il 17 Ago 2013 - 10:00am di Redazione

L’economia mondiale si stabilizzerà con l’oro a 5000 dollari l’oncia. Lo spostamento della ricchezza da Occidente a Oriente è all’origine del Cambiamento che chiamiamo Crisi

oro

L’oro è denaro, tutto il resto è credito”, disse una volta il banchiere J.P. Morgan, suggerendo che il sacro metallo è l’unico investimento sicuro a lungo termine. A guardare l’andamento dell’oro sui mercati negli ultimi mesi, non pochi hanno cominciato a domandarsi se l’assioma sia ancora valido. Il prezzo dell’oncia è crollato di circa il 30% in aprile, riguadagnando un 10% successivamente e attestandosi all’ultimo fixing di Londra poco sopra i 1.369, dopo aver raggiunto i 1900 dollari nel 2011. Il motivo principale di questo crollo è stata la vendita massicia, da parte dei grandi Fondi di investimento degli Etf sull’oro, che rappresentano ormai la principale quantità operativa finanziaria che gira intorno al sacro metallo. Gli acquisti veri e propri dell’oro fisico hanno invece continuato ad aumentare, soprattutto in India e Cina.

Ad accrescere le preoccupazioni dei traders e degli investitori, è giunta in questi giorni la notizia che John Paulson, il leggendario speculatore che guadagnò miliardi di dollari scommettendo contro il mercato dei subrime mortgages e investendo, quindi, gran parte dei suoi fondi nell’oro, ha ridotto del 50% la sua posizione nel principale Gold Etf, SPDR. La notizia ha fatto scalpore perchè Paulson solo pochi giorni prima aveva invitato a non vendere l’oro nel quale egli continuava a riporre tutta la sua fiducia. Il punto di Paulson, e di molti altri, era che la politica monetaria espansiva della Federal Reserve americana e della Banca del Giappone finiranno per indurre un trend inflattivo che causerà un significativo rialzo dell’oro.

Ma le vendite di Paulson non significano che la sua fede nel metallo giallo sia precipitata. Egli ha approfittato del ricavato, secondo fonti a Londra, per acquistare oro swaps sul mercato Otc (Over-the-counter), e forse quantità fisiche del metallo. Quello che in parte stanno facendo anche i fondi più illuminati. Cioè, non solo Paulson non ha cambiato idea, ma la sua azione conferma e rafforza la tendenza dei fondi a cambiare strategia ma non fiducia a lungo termine nell‘oro. Anche se naturalmente alcuni fondi si sono liberati degli Etf, in parte anche per  richieste di redenzione da parte di clienti mentre altri fondi hanno ridotto i loro holdings solo per questa ragione. Ma, complessivamente, non v’è eccessiva contraddizione fra le vendite dell’oro cartaceo da parte dei fondi e il crescente acquisto di oro fisico da parte di investitori privati ( e apparentemente degli stessi fondi). Tutti continuano a credere in quello che diceva J.P. Morgan e a ritenere che in un panorama finanziario ed economico così incerto e volatile, l’oro finirà per confermare la sua antica vocazione. Sarà solo più difficile per i controllori seguire l’andamento degli holdings dei fondi quando si tratta di operazioni sui mercati Otc.

Ma la costante crescita degli acquisti di oro fisico soprattutto in Asia, sia da parte di investitori privati che istituzionali, è solo in parte dovuta al basso prezzo raggiunto dal metallo, ma ha anche un altro significato. L‘oro ha sempre rappresentato, dall’antichità, il simbolo principale della vera ricchezza. E, poichè la ricchezza globale sta spostandosi gradualmente da Occidente a Oriente, è logico che anche l’oro cominci a passare di mano in grandi quantità. Secondo i dati disponibili, entro il 2050 le economie più ricche saranno l’Asia Sudorientale, la Cina, il Giappone, Taiwan e la Corea del Sud.

Non dimentichiamoci che quella che chiamiamo da qualche anno ‘la Crisi‘ è in realtà il materailizzarsi del Grande Cambiamento, ovvero del riequilibrio delle risorse planetarie fra Ovest ed Est. Riflettiamo: un americano e un europeo consumano mediamente ogni anno circa 350 litri di acqua, contro 40 litri del terzo mondo. Quando quest’ultimo, rappresentato anche dai nuovi grandi stati superpopolati come India e Cina, vorrà una parte maggiore delle riserve idriche, che non sono infinite, europei e americani dovranno accontantarsi di molta meno acqua. E questo vale per tutte le altre risorse planetarie, a cominciare dall’energia. Non a caso gli Usa, allo scopo di frenare il processo, stanno puntando su quella pulita e soprattutto sugli ‘shale oils‘. Ma l’aumento della domanda di risorse da parte del Terzo Mondo è in atto e, quindi, l’Occidente deve ridurre i propri consumi. Ma, abituato ormai a quello che credeva un ineluttabile benessere, l’unico modo per costringerlo a farlo è ridurre i redditi, far crescere meno l’economia. Ed è proprio quello che sta accadendo. La Crisi non è, dunque, soltanto la conseguenza dello scoppio della bolla immobiliare americana o dell’incapacità dell’Europa di darsi un sistema finanziario appropriato, ma è un Cambiamento inevitabile, in parte voluto per evitare uno ‘scontro di civiltà‘ e salvare il salvabile, in parte accelerato e favorito dalle crisi economiche in atto. La contrazione della crescita delle economie sviluppate precede tuttavia la Crisi. In Italia ciò è evidentissimo, in altri paesi, ad esempio la Germania meno. Ma ovunque, in Europa e America (e non solo), è lo stesso.

L’oro, come abbiamo detto, riflette questo Cambiamento, e lo riflette in modo visibile: la contrazione delle economie già ricche, riduce i loro acquisti di oro, che invece crescono, e assai, all’Est. L’oro è, dunque, in pratica, un vero e proprio osservatorio, concessoci su un fenomeno complicatissimo e sostanzialmente occulto, influenzato da infinite e spesso insondabili varianti, come è il Cambiamento. Quindi guardiamo cosa fa l’oro, e soprattutto a che ritmo e in che direzione, per capire cosa succede a quella che ancora chiamiamo Crisi. Se, come credono gli ‘illuminati‘, l’attuale ribasso è unicamente dovuto alla vendita da parte dei Fondi di investimento, quando questa avrà toccato il fondo, l’oro risalirà oltre ogni previsione.

E il fondo è già stato toccato? Qualcuno dice sì, qualcuno parla invece di 1000 dollari l’oncia, cioè un calo complessivo di oltre il 40%. Comunque stiano le cose, la ripresa del metallo sacro è inevitabile. E sia che i fondi riprendano gli acquisti, anche allo scopo di mantenere un controllo sul suo prezzo, sia che, più probabilmente, conservino le attuali posizioni, perdendo il potere di manipolarlo, davanti all’oro si apre un futuro in ascesa. Un futuro che sarà innescato dall’inflazione dovuta alle attuali politiche monetarie, ma che significa soprattutto un ritorno alla tradizione, cioè alla protezione della ricchezza, grazie a un Cambiamento che vuole ripristinare gli equilibri socio-economici in un pianeta apparentemente senza più controllo. Se vogliamo semplificare quantificando, potremmo dire che il Cambiamento sarà compiuto e l’economia mondiale si stabilizzerà quando la grande maggioranza della proprietà dell’oro sarà passata definitivamente nelle mani dei nuovi Paesi emergenti e il suo prezzo avrà raggiunto o superato i 5.000 dollari l’oncia, verosimilmente nella prima metà di questo secolo.

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