Paul McCartney e l’intervista shock su Lennon, reso martire dopo l’assassinio: alcune dichiarazioni

Pubblicato il 7 Lug 2015 - 12:04am di Redazione

Paul McCartney non ci sta più e si confessa in un’intervista per la rivista Esquire. All’età di 73 il cantante non teme di ammettere il suo rammarico per le conseguenze dell’assassinio dell’ex collega John Lennon (1980), e il ‘revisionismo’ sulla storia dei Beatles che ne derivò.

Articolo a cura di Marta Tedesco

Le frustrazioni di McCartney: John Lennon, un martire

McCartney racconta che, dopo essersi sciolti nel 1970, ogni membro dei Beatles era andato avanti con la propria carriera. Lui, John, Ringo e George avevano inciso ciascuno dei dischi e apparivano tutti professionalmente uguali. Poi spararono a Lennon e da lì, dopo lo sgomento iniziale, Paul afferma di aver capito subito come sarebbe andata a finire: John era diventato un martire, un eroe sacrificato alla stregua di James Dean o JFK. Per tutti ‘John era i Beatles’, afferma McCartney, mentre gli altri membri della band erano scomparsi. Paul non manca di ammettere il talento di Lennon, definendolo il più brillante del gruppo. John era riuscito a fare grandi cose, sia nei Beatles che da solista, ma anche lavori qualitativamente scarsi. Nessuno però ha mai fatto caso a questo, per via del suo assassinio.

 La firma ‘Lennon-McCartney’: una ferita ancora aperta

McCartney affronta anche altri tasti dolenti, come alcune dichiarazioni di Yoko Ono che in un’intervista lo definì ‘uno che non faceva nulla’, se non prenotare le sessioni in studio. Scottante anche la faccenda della firma dei pezzi dei Beatles, ‘Lennon-McCartney’, che appare su qualsiasi album, supporto o raccolta. Il cantante ne spiega l’origine. Arrivò tardi ad un appuntamento con Brian Epstein, primo manager dei Beatles, al quale si presentò solo Lennon. A fine riunione si decise di apporre sugli album la firma ‘Lennon-McCartney’ per i pezzi composti da entrambi. Paul propose la firma ‘McCarteny-Lennon’, da alternare sui vari supporti, o da utilizzare almeno per i testi scritti da lui. La risposta che ottenne fu affermativa, ma di fatto ciò non avvenne mai, lasciando la firma immutata negli anni, e in lui un forte rammarico che perdura fino ad oggi.

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