Legge elettorale: ritorno del proporzionale?

Pubblicato il 7 Dic 2013 - 3:00pm di Redazione

Dopo la bocciatura del Porcellum quale legge elettorale? Proporzionale o maggioritario?

proporzionale

In 300 minuti – un tempo record, se si pensa agli otto anni a disposizione per cambiarla – la Corte Costituzionale ha bocciato il porcellum, la legge elettorale truffa che affligge il nostro Paese dal 2005,  consentendo di fatto, con l’incostituzionalità del premio di maggioranza e l’illegittimità dell’assenza di preferenze, il ritorno al proporzionale.

La sentenza della Consulta è stata un fulmine – non a ciel sereno! – che cade sulla nostra classe politica, dimostrandone tutta la miseria e il fallimento. Una classe politica che, se solo avesse avuto un barlume di dignità, avrebbe dovuto riformare la legge elettorale prima delle ultime elezioni ma che ha pensato bene, per arraffare l’immondo premio di maggioranza ed elaborare liste bloccate di candidati dalle segreterie, di nascondere la testa sotto la sabbia facendo finta di niente.

Ed ecco i risultati: un Paese immobile, con gravi difficoltà economiche e, per di più, con un sistema democratico lesionato dal di dentro. Un Parlamento illegittimo, costituito da nominati che viola il principio di rappresentanza, che non consente all’elettore di designare il suo eletto, di cercarlo, di rimproverarlo, di non eleggerlo più (e poi ci si lamenta se il disamore per la politica, la sfiducia verso i partiti e il crescere dei populismi trovano pane per i loro denti in questo Paese). E un presidente della Repubblica, anch’egli frutto di due elezioni illegittime, che (insieme alla Consulta) riempie il vuoto lasciato dalla politica e detta l’agenda di governo, scavalcando il Parlamento, come quando sostiene l’approvazione dell’indulto e il superamento del proporzionale, da presidente di una repubblica presidenziale de facto.

Arrivati a questo punto, il più basso, a rigor di logica il presidente Napolitano dovrebbe dimettersi e sciogliere le Camere – i cui atti per otto anni dovrebbero essere considerati nulli! – ma si creerebbe, più che uno stallo, un vuoto istituzionale senza precedenti. Come si possono dichiarare nulli otto anni di lavoro legislativo? Non si può tornare indietro: the show must go on.

Peraltro la stessa Consulta ha affermato che la sentenza non è retroattiva e che questo Parlamento ha la facoltà “di approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali”. Ed è appunto questa la vera, e prioritaria, grande riforma su cui il Parlamento deve lavorare al più presto (anche se dipende sempre cosa esso intenda con questo avverbio) per uscire dallo stallo delle fantomatiche “larghe intese”. Una legge elettorale che favorisca maggioranze certe e stabili e che, soprattutto, dia la possibilità di ritornare ad esprimere il proprio candidato per cercare di riallacciare quel contatto, totalmente assente con le liste bloccate, tra rappresentante e rappresentato. Ciò, non solo farà sfumare l’antipolitica che non fa distinzioni, appunto, perché si fa gioco del fatto che il cittadino non possa prendersela direttamente con nessuno dei propri rappresentanti in quanto da lui non eletti, ma produrrà (almeno si auspica) una nuova classe politica, non più designata dalle segreterie partitiche con una logica nepotistica, ma scelta direttamente dai cittadini.

proporzionaleOra, proporzionale o maggioritario? Questo è il dilemma. Alcuni mesi fa Luciano Canfora dava alle stampe un libretto – La trappola – in cui denunciava la follia dei sistemi maggioritari, prendendo posizione a favore del modello elettorale tedesco, proporzionale corretto dallo sbarramento al 5%, l’unico in grado di “ridare al nostro sistema politico dignità e solidità senza calpestare troppo il claudicante diritto ottocentesco (alle élite economiche e politiche ormai sgradito) al suffragio universale e uguale”.

È vero che il proporzionale, rispetto al maggioritario, favorisce meglio la rappresentatività e restituisce una composizione più fedele dell’elettorato, ma il rischio è che, per governare, si debba necessariamente ricorrere alla grande coalizione, come infatti avviene in Germania, dove di nuovo la CDU di Angela Merkel è alle prese con un’alleanza questa volta insieme all’SPD.

In Italia le alleanze tra i due maggiori partiti antagonisti non si sono rivelate attuabili: stando all’esempio tedesco, l’accordo avrebbe dovuto essere stipulato tra PD e M5S, il secondo partito che ha ottenuto più voti. L’alleanza di ripiego con il PDL non ha funzionato e quella tra PD e NCD, dopo la scissione tra Berlusconi e Alfano, non è una seria alleanza di governo, basata su un programma definito come in Germania, ma un modo grottesco di tenere in vita il governo. Un’alternativa valida a questo problema, che funziona molto bene in Francia, è il sistema maggioritario a doppio turno di collegio – senza il premio di maggioranza – che garantirebbe la governabilità consentendo una democrazia dell’alternanza, ridurrebbe la frammentazione politica e ritornerebbe a stabilire un rapporto diretto tra cittadini ed eletti.

Tenendo comunque conto delle acute osservazioni di Canfora sul pericolo del maggioritario, il Parlamento dovrà assumersi, finalmente, la responsabilità di una scelta tra questi due sistemi: la legge elettorale – a cui potrebbe seguire una legge costituzionale per dimezzare il numero dei parlamentari e abolire il bicameralismo perfetto – non risolverà i nostri problemi economici, sociali e culturali, ma le regole del gioco non sono puro contorno, e una vera legge elettorale costituzionale ridarebbe almeno dignità democratica alle istituzioni delegittimate. Dopodiché, solo il voto e un Parlamento di eletti nuovo nella sua composizione, con una maggioranza non frutto di improbabili intese che abbia la capacità di agire veramente… Ebbene, solo il voto, adesso, ripristinerebbe quella legalità democratica, e quell’onore della politica, che l’Italia ha da molti anni perduto.

Info sull'Autore

1 Commento finora. Sentitevi liberi di unirsi a questa conversazione.

Lascia Una Risposta