Puntura di medusa: rimedi per prurito dopo una settimana, trattamento e terapia

Pubblicato il 1 Giu 2018 - 5:24pm di Giulia Morelli

Le punture prodotte dalle meduse non devono essere sottovalutate né trascurate, ma subito trattate con la massima cura: non si rimargineranno da sole, soprattutto in un periodo, come quello estivo, in cui la pelle è incessantemente esposta al sole, al pericolo di scottature e di eritemi.

La puntura di medusa ha dei sintomi fin troppo tristemente noti: immediatamente si avverte un bruciore lancinante, seguito da un prurito irrefrenabile, dovuto alla miscela che la medusa inietta nella pelle e che si compone di tre proteine che hanno proprietà paralizzanti, urticanti e neurotossiche. Normalmente, una volta trattata e curata la ferita, permane un fastidioso prurito che può protrarsi anche per diversi giorni dopo la puntura.

I rimedi alla bruciatura da medusa sono molteplici, sia naturali che farmacologici, e possono applicarsi sia ai bambini che agli adulti.

Come trattare una puntura di medusa

Dopo l’”attacco” della medusa, per prima cosa, occorre uscire dall’acqua, senza agitarsi, soprattutto se il “morso” avviene al largo ed in particolare se è un bambino la “vittima” dell’animale: la calma non provocherà l’aumento dell’adrenalina nel sangue, che, diversamente, propagherebbe più rapidamente le tossine disseminate dalla medusa sull’epidermide. Una volta usciti dall’acqua è bene sciacquare con acqua marina o con acqua di mare e bicarbonato o aceto bianco la pelle ferita dai tentacoli: l’acqua dolce, così come l’acqua fredda ed il ghiaccio sono da evitare perché collaborerebbero a diffondere le tossine. Con la massima attenzione bisogna rimuovere resti di tentacolo rimasti sulla pelle con strumenti sterilizzati e puliti. Attenzione: vietato utilizzare pinzette: lacererebbero inutilmente i tessuti aumentando il dolore percepito e creando il reale rischio di infezioni. Assolutamente proibito grattarsi: rischierebbe di squarciare le nematocisti, le cellule velenose iniettate dalla medusa nell’epidermide, con il risultato di rendere ancor più lancinante il dolore dopo qualche breve attimo di fittizio sollievo. Consigliabile è assumere un analgesico e sciacquare con acqua tiepida la parte di pelle abrasa e, se il dolore persiste, assumere un antidolorifico (tachipirina o ibuprofene). Anche pomate antistaminiche possono venire in soccorso dei feriti, purché non abbiano allergie ed intolleranze specifiche. Buona norma, in ogni caso, soprattutto se ci sono bambini coinvolti, è recarsi presso la guardia medica o il pronto soccorso (meglio dermatologico) per scongiurare eventuali conseguenze impreviste dell’incidente.

I tentacoli delle meduse, filamenti dalla consistenza gelatinosa ed impalpabile, sono urticanti: la sensazione che il contatto con questi lascia sulla pelle è quello di una leggera ustione, che si protrae da qualche ora ad alcuni giorni. La pelle si arrossa in corrispondenza della zona toccata dalla medusa, che si copre successivamente di bolle. Qualora si sviluppassero sintomi più eclatanti come eruzioni cutanee estese, sudorazione eccessiva, difficoltà respiratorie è indispensabile recarsi al pronto soccorso: potrebbe esserci uno shock anafilattico in corso, una reazione allergica dalle conseguenze molto gravi alla puntura. Normalmente, però, salvo casi specifici, la puntura di medusa generalmente non comporta danni permanenti o potenzialmente letali ma solo un grande fastidio.

Abbiamo visto che in la reazione di prurito alla puntura è immediata; esistono però casi in cui, dopo un primo forte dolore iniziale, il prurito conseguente si manifesta successivamente e può protrarsi fino a dopo una settimana. Ciò non deve destare preoccupazione: si tratta di una reazione normale per alcuni individui, che va trattata con le stesse terapie ed i medesimi rimedi che si applicano ai casi più frequenti.

Terapie e rimedi per le punture di medusa

Il gel al cloruro di alluminio, con una concentrazione del 5% almeno, è invece uno dei rimedi più efficaci contro la puntura della medusa. Il gel arresta istantaneamente la diffusione delle tossine e placa bruciore e prurito con effetto immediato: applicato nei giorni successivi con costanza, porterà al riassorbimento della ferita.

Anche una pomata antibiotica come il Neosporin ha effetto immediato e va applicata subito dopo aver rimosso dalla ferita eventuali resti di tentacolo e aver fasciato con una garza sterile la zona urticata. La ferita va poi lavata almeno tre volte al giorno con acqua tiepida, per garantire la tenuta igienica dell’ambiente ferito.

Assumere antistaminici topici o per via orale aiuta ad alleviare il prurito e gli altri sintomi dell’irritazione cutanea e ad allontanare il possibile insorgere di infezioni. Il fastidio dermatologico che scatena il prurito può essere alleviato con delle compresse antistaminiche o con pomate a base di calamina o difenidramina, acquistabili in farmacia anche senza ricetta medica.

Eseguire questi trattamenti con continuità, nei casi in cui il prurito si manifesti o permanga anche dopo una settimana dalla ferita, è indispensabile per guarire.

Le creme lenitive a base di bicarbonato di sodio hanno una funzione immediata contro il prurito ed il loro uso reiterato nei giorni successivi al ferimento è fondamentale per abbreviare l’iter di guarigione.

Cosa evitare nel trattamento di una puntura di medusa

Infine, occorre sfatare una credenza popolare che affonda le sue radici nei secoli: trattare le punture di medusa con l’urina non è un rimedio efficace ma solo una perdita di tempo un po’ disgustosa. La composizione chimica dell’urina infatti non ha alcun effetto lenitivo sul bruciore né tantomeno ha magiche proprietà disinfettanti. Inutile dire che se l’urina non placa il bruciore altrettanto inefficace effetto avrà sul prurito!

Allo stesso modo l’ammoniaca non è molto utile: perché l’effetto disinfettante abbia effetto sulla puntura di medusa, l’ammoniaca dovrebbe essere irrorata ad una temperatura tra i 40 e i 50 gradi, rischiando però di scottare ulteriormente la pelle già urticata, arrossata ed in preda al prurito.

L’alcol è un altro rimedio da evitare: contribuisce infatti all’apertura delle nematocisti, le cellule urticanti rilasciate dalla medusa, con il solo risultato di espandere il bruciore ed aumentare il rischio infettivo.

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