Questione di Karma: recensione del film di Edoardo Falcone con Elio Germano e Fabio De Luigi

Pubblicato il 10 Mar 2017 - 1:20pm di Francesco Salvetti

Questione di Karma arriva finalmente al cinema. Ecco una recensione del nuovo film uscito ieri in sala, diretto da Edoardo Falcone, con Elio Germano e Fabio De Luigi.

Giacomo è orfano di padre sin dall’età di 4 anni. Essendo benestante, la famiglia gli ha sempre permesso di dedicarsi a una vita di richieste eccentriche che, grazie a continui soddisfacimenti, non lo hanno mai fatto crescere rendendolo a quasi 40 anni un ricco bambino dotto. Quest’assenza del padre lo ha segnato per tutta la crescita, sino a quando si interessa alle teorie sulla reincarnazione del professor Sterne, il quale durante un  incontro gli rivelerà che il suo amato padre si è reincarnato in Mario Pitagora. Mario e Giacomo si incontreranno e il loro rapporto come potremo definirlo?

Questione di Karma: recensione completa

Quando tre anni fa un Alessandro Gassman nelle vesti di un prete, era in motorino per le vie della Garbatella, venne misteriosamente colpito da un Auto, senza sapere se si sarebbe salvato o no, in tanti siamo rimasti molto colpiti da come un regista esordiente avesse gestito una scena simile. Ottimo il timing, montaggio e le inquadrature. Quel film era “Se Dio vuole” e il regista esordiente era Edoardo Falcone.

Escludendo qualsiasi pensiero legato alla forte matrice cattolica e buonista di quel film, ricordiamo un ottima gestione della coppia Giallini-Gassman i cui ruoli erano scritti e diretti molto bene, tanto da far si che Massimiliano Bruno ripresenterà la coppia 3 anni dopo con “Beata Ignoranza” e Bryan Singer scriverà un remake Americano.
L’espediente ultraterreno e la matrice metafisica, tornano anche in quest’ultimo “Questione di Karma”, cosceneggiato con il socio Marco Martani, prodotto da Wildside e distribuito da 01 Distribution.

Come ha rivelato in conferenza stampa: “La reincarnazione è un espediente narrativo per parlare di più argomenti: come la paternità, la crescita, la solitudine, tutti ben gestiti con un solido lavoro di sceneggiatura”. Partendo dai due personaggi, estremamente centrali, pone le basi sul tema della paternità, diversa da come l’avevamo vista nel film con Giallini e Gassman dato che, in questo, offre una visione più ampia analizzando due casi: uno a cui il padre manca completamente e l’altro, quello di Elio che interpreta un padre non considerato. Questo scaturisce due personaggi che presentano due diverse solitudini evidenziate nel processo di crescita che entrambi affronteranno nel corso della storia.

Nell’analizzare la realizzazione del film ci siamo posti un quesito che, in conferenza stampa abbiamo declinato ai diretti interessati: “Avevate già pensato in fase di scrittura alla presenza di Fabio De Luigi e Elio Germano visto che qui vengono proposti in ruoli insoliti quasi a sfidare lo spettatore?”

Edoardo Falcone: “Insieme con Marco lavoriamo sempre prima su una solida base di sceneggiatura, arrivando a curarla molto, la scelta del cast è il passo seguente”.

Sin dalla locandina si evince una stranezza: De Luigi che guarda Elio Germano il quale è frontale al pubblico. Quindi? Lo spettatore medio vedendo il comico di Sant’Arcangelo di Romagna si aspetta che sarà lui a farlo sorridere mentre Elio a fargli da spalla o da contraltare. Edoardo Falcone ha sparigliato le carte! Ma andiamo per gradi.

Dopo un’eccessiva intro di circa 8 minuti, raccontata dalla voce narrante del protagonista, notiamo sin dalle prime sequenze un Fabio De Luigi, nel ruolo di Giacomo, sottratto e ridotto, dove si percepisce un lungo lavoro svolto con il regista per dargli quella giusta credibilità di un bambino 40enne molto dotto arrivando, durante la durata del film, ad intenerire lo spettatore. Il tutto va a discapito di un Elio Germano risvegliato da un lungo letargo.

Da 18 anni non aveva la risata in scena, sin da quando interpretava i panni del padre di un giovane Gabriele Mainetti ne “Il cielo in una stanza” dei fratelli Vanzina. Dato che è tutto concatenato Edoardo Falcone ha regalato a Elio la stessa intro del film d’esordio di Mainetti “Lo chiamavano Jeeg Robot”, rincorso da personaggi malfamati, proprio come Enzo Ceccotti. Elio è uno di quei tipi di attorea cui riesce tutto troppo facilmente, un po’ come Luca Marinelli (attualmente in sala con “Il padre d’Italia” e che a fine mese rivedremo in “Slam – tutto per una ragazza”). Giocando con la sua romanità (acquisita essendo Molisano), incarnando i tempi comici e rubando qualcosa in giro dai colleghi, dà ulteriore prova di come un ruolo più comico possa essere nelle sue corde.

Particolare attenzione va nel sottolineare il resto del cast, soprattutto i ruoli di Massimo De Lorenzo e Daniela Virgilio. Se il primo risulta avere le scene più divertenti del film nonostante il suo spazio ristretto, Daniela la troviamo in vesti insolite. Pur mantenendo quella sensualità che le ha regalato tanta fortuna grazie a “Romanzo Criminale – la serie”, qui è più dura,  ruggisce e tiene perfettamente la scena a fianco del marito Elio Germano.

Nonostante il film sia ben scritto diretto e interpretato è consigliabile a un pubblico di tutte le età, essendo una buonissima commedia da vedere questo weekend, dobbiamo ammettere di non aver condiviso alcune scelte in fase di montaggio, visto che un paio di gag vengono ben avviate ma risultano aperte facendo crollare un paio di punti di risata che, seppur volutamente non centrale nel film, mostra nella sua costruzione una carenza in fase conclusiva.

Info sull'Autore

Laureando in Ingegneria Gestionale presso l'università di Tor Vergata, da sempre appassionato di cinema e inviato per eventi cinematografici per Corretta Informazione.

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