Quinta malattia adulti, in gravidanza e bambini: sintomi, contagio, quanto dura, consigli sul sole

Pubblicato il 22 Lug 2022 - 11:25am di Alessandra Corbo

La quinta malattia o, come è anche nota con il nome scientifico, megaloeritema infettivo (o eritema infettivo), è una malattia benigna di origine virale, tipica dell’età infantile, ma che può presentarsi anche in età adulta.

Si chiama “quinta malattia” perché, in ordine cronologico, tra le malattie esantematiche – malattie caratterizzate dalla comparsa di un’alterazione (esantema, per l’appunto) visibile a livello cutaneo – è stata individuata per quinta.

Vediamo quali sono i suoi sintomi, le forme di diffusione e contagio, la sua durata e i consigli per un’eventuale esposizione al sole.

Sintomi della quinta malattia negli adulti

Pur essendo una malattia tipica dell’età infantile, in alcuni casi (non rari, a dir la verità) essa colpisce anche soggetti di età adulta, senza distinzione di genere e di età. Negli adulti, la malattia, pur avendo la stessa origine virale (il virus responsabile della malattia è il Parvovirus B19), non presenta gli stessi sintomi, anzi: negli adulti la sintomatologia è piuttosto differente da quella riscontrabile nei pazienti in età infantile. I sintomi tipici della quinta malattia nei pazienti adulti sono i seguenti:

  • Febbricola: la febbre non compare spesso nei pazienti adulti, tuttavia in caso di comparsa della febbre, essa non supera mai i 37,2°/37,5°;
  • Mal di testa: talvolta accompagnato da cervicalgia e dolore che si irradia fino alle spalle; 
  • Dolore alle articolazioni: ad essere colpite sono soprattutto le articolazioni di polsi, caviglie, ginocchia, spalle e dita delle mani;
  • Gonfiore in prossimità delle articolazioni; il gonfiore non è sempre riscontrabile ma si accompagna spesso alla sensazione fastidiosa di dolenzia;
  • Artriti acute: in almeno il 60% dei pazienti adulti è stata riscontrata un’infiammazione acuta delle articolazioni;
  • Artriti generiche (subacute, croniche);
  • Artromialgie: in almeno il 20% dei pazienti;
  • Spossatezza e malessere generalizzato;
  • Senso cronico di affaticamento.

Pur non essendo una malattia particolarmente pericolosa né particolarmente rischiosa per la vita, tuttavia occorre prestare attenzione ad essa, soprattutto per chi si trova in una condizione clinica di fragilità, come:

  • Soggetti immunodepressi;
  • Soggetti sieropositivi
  • Pazienti oncologici;
  • Individui affetti da patologie della famiglia delle anemie e delle leucemie.

In tutti questi casi infatti, se non correttamente trattata, la quinta malattia può comportare l’insorgere di severe complicanze, quali: anemia acuta, diminuzione dei globuli rossi e leucopenia.

Quinta malattia in gravidanza: probabilità e sintomi

Tra i soggetti adulti particolarmente suscettibili e sensibili alla quinta malattia, vi sono poi le donne in gravidanza. In questi casi, la malattia può diventare molto più pericolosa che in un adulto maschio o di sesso femminile che tuttavia non si trova in stato interessante. Il principale rischio connesso alla malattia è quello di trasmissione, attraverso la placenta, di gravi complicanze al feto.

L’infezione contratta dalla madre nei primi due trimestri della gravidanza può diventare potenzialmente fatale per il feto, soprattutto perché si tratta di un periodo durante il quale il rischio di incorrere in un aborto o in uno stato di morbilità del feto aumenta esponenzialmente.

Secondo alcuni studi è stato dimostrato che se il contagio avviene entro le prime 20 settimane di gestazione c’è una percentuale di rischio di aborto o di morte endouterina pari al 3-9%. Se invece il virus viene contratto dopo le prime 20 settimane, la possibilità che il feto contragga gravi complicanze aumenta sensibilmente. Tra le più gravi complicanze fetali, troviamo:

  • Grave anemia fetale;
  • Miocardite;
  • Scompensi cardio-congestizi;
  • Idrope fetale (accumulo di liquidi nei tessuti sottocutanei e nelle cavità sierose del feto).

Dal momento che anche per le gestanti la sintomatologia è sovrapponibile a quella di altre patologie meno gravi, non sempre è facile riconoscere i sintomi della quinta malattia che, anche nelle donne incinte, si manifesta con:

  • Mal di testa;
  • Febbricola;
  • Mialgie;
  • Malessere e nausea (sintomi facilmente confondibili con il malessere tipico ascrivibile alla gravidanza).

Per tali motivi, al fine di scongiurare il verificarsi di gravi e fatali conseguenze per il feto è opportuno rilevare la presenza nel sangue degli anticorpi contro il Parvovirus B19, l’agente eziologico responsabile della malattia.

Tuttavia, le gestanti possono tirare un sospiro di sollievo poiché la probabilità di contrarre la malattia nell’età infantile è notevolmente maggiore rispetto all’età adulta e pertanto gli anticorpi nel sangue saranno molto efficaci nel combattere il rischio di contrarre una nuova infezione durante i delicati mesi della gravidanza.

Frequenza e sintomi della quinta malattia nei bambini

Discorso differente, invece, per l’eritema infettivo contratto in giovane età. Come abbiamo già dichiarato più volte, la quinta malattia colpisce soprattutto pazienti tra i 5 e i 15 anni di età. Per questo viene classificato a pieno titolo come una malattia infantile/giovanile, poiché la stragrande maggioranza dei pazienti sono bambini e ragazzi. Inoltre, tra i ragazzi e i bambini la malattia tende a colpire con una certa stagionalità: in pieno inverno e all’inizio della primavera, forse perché i contatti ravvicinati sono molto più frequenti che nel periodo estivo.

In genere, la quinta malattia, nei bambini e nei ragazzi si manifesta con sintomi aspecifici, facilmente confondibili con un’influenza. Tra i sintomi caratteristici della quinta malattia nei giovani pazienti, troviamo:

  • Febbre lieve/moderata;
  • Mal di testa;
  • Raffreddore;
  • Mal di gola;
  • Ingrossamento ghiandolare;
  • Stanchezza;
  • Eritema cutaneo.

L’eritema cutaneo è il vero discrimine tra i sintomi manifestati dai pazienti infantili e quelli adulti. L’eritema cutaneo tipico della malattia ha un andamento e dei connotati ben delineati che potremmo così riassumere:

  • Comincia a livello del volto con un’eruzione a farfalla (segno tipico del megaloeritema) rossastra a livello delle guance, che appaiono gonfie e doloranti;
  • Comparsa dopo pochi giorni di ulteriori macchie rossastre sul tronco, sulle natiche e negli arti superiori e inferiori;
  • Estensione finale dell’esantema a livello del palato e della mucosa orale;
  • Più raramente, estensione dell’eritema anche ai palmi delle mani e sulle piante dei piedi.

Come avviene il contagio della quinta malattia?

La quinta malattia è altamente contagiosa, e come accade per la maggior parte delle malattie di tipo virale, essa si trasmette per via aerea.

I principali veicoli di trasmissione del virus responsabile della malattia sono le cosiddette secrezioni respiratorie: muco e saliva.

Perciò, le modalità di trasmissione sono rappresentate:

  • colpi di tosse;
  • starnuti (che rappresentano la modalità di trasmissione in assoluto più frequente di tutte);
  • droplets, le microgoccioline di saliva che si emettono nell’aria specialmente durante la respirazione e durante il parlato.

Tuttavia, il contagio può avvenire anche in maniera indiretta (e perciò più subdola):

  • mediante passaggio di oggetti;
  • mediante scambio di sangue infetto (o emoderivati);
  • attraverso la placenta (condizione rara e più grave delle altre).

Tuttavia, il picco di contagiosità viene raggiunto nel momento immediatamente precedente alla comparsa dell’esantema: quando il bambino manifesta l’eritema, a quel punto non sarà più contagioso e, se le condizioni generali lo consentono, può anche rientrare a scuola. Analogamente, nei pazienti, quando compaiono le mialgie e le artriti acute, in quel momento il paziente sarà meno contagioso rispetto al momento in cui manifesta febbre e altri sintomi ad essa connessi. In altre parole come per ogni altra malattia, il picco di contagiosità corrisponde al momento dell’incubazione della malattia, e cioè quando i sintomi non sono ancora pienamente manifesti.

Quanto dura la quinta malattia?

Fortunatamente, nella maggior parte dei pazienti, la quinta malattia si risolve spontaneamente senza complicazioni e nel giro di pochi giorni.

A conferma di ciò lo dimostra il fatto che molti dei pazienti, specialmente quelli che hanno contratto la malattia in tenera età, nemmeno ricordano di averla avuta. Inoltre, non richiede un trattamento specifico della sintomatologia perché trattandosi di una malattia di origine virale, non esistono farmaci specifici in grado di curarla. Perciò, la malattia una volta fatto il suo corso, sparisce nel giro di 15/21 giorni al massimo, comprensiva del periodo di incubazione.

Il periodo di incubazione del virus può variare da un minimo di 2 giorni fino a un massimo di 20 giorni (in casi rari ed estremi), ma di solito, nell’arco delle 48 ore successive al contagio, iniziano a manifestarsi i primi sintomi, quali: febbre, raffreddore e dolori diffusi.

Questa fase dura al massimo 2/3 giorni, dopodiché iniziano a comparire i sintomi secondari come l’eritema (nei bambini) e i dolori articolari nell’adulto. L’intera sintomatologia si sviluppa per poi scomparire del tutto nell’arco di 14/16 giorni

Quinta malattia ed esposizione alla luce solare: consigli

Come abbiamo osservato, dopo circa 3 settimane, l’esantema scompare. Tuttavia, in alcuni casi potrebbe rimanere silente e ricomparire dopo mesi. La pelle infatti, specialmente nelle aree colpite dall’esantema, rimane particolarmente sensibile e, se stimolata, potrebbe nuovamente comportare l’arrossamento delle aree precedentemente colpite.

Una delle principali fonti di stimolo per l’eruzione cutanea sono i raggi UVB. Pertanto, nelle immediate settimane successive alla scomparsa della malattia (circa 4/6 settimane) è sconsigliato esporsi al sole, soprattutto nelle ore più calde della giornata (10.00-16.00), per non incorrere nel rischio di nuova comparsa dell’esantema. In alternativa è possibile esporsi nelle ore meno calde e usare comunque creme lenitive e ad alta protezione solare (+50, incolore e inodore). In alcuni casi è possibile prendere degli integratori vitaminici che possono aiutare la pelle a ristabilire il suo equilibrio naturale. Tuttavia, prima di prendere qualsiasi tipo di farmaco o integratore è sempre consigliabile confrontarsi con il proprio medico che sarà in grado di consigliare la migliore terapia da intraprendere.

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