Libia: raid degli Stati Uniti

Pubblicato il 15 Giu 2015 - 2:19pm di Irene Masala

Nuovo attacco dell’Aeronautica degli Stati Uniti in Libia, con obiettivo la fattoria di Al Nofali, vicino alla città di Ajdabya, nella quale si svolgeva, secondo fonti dell’intelligence, una riunione di cellule jihadiste. Secondo il governo filo occidentale di Tobruk, nell’attacco avvenuto durante la notte tra sabato e domenica, sarebbe rimasto ucciso uno dei leader più ricercati di Al Qaeda, Mokhtar Belmokhtar, e altri due dirigenti islamisti, Ansar al Sharia e Sufian Bin Qumu, quest’ultimo pare fosse direttamente coinvolto nell’attentato all’Ambasciata americana a Bengasi, nel quale è stato ucciso l’ambasciatore Chris Stevens.

Per il momento il Pentagono si limita a confermare il raid, il cui obiettivo ufficiale era quello di colpire “un terrorista associato ad al Qaida, minaccia per gli interessi dell’America e dell’Occidente”. Più cauti circa l’esito dell’operazione, secondo quanto riportato dal portavoce Steve Warren, “si stanno ancora valutando i risultati dell’intervento e forniremo ulteriori informazioni al momento giusto”.

Le uniche notizie relative alla morte di Mokhtar arrivano dal governo della Libia in una lunga dichiarazione nella quale si precisa che gli Stati Uniti non avrebbe agito in maniera unilaterale ma in modo concordato con le autorità locali, intenzionate a colpire cellule di Al Qaeda.

Mokhtar, considerato una primula rossa dell’estremismo qaedista, è stato l’artefice di numerosi attacchi e rapimenti, il più sanguinoso dei quali in Algeria nel 2013, quando è stato sequestrato l’impianto di In Amenas, che portò all’uccisione di 35 ostaggi.

Nonostante gli Stati Uniti si siano ufficialmente tenuti fuori dalla crisi in Libia, l’ultimo intervento di questo tipo risale infatti al 2011 nell’ambito dell’intervento Nato in ottica anti Gheddafi, in questi ultimi anni ci sono stati diversi attacchi chirurgici firmati Usa: nell’ottobre del 2013 un altro esponente di Al Qaeda, Abu Anas al Libi è stato catturato da un commando del Delta Force a Tripoli e nel giugno del 2014 è stato fatto prigioniero anche Abu Khattala, con l’accuso di essere implicato nell’assalto all’Ambasciata americana. Queste ed altre operazioni di ricognizione sono state portate avanti dal governo americano nei cieli e nel territorio libico nel silenzio più assoluto, rischiando di minare la situazione in Libia, già altamente instabile e con dirette ripercussioni sul’Italia e sull’intero sistema Europa.

Info sull'Autore

Laureata in Scienze Politiche e Giornalismo ed Editoria, da anni si occupa di geopolitica e relazioni internazionali, con particolare interesse per il Medio Oriente e il conflitto arabo-israeliano. Due grandi passioni, scrivere e viaggiare, l'hanno portata a trascorrere gli ultimi sei anni tra Roma, Valencia e Israele/Palestina. Ha inoltre frequentato il Master in Giornalismo Internazionale organizzato dall'IGS (Institute for Global Studies) e dallo Stato Maggiore della Difesa, nell'ambito del quale ha avuto modo di trascorrere due settimane come giornalista embedded nelle basi Unifil in Libano.

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