Recensione Creed Nato per combattere e trama: il ritorno di Sylvester Stallone con Rocky Balboa allenatore

Pubblicato il 13 Gen 2016 - 6:37pm di Marta Anna Borucinska

Esce Creed – Nato per combattere, film che coraggiosamente si presenta come seguito di una delle saghe più amate del cinema, Rocky, intramontabile classico di Sylvester Stallone. Nel film, in uscita nelle sale giovedì 14 gennaio, vedremo di nuovo in scena Rocky Balboa, stavolta in veste di allenatore di una nuova piacevole scoperta, Adonis Johnson (interpretato da Michael B. Jordan), figlio del celebre Apollo Creed.

Recensione del film “Creed – Nato per combattere”

Il film riporta la mente all’inizio, momento in cui il nostro amato Rocky Balboa faceva il suo ingresso nel mondo della boxe e del cinema mondiale, un ingresso amato non solo da chi segue questo sport, non solo dagli amanti dei film d’azione, ma anche da chi ama il cinema tradizionale, quello pieno di cultura americana e del suo “underground style”, amante della semplicità accurata nei minimi dettagli, e di un personaggio che ci ha fatti innamorare di quella sua dolcezza e simpatia concentrate in un corpo da “Stallone Italiano”.

In Creed – Nato per combattere l’atmosfera è diversa, è quella di un cinema moderno, il cinema in HD, è un film in cui lo stampo americano si percepisce in frasi eclatanti, in momenti epici, e in qualche scena che ha del non-naturale ma che mantiene quello stile che serve a rendere eroi i personaggi del film. L’umorismo c’è, ma non è lo stesso di “tarta e ruga”, non è lo stesso humour di un pugile che si allena in un frigorifero. Ma del resto è proprio questo che si propone Creed, continuare la storia, non lo stile.

E la storia c’è, è quasi la stessa di Rocky, Adonis figlio di Apollo Creed deve farsi un nome, e per farselo sfiderà il campione del mondo. Grazie alla regia riusciremo ad amare anche questa storia, e fino in fondo riusciamo ad entrare nello scontro finale, sia che amiamo questo sport o no, siamo lì perché siamo entrati nel film.

Inquadrature ed effetti intelligenti ed azzeccati da parte del regista Ryan Coogler, pluripremiato per il suo film d’esordio “Prossima fermata Fruitvale Station”. Ritmi giusti che intrappolano lo spettatore, e gli fanno dimenticare momenti magari un po’ troppo in stile Blockbuster, da parte dei montatori Michael P. Shawver e Claudia Castello. La sceneggiatura è semplice, la storia pure, ma in qualche modo la collaborazione tra regia e montaggio ci fanno dubitare dell’esito fino all’ultimo.

Il cast: Sylvester Stallone e Michael B. Jordan non deludono

Sylvester Stallone, premiato ai Golden Globes 2016 come miglior attore non protagonista, è magnetico come sempre, pieno della sua sensibilità in quel corpo da “macho” che, sebbene con quarant’anni in più, è sempre riconoscibile, e quegli occhi tondeggianti, che in questo film hanno uno sguardo quasi paterno verso il protagonista, dando grande prova di recitazione. Senza dubbio la miglior interpretazione del film.

Michael B. Jordan, seconda volta star del regista Coogler, dà prova di grande dedizione fisica e realismo, sia nel corpo che nella recitazione che risulta giusta per il ruolo, sebbene non raggiunga mai picchi eclatanti.

Unica situazione in cui ritorna lo stile brillante di Rocky sono i combattimenti, studiati nel dettaglio, realistici al punto giusto, seguibili anche da chi non ha la passione per la boxe. Per il resto, l’atmosfera è nuova ma la storia che ci fa sognare c’è ed è un film ben curato e studiato, una piacevole sorpresa anche per gli scettici.

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