Riforma Pensioni APE 2016, novità pensione anticipata INPS, donne e lavoratori precoci: ultime notizie settembre

Pubblicato il 23 Set 2016 - 10:28am di Ubaldo Cricchi

Il protagonista principale della prossima riforma pensioni sarà l’APE: la misura che consentirà ai lavoratori con determinati requisiti di richiedere la pensione anticipata verrà applicata in tre modi differenti per meglio adeguarsi alla condizione della persona; vediamo quali sono le ultime novità di settembre 2016 anche per quanto riguarda i lavoratori precoci e l’Opzione Donna.

Le tre tipologie di anticipo pensionistico: ultime novità di settembre 2016

L’APE sarà quindi di tre diverse tipologie: è questa la strada individuata dal Governo per allargare la platea dei possibili beneficiari dell’anticipo pensionistico ed evitare di fare interventi successivi. L’APE Social, l’APE aziendale e l’APE volontaria verranno illustrati anche al prossimo incontro con i sindacati che si doveva tenere all’inizio di questa settimana ma che è stato posticipato; nel frattempo ci sarà l’aggiornamento del Def e si potrà avere un’indicazione precisa sulle finanze disponibili per l’eventuale applicazione dell’APE Social.

APE Social: ne potranno beneficiare anche i lavoratori precoci?

Questa tipologia di anticipo pensionistico prevede che non ci sia nessuna penalizzazione per il lavoratore e che il contributo per l’uscita dal lavoro sia a carico dello Stato. Ovviamente è un trattamento che verrà riservato solo a determinate categorie di lavoratori: la platea dei beneficiari verrà definita in base alle coperture disponibili, ma dovrebbero farne parte, oltre ai disoccupati di lungo periodo, gli invalidi e gli usuranti, anche i lavoratori precoci (la proposta di bonus contributivo di cui si è parlato nei giorni scorsi non ha suscitato grande entusiasmo e un’eventuale Quota 41 comporterebbe costi troppo elevati per le casse dello Stato). Oltre ai possibili beneficiari rimane anche da definire quello che sarà il tetto massimo dell’assegno pensionistico: il Governo pensa a 1.500 euro lordi, mentre i sindacati preferirebbero una soglia più alta (1.600 euro).

La seconda tipologia di anticipo pensionistico è quella pensata per le aziende che attraversano momenti di difficoltà e si trovano costrette a mettere alcuni dipendenti in cassa integrazione: anche con l’APE aziendale il lavoratore verrà mandato in pensione senza costi, ma a differenza della versione social questi non saranno a carico dello Stato ma del datore di lavoro. Si deve ancora capire bene se uno strumento del genere sia davvero applicabile (le coperture e le modalità di funzionamento sono ancora tutte da verificare), ma potrebbe essere un modo per includere anche i lavoratori che sono in attesa dell’ottava (e ultima) salvaguardia.

L’ultimo tipo di anticipo pensionistico è quello “normale”, ovvero l’APE volontaria. I lavoratori che scelgono di accedere all’anticipo pensionistico per uscire prima dal mondo del lavoro vanno incontro a delle penalizzazioni abbastanza importanti (la loro entità è un punto che deve essere ancora chiarito bene, anche se non molti giorni fa era stata fatta una stima su quelli che possono essere i costi dell’APE per il lavoratore). C’è quindi tanta attesa per il 27 settembre, il giorno del nuovo incontro tra sindacati e Governo, nella speranza che l’Esecutivo possa avere un’idea più chiara sulle risorse disponibili per questa parte della riforma pensioni.

Il rinnovo dell’Opzione Donna tra le possibili novità della riforma pensioni

Il meccanismo dell’anticipo pensionistico non piace a tutti (Rienzi del Codacons l’ha definita come un’Ape regina per le banche, ma velenosa per i lavoratori pensionandi, che andranno incontro a condizioni non proprio vantaggiose), ma non sarà l’unico intervento della riforma pensioni. La misura che ha più probabilità di concretizzarsi è la proroga dell’Opzione Donna: nelle prossime settimane si saprà quanto è rimasto dei 2,5 miliardi stanziati per questo provvedimento; secondo le ultime richieste la proroga consentirebbe alle lavoratrici di andare in pensione a 57 anni (58 per le autonome) anziché a 67 anni e 7 mesi, purché abbiano raggiunto i 35 anni di contributi, andando incontro ad una riduzione dell’assegno mensile causato dal ricalcolo con metodo contributivo. Sempre che i fondi avanzati non vengano destinati al finanziamento di altre misure: è questo il timore dei Comitati che si battono per il rinnovo dell’Opzione Donna, dai quali è arrivata anche la proposta per la ricongiunzione dei contributi versati dalle lavoratrici nelle diversa casse previdenziali, in modo da diminuire la penalizzazione.

Info sull'Autore

Sardo trapiantato in Umbria, dopo una lunga gavetta da articolista, posso vantarmi di essere un giornalista pubblicista. Convinto oppositore della scrittura in stile SMS, adoro gli animali e la musica.

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