Ritorno al bosco dei 100 Acri: recensione del film su Winnie-the-Pooh e Tigro

Pubblicato il 6 Set 2018 - 11:23am di Francesco Salvetti

Christopher Robin è un uomo stressato dal lavoro sottopagato, con una moglie e una figlia a cui dedica molto poco tempo. Da piccolo è stato protagonista assieme ai suoi amici Winnie-the-Pooh, Pimpi, Ih-Oh di avventure pazzescheda lui immaginate, disegnate e probabilmente anche vissute.  In seguito all’ennesimo weekend in cui è oberato di lavoro, dall’albero davanti casa sua sbuca un suo caro amico del passato. Allora era vero? Forse.

Recensione Ritorno al bosco dei 100 Acri del nostro inviato

A. Milne è vissuto tra fine 1800 e si è spento poco dopo il 1950. Senza computer, ma solo con una matita o una macchina da scrivere, la fantasia la si esprimeva nell’inventare storie, magari scriverle o farne un’illustrazione. Spesso si scriveva per raccontare un’emozione, un sentimento, come l’amore per un padre verso il proprio figlio, per distrarlo dagli orrori della guerra, per farlo addormentare e viaggiare con la fantasia.

Da questo evento di vita quotidiana che nascono le storie del noto orsetto giallo, dal maglioncino rosso, Winnie-the-Pooh. Christopher Robin è il protagonista di queste storie ma è la metafora del figlio. In Winnie il sig. Milne ha inserito tanti elementi che lo configurano come il miglior amico, il fratello perfetto, o quella parte necessaria per un bambino di quell’età che gli manca per essere completi.

Il 30 agosto, al termine delle vacanze, arriva il nuovo film di Marc Foster, che vi renderà il rientro molto più leggeri del previsto. Con una sceneggiatura scritta dalla coppia insolita Alex Ross Perry e Allison Schroeder. Entrambi alla prima apparizione nel mondo Disney, creano un testo che si ispira ai racconti di Milne, mantenendo la leggerezza di tutti i personaggi da lui creati rimanendone fedele al tipo di linguaggio, ma soprattutto con una storia diversa dal recente “Vi presento Christopher Robin” di casa Fox. Nonostante sia prossimo il matrimonio tra casa Fox e Disney anche nella scelta del cast servivano dei volti diversi, più espressivi, più malleabili, così al posto di DomhnallGleeson è stato chiamato Ewan McGregor, un attore nato probabilmente in un’epoca diversa, dato che ha una fisicità, una maschera, che si presta ad epoche diverse rispetto alla modernità. Del suo stile recitativo ci colpisce la sua bocca come si muove, ad esempio quando la apre e fa espressioni di stupore, si possono notare tutte le rughe d’espressione ben marcate. Riguardo l’attrice che interpreta la moglie di Christopher, HayleyAtweel (conosciuta per il ruolo dell’agente Carter nel film “Capitan America” e protagonista della serie omonima realizzata in collaborazione tra Marvel e Netflix), ha uno sguardo molto espressivo che colpisce direttamente le corde emotive dello spettatore, realizzando a pieno le richieste del regista Marc Foster alzando le difficoltà del protagonista nella situazione di dinamica familiare.

Il film è un prodotto per tutta la famiglia, da vedere padri e figli insieme, perché di un nostro Winnie-the-pooh ne avremo sempre il bisogno.

Info sull'Autore

Laureando in Ingegneria Gestionale presso l'università di Tor Vergata, da sempre appassionato di cinema e inviato per eventi cinematografici per Corretta Informazione.

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