I sonar: un pericolo per i cetacei

Pubblicato il 11 Lug 2013 - 9:00pm di Redazione

IL CTO-CMRE AMMETTE CHE I SONAR PROVOCANO DISORIENTAMENTO NEI CETACEI E LA NRDC LANCIA L’ ALLARME: LA NAVY UCCIDERA’ MILLE BALENE E MIGLIAIA NE RESTERANNO FERITE

SonarQuesta volta il risultato dell’ esperimento del team di ricerca anglo-americano facente parte del Cto-Cmre (Centre for Maritime Research and Experimentation Nato Science and technology organisation di La Spezia), una sezione di ricerca della Nato, ha prodotto risultati chiari: l’impiego dei sonar per le esercitazioni militari produce un cambiamento nel comportamento dei cetacei; le frequenze dei dispositivi emettono suoni di elevata intensità sott’acqua che disturbano la comunicazione di questi animali, provocando un’ estensione dei tempi di immersione e il successivo intervallo di non foraggiamento.

I sensori, che sono state attaccati mediante ventose dai ricercatori a 17 balenottere azzurre e a due zifidi,  hanno rivelato che i cetacei non appena i sonar (questa volta simulati!) emettono frequenze, si allontanano dalle fonti di cibo, cambiando direzione e nuotando più velocemente. È stato calcolato che in un solo boccone è presente mezzo milione di krill e l’ impiego di questi dispositivi risulta perciò pericoloso dal punto di vista energetico.

Tuttavia, uno dei primi contributi fondamentali che ha evidenziato la pericolosità dei sonar si deve al biologo ateniese A. Frantzis, in seguito allo spiaggiamento di 12 zifidi  nel 1996 sulle coste greche; ciò che fece insospettire il ricercatore furono diversi fattori: gli zifi sono esemplari che nuotano ad elevata profondità e quindi difficilmente si arenano, la posizione degli stessi a distanza gli uni dagli altri lungo tutta la costa e il bollettino della marina militare americana che avvisava i naviganti della presenza di esercitazioni militari in quella zona. Il biologo scrisse un articolo su Nature dal titolo: “Possono i test acustici portare allo spiaggiamento delle balene?”.

Le autopsie sulle carcasse evidenziavano una lacerazione dei tessuti intorno alle orecchie e al cervello e la formazione di bolle di gas, una sorta di malattia da decompressioneAltri casi si verificarono nel 2000 alle Bahamas, in seguito ad esercitazioni militari 17 zifi si arenarono e persero la vita. Nel 2002 alle Canarie si spiaggiarono 14 zifi e due anni dopo 4;  il governo spagnolo insituì una moratoria sulle esercitazioni militari in quelle acque.

Il Natural Resources Defence Council, una delle maggiori associazioni ambientaliste americane, ha lanciato un attacco alla Navy, la marina militare USA, stimando che a causa di esercitazioni militari che prevedono l’ uso di sonar, nonché di esplosivi, in cinque anni perderanno la vita 1000 balene, migliaia ne rimarranno ferite e 5 milioni perderanno temporaneamente l’ udito. È stato esteso l’ invito a tutti gli americani di inviare una mail al segretario della difesa Hagel al fine di sollecitare proposte alternative che non implichino la morte di questi splendidi esemplari.

Numerose sono le cause che possono portare allo spiaggiamento dei cetacei, come le ferite mortali, malattie naturali, correnti oceaniche, forti mareggiate o la coesione sociale che spinge il branco a rispondere alle richieste d’ aiuto dell’esemplare in difficoltà. Tuttavia la causa naturale, legata alla fatalità, è ben diversa da quella provocata dall’ uomo, che in nome di una presunta superiorità diventa l’ essere più irrispettoso del pianeta.

Per dirla con i Bastille: “Where do we begin, the rubble or our sins?”: da dove possiamo ricominciare, dalle macerie o dai nostri peccati?  Fino a quando il pianeta sopporterà questa invasione umana?

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