Sono solo fantasmi: recensione sul Ghostbusters italiano con Christian De Sica, Carlo Buccirosso e Gianmarco Tognazzi

Pubblicato il 20 Nov 2019 - 2:15pm di Francesco Salvetti

Arriva nelle sale “Sono solo fantasmi” il ghostbuster italiano con Christian De Sica, Carlo Buccirosso e Gianmarco Tognazzi, scritto da Nicola Guaglianone

Che legame hanno un mago squattrinato e un economista finto milanese? Un padre, Vittorio che, non appena morto gli ha lasciato in eredità un fratello, Ugo, di cui non ne sapevano l’esistenza. I due si aspettavano beni materiali, per ripianare i loro problemi economici e sbrigare la pratica ereditaria in poco tempo. Alla fine i tre fratelli sono rimasti molto più tempo in città, perché?

Scopriamo questo “Ghostbuster italiano” facendo un breve passo indietro…

Recensione del film “Sono solo fantasmi”

Nella maggior parte dei film che hai scritto c’è sempre un personaggio vittima del pregiudizio. È stato un caso o è una scelta voluta?

“…. Quando ho fatto servizio civile a Tor Bella Monaca ho testato in prima persona il rapporto con il diverso: cos’è il diverso? Quanto ci spaventa? Rifiutiamo sempre qualsiasi cambiamento perche questo ci spaventa. Inconsciamente avevo un senso di stranezza, una sorta di pietà verso coloro che dalla società sono considerati deboli. Un giorno però sono rimasto colpito da questa scena:  c’era un tizio che passa davanti a un ragazzo con le stampelle, questo aveva una testa enorme e di punto in bianco gli dà un calcio dicendogli: “A st…, hai visto avete perso”. Quell’episodio mi ha fatto molto pensare, perché sai spesso si dice: “è più facile abbattere un muro che distruggere un pregiudizio”  e lui con quel gesto non aveva dato peso alla stampella…” Oramai è passato poco meno di un anno da questa intervista a Nicola Guaglianone, realizzata in occasione dell’uscita di “Non ci resta che il crimine”. Pochi giorni fa abbiamo visto in anteprima il nuovo film di Christian De Sica e abbiamo notato come oramai la penna di Nicola Guaglianone e Roberto Marchionni è una base salda su cui costruire i propri lavori. Si perché se c’è un fantasma dietro questo film, oltre al figlio Brando, sono proprio Nicola e Roberto.

L’elemento “patologico” che conosce la verità e che farà scattare la storia è un marchio di fabbrica del loro cinema, sin dal ruolo di Ilenia Pastorelli in Jeeg di Mainetti. Christian e Brando, capendone l’importanza di questo personaggio si sono rivolti a un attore che nel panorama italiano è sempre rimasto in secondo piano pur mantenendo una presenza costanze in quasi 20 anni di carriera: Gianmarco Tognazzi. “Gimbo” come lo chiamano i colleghi e come peraltro si chiama sui social, ha costruito il ruolo di Ugo (omaggio volontario al padre) con meticolosa cura in ogni piccolo dettaglio. Dallo stile nella camminata, agli occhiali storti, a un’espressione facciale particolare, Gimbo modella il personaggio chiave del film senza mai ridicolizzarlo o renderlo un elemento comico ma rimanendo sempre la chiave del film.

Facendo un passo indietro e tornando a parlare di fantasmi, ce ne sono molti che aleggiano dietro la realizzazione di questo lavoro. Uno su tutti è la figura paterna: Vittorio De Sica omaggiato e ricordato da Christian in tantissimi momenti. Partendo dalla camminata del mago Thomas (interpretato per l’appunto da Christian stesso) che, dopo un numero andato male si reca a piedi alla metro, lo troviamo passeggiare con il suo costume blu, questi capelli lunghi, in un mondo che lo rifiuta, che lo ignora, un po’ come Umberto D. Ci sono inoltre la sig.ra Cuccurullo, il passante alla stazione che chiede i soldi per aver tenuto compagnia a Buccirosso (aneddoto raccontato in tv da Vittorio), sino ad arrivare a quell’ultima scena che colpisce dritta al cuore dello spettatore e che creerà qualche piccola lacrima ai fan della famiglia De Sica.

Un altro fantasma che questa volta viene citato all’inizio dei titoli di coda è un nuovo grande regista che non vediamo l’ora di vedere con un suo lungo: Brando De Sica. Lo avevamo apprezzato già in “Amici come prima” dato che il suo apporto ha portato una ventata di freschezza a due attori che hanno fatto la storia dei film di Natale. In questa nuova avventura Brando “mette in pratica i suoi studi” essendo un grande esperto di horror e di cinema di genere, offre le sue capacità a servizio del padre e assieme a lui costruiscono un film camaleontico che si adagia, seguendo i registri di narrazione offerti dagli attori e dalla storia, creando un lungometraggio lontano anni luce dalla farsa banale ma che offre un possibile nuovo filone essendo fedele in ogni momento al genere di appartenenza. In questo film, con un biglietto solo, si ride, si piange e ci si spaventa, cosa volete di più?

Info sull'Autore

Laureando in Ingegneria Gestionale presso l'università di Tor Vergata, da sempre appassionato di cinema e inviato per eventi cinematografici per Corretta Informazione.

1 Commento finora. Sentitevi liberi di unirsi a questa conversazione.

  1. Francesca 29 Novembre 2019 at 14:30 - Reply

    Ma quindi vale la pena vedere questo film? Sono diffidente sugli effetti speciali fatti dagli italiani

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