TFR e fondi pensione obbligatori: novità e ipotesi del Governo Renzi su liquidazione e prestito pensionistico

Pubblicato il 25 Apr 2016 - 11:38am di Ubaldo Cricchi

Partiamo da due presupposti: le pensioni dei lavoratori più giovani arriveranno sempre più tardi e con importi sempre più bassi e il TFR, ovvero la famosa liquidazione, viene vista come una sorta di jolly da giocare per risolvere le situazioni spinose; sono questi i punti di partenza di un progetto a cui sta pensando il Governo, che vorrebbe impiegare proprio il TFR per fornire al sistema previdenziale un po’ di liquidità ed evitare un futuro meno catastrofico; novità in arrivo anche per il prestito pensionistico.

Novità in vista: TFR ai fondi pensione obbligatori?

Come è stato più volte ribadito, per i nati negli anni ’80 le pensioni arriveranno molto tardi (intorno ai 75 anni) e le somme che verranno erogate probabilmente non si discosteranno molto da quello che è il valore dell’assegno sociale: per evitare che si verifichi una situazione così drammatica è necessario pensare già da ora a qualche intervento. Proprio per questo il Governo studia la possibilità di utilizzare il TFR per poter dare liquidità e un po’ di respiro all’intero sistema previdenziale senza dover stanziare risorse pubbliche. La liquidazione dei lavoratori ancora una volta si dimostra un versatile jolly: prima è stato utilizzato per dare liquidità ai lavoratori stessi con la possibilità di ricevere l’anticipo in busta paga, mentre a breve potrà essere utilizzato per un motivo praticamente opposto.

Al momento i lavoratori dipendenti possono scegliere la destinazione del trattamento di fine rapporto che può essere accantonato presso il datore di lavoro (o il Fondo di Tesoreria dell’Inps nel caso in cui l’azienda dà lavoro a più di 50 dipendenti), liquidato ogni mese in busta paga oppure destinato ad un fondo di previdenza complementare. Proprio questa ultima possibilità, che al momento è solo un’opzione di scelta, potrebbe essere trasformata in obbligo. Si studia anche la possibilità che l’obbligo di devoluzione ai fondi complementari riguardi solo una quota del TFR.

La “catastrofe previdenziale” del 2030 e l’ipotesi di devoluzione obbligatoria all’Inps

Ma utilizzare il TFR per integrare la pensione può essere la soluzione definitiva del problema? Molti dicono di no: nel 2030 potrebbe verificarsi quella che viene annunciata come la catastrofe previdenziale. In quel periodo andranno in pensione i lavoratori nati intorno alla metà degli anni sessanta (i cosiddetti baby boomers) e con l’eccezionale aumento del numero di pensionati, a cui fa da contraltare un netto calo delle persone occupate, è molto probabile che i soldi a disposizione non saranno sufficienti per pagare l’assegno di tutti.

Una delle toppe a cui si pensa per evitare questo pericoloso scenario è la devoluzione obbligatoria del TFR all’Inps, esattamente come accade per i contributi obbligatori aggiuntivi. Il sistema previdenziale riceverebbe un’importante iniezione di liquidità, ma che quasi certamente non sarà utile per l’autofinanziamento della propria pensione, visto che le somme verranno impiegate per il pagamento degli assegni di chi è già uscito dal mondo del lavoro: la liquidazione in questo modo rischia di essere persa per sempre, divorata da un sistema in grande difficoltà.

Conseguenze per lavoratori e aziende, il Governo pensa anche al prestito pensionistico

Ancora non è possibile sbilanciarsi per sapere cosa verrà deciso, ma sembra sempre più probabile che la liquidazione dovrà essere obbligatoriamente devoluta ai fondi pensione (meno probabile l’ipotesi di una devoluzione all’Inps). Cosa potrebbe comportare una scelta del genere ai lavoratori e alle imprese? Senza liquidazione il lavoratore si ritroverebbe in grossa difficoltà nel caso in cui perda la sua occupazione. Le imprese invece si ritroverebbero danneggiate visto che verrebbe a mancare una buona fetta di liquidità rappresentata proprio dalle quote di TFR accantonate in azienda.

L’argomento è delicato e molto importante (si parla di un giro di liquidità che supera i 20 miliardi di euro all’anno), ma siamo solo all’inizio di questa possibile svolta. Le aziende e i sindacati si sono già detti contrari ad operazioni di questo tipo. L’obbligo di adesione ai fondi pensione, che probabilmente sarà reso meno pesante per i lavoratori con un abbassamento della pressione fiscale e un innalzamento della deducibilità dei versamenti, rappresenta solo una delle novità della mini-riforma a cui il Governo sta pensando per la prossima legge di Stabilità: non è da escludere l’introduzione del prestito pensionistico, uno strumento che permette ai lavoratori di richiedere un anticipo della propria pensione; le somme verrebbero erogate dalle banche tramite l’Inps e il lavoratore inizierà e restituirle una volta uscito dal mondo del lavoro con piccole rate scalate direttamente dall’assegno mensile.

Info sull'Autore

Sardo trapiantato in Umbria, dopo una lunga gavetta da articolista, posso vantarmi di essere un giornalista pubblicista. Convinto oppositore della scrittura in stile SMS, adoro gli animali e la musica.

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