UE, Lampedusa sarà la tua fine

Pubblicato il 15 Ott 2013 - 9:00am di Redazione

PROTEGGENDO LE SUE FRONTIERE COSÌ ENERGICAMENTE, L’UE STA DISTRUGGENDO QUELLO CHE INTENDE SALVARE A TUTTI I COSTI, UN’EUROPA CENTRALIZZATA E MONOCULTURALE

UE

Nel 2010 il sindaco di Torrington nel Devon scuscitò scandalo con una sua “battuta” pubblicata su internet: “I clandestini sono come lo sperma – milioni di loro entrano ma solo uno lavora”. Dopo la tragedia al largo dell’isola italiana di Lampedusa, la verità potrebbe essere più vicina a questa: “migliaia raggiungono le nostre coste, ma raramente sopravvivono”.

Se io, [Srećko Horvat, n.d.T.], nato in Yugoslavia, e la mia famiglia non avessimo ricevuto asilo politico in Germania negli anni Ottanta, probabilmente non sarei qui a scrivere queste righe, perché il nostro futuro sarebbe stato incerto. Ebbi l’opportunità di imparare la lingua e persino di frequentare la scuola nel mio paese di adozione. Negli anni Novanta mi sono trasferito in Croazia e ora siamo cittadini “orgogliosi” dell’Unione Europea. Tre sistemi politici differenti in un periodo di vita piuttosto breve.

Durante la disintegrazione della Yugoslavia e la guerra degli anni Novanta, i rifugiati dalla Croazia, dalla Bosnia o dal Kosovo sopravvissero solamente perché ottennero asilo da alcune nazioni europee. Oggi, a distanza di soli 20 anni, sono le nostre nazioni ad essere ambite dai rifugiati provenienti dall’Afghanistan, dalla Libia o dal Pakistan, che vogliono entrare disperatamente nell’UE.

Nel luglio 2012, nelle acque meridionali dell’isola croata di Mljet, fu avvistato un barcone senza guida con 65 migranti a bordo. Dopo che fu salpato dalla Grecia, il motore dell’imbarcazione si ruppe e la nave vagò alla deriva per due giorni. I migranti a bordo erano originari della Somalia, dell’Egitto, della Siria e dell’Afghanistan, e volevano raggiungere la costa italiana. Alla fine si ritrovarono nel porto di Dubrovik, e ora cercano asilo in Croazia. Questo è un segno delle cose a venire. Per quale motivo? Perché la Croazia è lo stato dell’Unione Europea con la più lunga frontiera terrestre con nazioni extra-UE, più lunga di quella Finlandia-Russia (1340 km) e Grecia-Turchia (1248 km). Gran parte di questa frontiera è condivisa con la Bosnia ed Erzegovina, con la Serbia e con il Montenegro. Nel 2012, 1193 persone hanno fatto richiesta di asilo in Croazia, 50% in più rispetto all’anno precedente. Il maggior numero dei richiedenti asilo proviene dalla Somalia – un altro paese che è stato colpito per quasi due decenni da una sanguinosa guerra civile. E così la Croazia potrebbe diventare la nuova Lampedusa?

Sembra che la Croazia di fatto sarà l’antemurale Europae, ricordandoci il suo ruolo di antemurale Christianitatis, titolo attribuitogli nel 1519 da Papa Leone X in elogio al suo sforzo contro i turchi e l’avanzata dell’Impero Ottomano. Conscia di questa rinnovata situazione, prima dell’ingresso nell’Unione Europea la Croazia ha introdotto, su insistenza dell’UE, un visto per i cittadini turchi, provocando la Turchia, che ha contraccambiato re-introducendo un visto per i cittadini croati. Ancora una volta i croati sono chiamati ad aiutare l’Europa a resistere contro i “barbari quale compito principale nell’UE.

Qui è utile un riferimento al libro The Ruin of the Roman Empire: A New History dell’esperto di antichità classica James J. O’Donnell. Differentemente dalle interpretazioni tradizionali e prevalenti secondo le quali l’Impero Romano sarebbe collassato a causa delle invasioni barbariche, O’Donnell sostiene che in realtà solo i barbari lo avrebbero potuto salvare. La sua tesi principale è che i barbari che conquistarono l’Italia, l’Iberia, la Gallia e l’Africa settentrionale erano a tutti gli effetti romanizzati e completamente cristianizzati, e anziché rovinare le istituzioni romane, essi furono gli unici che continuarono a farle funzionare. Il grande storico antico Cassio Dione scrive nella sua Storia Romana:

Que’ Barbari incominciato aveano a adottare a poco a poco le lor costumanze, e ad intervenire ai mercati e alle fiere stabilite, e ad avere in somma con essi dei pacifici ed amichevoli abboccamenti: ma per altro non eransi ancora interamente dimenticati nè degli usi della lor patria, nè del loro innato carattere, nè della libertà, nè del valore che gli animava quand’erano colle armi in mano. Ciò non ostante però, persino a tanto che andarono a poco a poco, e per dir così, passo passo disimparando simili cose, e si usò ogni cautela che bel bello ne perdesser l’idea, non dispiacque molto ai medesimi un sì fatto cangiamento di vita, anzi neppur se ne accorsero.” (traduzione di Giovanni Viviani, 1790)

La tesi di O’Donnell è che l’Impero Romano cadde solamente quando l’imperatore Giustiniano tentò di “ristabilire” il vecchio impero romano, senza essere consapevole che era finito da molto tempo. Egli stava già vivendo in un impero in cui i “barbari” non erano più così barbari, ma erano stati influenzati dalla civilizzazione romana da decenni o addirittura da secoli, e non costituivano una minaccia per la “Leitkultur” romana. Invece fu Giustiniano a minacciare la sopravvivenza di Roma.

Analogamente, oggi l’UE non sta forse distruggendo quello che intende salvare a tutti i costi, un’Europa centralizzata e monoculturale che effettivamente è un fenomeno piuttosto recente, in quanto tale situazione non esisteva ancora sino al 1945? E l’Europa, attraverso Frontex, che controlla la gestione delle frontiere, non sta forse cercando di salvare quello che non può essere salvato, la “Fortezza Europa” che è già stata conquistata, non dai potenti immigrati ma dalla propria impotenza e dalla forza del capitale globale? Il problema europeo non è l’intrusione dei barbari – il problema è che l’UE di per sé è divenuta barbara, e la recente tragedia di Lampedusa ne è un esempio lampante.

Traduzione a cura di Piotr Zygulski

Fonte: The Guardian

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