Un viaggio a quattro zampe: la recensione di un viaggio che è l’inizio di un amore

Pubblicato il 15 Mar 2019 - 9:57am di Francesco Salvetti

Arriva nelle sale la storia delle storie “Un viaggio a quattro zampe” che, tramite un viaggio di un cane, ci racconta un legame eterno e indissolubile, dal 14 Marzo al cinema.

Lucas è un ragazzo che lavora e che ama gli animali. Davanti casa sua cura una piccola colonia di gatti dove al suo interno vive un cane, cresciuta con loro, in un legame che rompe i classici schemi di litigio tra cane e gatto. Sarà in un momento di smantellamento della colonia che tra le braccia di Lucas arriverà proprio lei: Bella. Un dolcissimo Pitbull che accompagnerà la sua vita creando quel legame indissolubile e spesso paritario tra cane e padrone.

Recensione “Un viaggio a quattro zampe”

Un cane non è un semplice animale di compagnia, è parte di te, è un fratello, è molto di più. Questo l’hanno capito benissimo Cathryn Michon e William Bruce Cameron che qualche anno fa hanno scritto e sceneggiato il libro che poi è diventato film dal titolo: “Qua la zampa”. Si analizzava il cane come anima assegnata a un uomo reincarnatasi nei vari cani che si possono accudire nell’arco della nostra vita (un cane vive in media 15 anni). In quella storia si rifletteva strettamente sul legame tra i due e gli veniva restituito un senso filosofico. Per  questo nuovo film “Un viaggio a quattro zampe” viene fatto un passo indietro rispetto a una possibile complessità del plot, scegliendone uno classico  e si è preferito spaziare più su altri aspetti “da adulti” pur mantenendo un target per bambini.

Il film si apre con il cane protagonista che ci descrive la sua infanzia come cresciuta in un mondo di gatti che l’hanno accolta e amata perché, come dice Bella nei primi anni di vita: “La casa è l’unico posto che conosci e chi ci vive è la tua famiglia”. Questa frase ci porta direttamente a riflettere sull’attualità e sul crescente razzismo che stiamo vivendo in tutto il mondo. Imprimere un concetto del genere ad un bambino, può assumere un valore educativo non indifferente, fargli capire che il “razzismo canino”, com’è stato definito nel film è solo una proiezione fantastica e non deve essere tramutata nella propria realtà.

Un’altra immagine che ci ha fortemente stupito è legata a una scena dove Bella è costretta ad andare in Messico. Nonostante vive bene, vuole raggiungere il suo Lucas da cui è stata prematuramente separata, per questo una volta in giardino salta la staccionata e scappa. La fuga dal Messico superando una staccionata, che per un cane è un muro, ci induce a pensare in modo metaforico al tentativo, messo in atto da parte del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nel costruire un muro tra l’America e il Messico.

Il film resta, nonostante questi aspetti, un prodotto costruito e realizzato per i bambini, la cui cura verso le movenze canine risulta maniacale e molto precisa. Se da un lato, in alcune scene, si nota la differenza nell’uso di più cani simili per lo stesso personaggio, le espressività del muso sono il vero punto di forza. Ogni cane è in realtà un grande attore che riesce a farsi capire sempre e a rendere tragiche tutte le sue mancanze, in questo film il personaggio di Bella, come tutti gli altri animali presenti sono realizzati e ammaestrati da esperti e il risultato è visibile sul grande schermo.

Info sull'Autore

Laureando in Ingegneria Gestionale presso l'università di Tor Vergata, da sempre appassionato di cinema e inviato per eventi cinematografici per Corretta Informazione.

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