Vittorio Arrigoni, il secondo anniversario

Pubblicato il 16 Apr 2013 - 5:40pm di Redazione

A due anni della morte di Vittorio Arrigoni il mondo lo ricorda per il coraggio di aver dedicato la sua vita alla causa del popolo palestinese

“Dobbiamo restare umani anche nelle situazioni più difficili perché, nonostante tutto, l’umanità deve esserci sempre dentro di noi e dobbiamo portarla agli altri”

Vittorio-ArrigoniIl 15 aprile è stato il secondo anniversario della morte di Vittorio Arrigoni, attivista, pacifista, reporter e scrittore. Come Rachel Corrie, Vittorio faceva parte dell’International Solidarity Movement (ISM), un’organizzazione non governativa che si occupa della causa del popolo palestinese. Vik, lo chiamavano così, è arrivato nella Striscia di Gaza ad agosto del 2009 eludendo ogni barriera israeliana. Dal suo arrivo fino alla sua morte, il 15 aprile del 2011, è rimasto a lavorare con l’ISM, manifestando ai confini, aiutando gli abitanti della Striscia e soprattutto documentando i crimini di Israele come reporter sul campo durante l’Operazione Piombo Fuso, che ha ucciso centinaia di civili palestinesi. Durante quei mesi il suo blog Guerrilla Radio e i suoi reportage ottengono notorietà internazionale.

Vittorio Arrigoni voleva testimoniare la brutale aggressione di Israele contro la Palestina: gli effetti devastanti dovuti all’uso del fosforo bianco da parte degli israeliani; voleva denunciare le condizioni in cui i gazawi erano costretti a vivere, in una vera e propria prigione a cielo aperto; voleva informare il mondo, attraverso il suo blog, i suoi reportage e i suoi video, sulle condizioni dei pescatori nella Striscia, costretti a pescare in un’area ristrettissima di mare con il rischio di essere sparati a vista se si allontanano da quell’area; voleva far conoscere i problemi dei contadini, che non hanno accesso alle campagne orientali di Gaza, le più fertili, inaccessibili perché vicine alle linee di confine con Israele.

Sono passati due anni dalla sua morte, ma ci sono ancora troppi dubbi sulle reali cause del rapimento e dell’omicidio premeditato, tuttavia i responsabili, intervistati da Nena News nel “Centro per la Riabilitazione del detenuto“, nel quartiere Katiba di Gaza city, si dicono pentiti: “Dovevamo solo dargli una lezione, non sapevamo che ci fosse un altro piano”, ma le loro parole non convincono e dopo essere riusciti a farsi abbreviare la pena in appello, nel febbraio 2013, scaricando la colpa sui loro compagni morti, possono mettere un punto alla vicenda. Chi invece non riesce a mettere un punto è la famiglia di Vik, la mamma Egidia e la sorella Alessandra, ancora in attesa di conoscere la verità e il perché della morte di Vittorio per mano dei palestinesi a cui lui ha dedicato gli ultimi anni della sua vita. Per ricordare Vittorio e la sua lotta per la libertà del popolo palestinese, a due anni dalla sua scomparsa,  sono state molte le iniziative organizzate.

Restiamo umani”, scriveva Vittorio Arrigoni alla fine di ogni suo articolo, perché restare umani è l’unico modo per dare senso alla propria vita, per avere uno scopo e una speranza, per guadagnarsi una dignità. Restare umani è l’unico modo per vincere la guerra contro chi ci vuole tutti animali pronti a sbranarsi per un misero potere. “Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere”, diceva Vik. “Credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini, alla stessa famiglia, che è la famiglia umana” ed è con queste parole che vogliamo ricordarlo, restando umani e mantenendo vivo il ricordo di un uomo che di questa frase ha fatto una virtù.


 

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