Cinquanta milioni in sei mesi, è boom dei voucher lavoro: opportunità o spinta al precariato?

Pubblicato il 16 Ago 2015 - 6:14pm di Ubaldo Cricchi

È cresciuta in maniera esponenziale la diffusione dei cosiddetti voucher lavoro, uno strumento creato per evitare che i contadini facessero lavorare in nero i propri parenti il cui utilizzo è stato liberalizzato dal Governo Renzi il 15 Maggio dello scorso anno. Nel giro di dodici mesi il ricorso a questi buoni lavoro è aumentato del 75%, con la vendita di quasi 50 milioni di voucher dal valore di dieci euro lordi nei primi sei mesi del 2015.

Informazioni contrastanti su lavoro e disoccupazione

In un periodo in cui sull’occupazione vengono spesso date informazioni discordanti (il Governo annuncia che aumenta il numero degli assunti con contratto a tempo indeterminato, mentre l’Istat denuncia che la disoccupazione non si schioda dal 12,7%, con un drammatico 44% tra i giovani), tralasciando le parole di coloro che accusano l’Esecutivo di manipolare i dati a proprio piacimento, nasce un dubbio: l’aumento del ricorso al voucher lavoro non corrisponde ad un aumento del precariato?

Cna: i voucher contrastano il lavoro nero

La Cna nega che il voucher lavoro sia in grado di generare precarietà, affermando che è uno strumento che agevola le imprese a “coprire” alcune attività di carattere occasionale e che hanno impatto economico non rilevante per le quali non sarebbe giustificato il ricorso ad altri rapporti di lavoro. In più in questo modo si contrasta il lavoro nero e si permette ai giovani di poter affrontare un’esperienza lavorativa, seppur di breve durata, in piena legalità.

Galeotti (Cgil): lavoratori sfruttati e fuori da ogni contratto nazionale

C’è invece chi, come Idilio Galeotti della Cgil, sostiene che la liberalizzazione dei voucher lavoro in tutti i settori ha portato ad un maggior sfruttamento di due particolari categorie di persone: i giovani precari e gli over 50 disoccupati o cassaintegrati che hanno terminato gli ammortizzatori. Chi “assume” con i voucher è più libero da vincoli (non c’è nemmeno l’obbligo di comunicazione), ma a questo fatto corrisponde una minor tutela per i lavoratori.

Lavoratori che vivono con il più alto grado di precarietà e senza alcuna protezione: il voucher lavoro rimane slegato da qualsiasi contratto nazionale firmato dai sindacati e la cifra del buono rimane sempre la stessa (dieci euro lordi, 7,50 netti). Insomma, l’aver cancellato i contratti a progetto (che almeno rientrava nei contratti nazionali) per contrastare la precarietà e contemporaneamente allargare il voucher lavoro a tutti i settori non è sembrata a tutti una grandissima idea.

Info sull'Autore

Sardo trapiantato in Umbria, dopo una lunga gavetta da articolista, posso vantarmi di essere un giornalista pubblicista. Convinto oppositore della scrittura in stile SMS, adoro gli animali e la musica.

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