Wonder: recensione del nuovo film di Stephen Chbosky con Julia Roberts

Pubblicato il 23 Dic 2017 - 9:58am di Helodie Fazzalari

Stephen Chbosky ci ha regalato dopo il suo ultimo film’ noi siamo infinito’ una nuova toccante sceneggiatura, tratta dal libro di Raquel ChboskyWonder’. Wonder, che in Italiano vuol dire ‘meraviglia’, è anche il titolo del del film che dal 21 dicembre è approdato sul grande schermo e che fin da subito ha compito per la sensibilità dei temi trattati e per l’attenzione e la delicatezza con cui viene sviscerato il delicato mondo giovanile. Vediamo gli aspetti principali che hanno entusiasmato gli spettatori, da chi sono interpretati i protagonisti ed i contenuti della commovente trama del film Wonder.

Il giovane e promettente attore Jacob Tremblay veste i panni di August Pullman, chiamato più comunemente ‘Auggie’, un bambino di 10 anni affetto dalla sindrome di Treacher Collins, una malattia congenita dello sviluppo cranio-facciale. Auggie è circondato da una famiglia unita che lo guida nel suo percorso di crescita. La mamma Isabel è interpretata dall’attrice Julia Roberts e Owen Wilson veste i panni del papà Nate. Olivia Pullman detta ‘Via’ è interpretata da Izabela Vidovic. Con l’inizio della scuola Auggie si circonda di tanti piccoli amici come Julian o la dolce Summer interpretati rispettivamente dai piccoli talenti Bryce Gheisar e Millie Davis.

La recensione di Wonder, il film (2017)

August Pullman il bimbo protagonista della pellicola Wonder è affetto da una sindrome cranio facciale che si ripercuote su tutto il suo percorso di crescita e anche sul suo apprendimento. Ha subito durante la sua infanzia ben 27 operazioni e nonostante la sua iper sviluppata intelligenza e la sua bravura in scienze, fino all’età di 10 anni si ritrova a studiare in casa con mamma Isabel come insegnante. Le medie però rappresentano la giusta occasione per affacciarsi al mondo e alla società. Un passo importante per il piccolo protagonista ma altrettanto difficile e pieno di insidie. È un età particolare quella delle medie, i bambini non sono più tanto bambini, ma ancora troppo lontani dall’essere adulti. È l’età in cui non si è più totalmente incoscienti, ma non abbastanza coscienti dall’evitare sguardi indiscreti e frasi inopportune. Così Auggie per via del suo aspetto è sin dai primi giorni di scuola vittima di bullismo, viene emarginato dai propri compagni e si ritrova catapultato in un mondo troppo diverso da quello dei suoi supereroi. Un mondo dove sembra non esserci un posto per lui, se non sotto il suo casco da astronauta sotto il quale è solito nascondersi anche in pubblico. È questa la ragione per la quale Auggie ama la festa di Halloween, l’unica in cui travestito riesce a camminare a testa alta e l’unico giorno, nel quale, non prova a comprendere le caratteristiche di chi lo circonda esclusivamente studiando il tipo di scarpe che questi indossano. Ma, paradossalmente proprio a causa del suo travestimento scoprirà qualcosa che non avrebbe mai voluto scoprire. Auggie è un fan di Star Wars, in particolare del suo eroe Chewbecca, come lui prigioniero della propria diversità. Diversità che ben presto diventerà un punto di forza per il piccolo protagonista, che riuscirà a superare i pregiudizi degli altri bambini mostrando il suo vero volto, quello della sua anima.

La pellicola è arricchita da diverse storie e dai punti di vista dei diversi personaggi. Mamma Isabel e papà Nate affrontano questa battaglia insieme ad Aguglie, spesso tralasciando le attenzioni per la sorella Via, considerata più ‘forte’, che risente di queste mancanze, ma che nonostante si senta sempre ‘la seconda’ cerca di stare quanto più vicino possibile al piccolo fratellino facendolo sentire meno ‘solo’ e meno ‘diverso’. Anche Via alla fine del film avrà la sua occasione di riscatto, ma non diciamo in che modo, per scoprirlo bisognerà andare a vedere il film.

Ogni personaggio della storia, come dice il narratore alla fine della pellicola, affronta una propria battaglia. Ogni personaggio, come ognuno di noi nella nostra vita, combatte contro qualcosa, contro qualcuno, o semplicemente contro se stesso, e vincere contro se stessi è forse la sfida più difficile da affrontare. Auggie ci è riuscito, ed è riuscito a far conoscere la sua parte più intima e vera circondandosi di persone che hanno iniziato a vedere tutto il bello che questo bimbo di 10 anni era in grado di donare. Che tu vesta i panni di Auggie, di Via, dei bulletti della scuola, poco importa perché in tutti i casi starai affrontando una sfida, e anche le persone che incontri staranno facendo lo stesso, quindi tanto vale ricordarsi di questo, essere gentili e regalare un sorriso, che sia ‘bello’ o ‘brutto’ poco importa, l’importante è che sia ‘vero’, proprio come quello di Auggie.

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