Carmen Consoli inaugura il tour teatrale, standing ovation per il concerto all’Auditorium di Roma

Pubblicato il 21 Gen 2016 - 2:15pm di Patrizia Monaco

Video e resoconto del concerto di Roma con cui Carmen Consoli ha aperto il tour teatrale 2016. In scaletta un’emozionante versione di “Non volermi male”.

Carmen Consoli

Resoconto del concerto all’Auditorium Conciliazione, a Roma Carmen Consoli ha inaugurato il Tour teatrale 2016

Voglio vivere così, col sole in fronte”, così Carmen Consoli cantava nella seconda metà del concerto svoltosi ieri sera all’interno dell’Auditorium Conciliazione di Roma. Le parole del brano Sintonia Imperfetta rappresentano un palese riferimento al celebre successo anni ‘40 firmato dalla coppia D’Anzi-Manlio e divenuto cavallo di battaglia di Ferruccio Tagliavini. Ma il sole, Carmen Consoli, più che in fronte, sembra avercelo dentro. Negli occhi, così pieni di esperienze vissute e sguardi incrociati. Nelle sue mani, capaci ancora una volta di muoversi sulla sua chitarra con esperienza e trasporto. Nella sua voce, accogliente e protettiva nei confronti del proprio pubblico, fedele compagno di un viaggio iniziato esattamente venti anni fa. È cresciuta Carmen Consoli, e parliamo di dimensioni interne, intime, mutate ancor di più da quando nella vita dell’artista ha bussato la profonda esperienza della maternità. E questo si rispecchia inevitabilmente sull’operato della cantantessa, arrivata a pubblicare nel gennaio 2015 il suo ottavo album di inediti, L’abitudine di tornare. Un ritorno atteso per cinque anni, non solo dai suoi numerosi sostenitori, ma dall’intera musica italiana che troppa mancanza sentiva di quella spigliata ragazza siciliana capace di raccontare la società ed i sentimenti come nessun altro negli ultimi anni. Dopo aver salutato un fortunato 2015 ed aver superato il rammarico del tour europeo, annullato in seguito ai tragici attentati di Parigi, Carmen Consoli ha inaugurato il suo tour teatrale che, dopo la data zero di Foligno l’ha condotta all’Auditorium Conciliazione di Roma, nel cuore della capitale.

Carmen Consoli

Quando Carmen sale sul palco sono le 21.30, circa mezz’ora oltre l’orario previsto, il tempo esatto per portare a termine gli ultimi preparativi e per condividere con il pubblico il talento del musicista Alessandro Finazzo, in arte Finaz. Le persone presenti in sala inizia a scaldarsi con l’entusiasmo che di minuto in minuto precede l’ingresso sul palco di Carmen Consoli. Finalmente i musicisti prendono posto, lasciando al centro della scena lo spazio per accogliere l’atteso arrivo della cantautrice siciliana, presentatasi con un look rock (ma non troppo), gonna di pelle nera ed una morbida camicetta rosso fuoco. Il sorriso è lo stesso che negli anni ha saputo conquistare l’Italia (e non solo) con la tipica alternanza tra ironia e saggezza narrata. A differenza del passato, ben poche saranno le parole pronunciate al microfono da Carmen Consoli, solitamente abituata a raccontare ciò che ogni canzone ha rappresentato per lei nel momento in cui prendeva forma tra parte testuale e musica. La scaletta del concerto si apre con un salto nel passato, esattamente al 2010, anno in cui veniva pubblicato l’album Elettra e dalla cui tracklist la cantantessa ha scelto di riproporre la splendida Sud Est. La prima parte della serata prosegue con Pioggia d’aprile e Il pendio dell’abbandono, brano introdotto da un simpatico intervento di Carmen, riferito alla fase semi-adolescenziale degli amori non corrisposti, motivo di cambiamenti personali (“prima devi amare te stesso” è il tipico consiglio dell’amico filosofo di Catania) nel tentativo di calamitare l’interesse della persona desiderata.

24 canzoni in scaletta, un viaggio tra passato e presente per festeggiare venti anni di carriera

Il viaggio musicale di Carmen Consoli continua e nell’Auditorium risuonano le note di Mandaci una cartolina, l’intensa canzone dedicata al padre dell’artista, Giuseppe, venuto a mancare nel maggio 2009. Il passato artistico della cantantessa torna a bussare poi con Fiori d’arancio, al cui ritmo l’intera platea dimostra di non riuscire proprio a rimaner impassibile, accompagnando l’artista con un fragoroso battito di mani. Giunge quindi il momento di un brano estratto da L’abitudine di tornare, Ottobre, storia di due ragazze adolescenti alle prese con un amore “proibito” ma che allo stesso tempo sembra costituire l’unica via per la felicità, a costo di dover rimandare il paradiso accettando di sopportare l’inferno. L’aria all’interno dell’Auditorium è vibrante, la sensazione è quella di voler fermare il tempo per godere al meglio della straordinaria capacità di Carmen Consoli di calamitare a sé l’animo di chi la ascolta, ancor più se arriva il momento de L’ultimo bacio, celeberrima canzone portata al successo nel 2010 e colonna sonora dell’omonimo film del regista Gabriele Muccino. In sala c’è chi si commuove e sono tante le vibrazioni positive emanate dal violino che accompagna l’emozionante esibizione la quale di lì a poco lascerà spazio ad un evergreen come In bianco e nero. Ancora una volta la raggiante Catania urla “presente” in sala intonando a gran voce le parole della canzone. Giusto il tempo di placare l’adrenalina che ci si ritrova al cospetto di un singolo viscerale come Guarda l’alba, da cui è impossibile non rimaner ipnotizzati. Quando Carmen canta “già vedo gli occhi di mio figlio, i suoi giocattoli per casa” risulta inevitabile sorridere pensando a quanto siano state premonitrici quelle parole, e a quanto effettivamente adesso il piccolo Carlo Giuseppe rappresenti quel figlio immaginato nel brano.

Un’emozionante versione di Non volermi male (video) e l’inevitabile standing ovation

Come accennato in precedenza, alla base del talento di Carmen Consoli, troviamo da sempre l’ironia. Non poteva dunque mancare A.A.A. Cercasi, geniale riferimento alla (non) meritocrazia vigente in Italia negli ultimi decenni. Ecco quindi L’eccezione, tra i brani più fortunati del percorso artistico della cantante e risalente all’omonimo album del 2002. La notte più lunga, secondo singolo in scaletta estratto da L’abitudine di tornare, emoziona e fa riflettere sul tema dell’immigrazione e degli sbarchi che ancora oggi avvengono sulle coste della Sicilia e quindi della terra tanto amata da Carmen. Perturbazione atlantica, vera e propria perla poetica, anticipa il momento di Venere, uno dei maggiori successi risalente agli albori della sua carriera, capace di far esplodere l’intera platea romana. A questo punto le luci dell’Auditorium calano e nel pieno centro del pubblico si erge la figura di Valentina Ferraiuolo, percussionista e cantante che con potenza vocale apre una parentesi dalle sonorità tipiche meridionali. L’attenzione virata sulla musicista, lascia il tempo necessario all’allestimento scelto per Non volermi male. Emozionante la limpida voce di Carmen Consoli accompagnata dal talento di Elena Guerriero al pianoforte, esibizione di cui riportiamo un video esclusivo:

Il concerto si avvia verso il gran finale e vengono proposte tre canzoni tra le più romantiche che l’artista catanese abbia mai scritto, lei che difficilmente usa il termine “amore” nei propri testi ma che di questo sentimento racconta nel migliore dei modi le tante sfaccettature ed ombre. Nell’ordine vengono eseguite Amore di plastica, Oceani deserti (scritta a quattro mani con il collega e amico Max Gazzè) e Orfeo, celebre singolo estratto dall’album Stato di Necessità.

Lo spettacolo è ormai agli sgoccioli ma il pubblico sembra non sembra proprio voler interrompere l’empatia creatasi con l’artista nelle due ore di concerto. Ed eccolo il sole in fronte citato in precedenza, sulle note di Sintonia Imperfetta, arrivando poi a coinvolgere l’intero Auditorium con Parole di Burro e Geisha, brano con cui Carmen, accompagnata da violino, tamburo e chitarra, tira fuori il lato più rock di se stessa. Tornano i sapori di Sicilia poi con ‘A finestra, inno alla realtà provinciale satura di occhi indiscreti e chiacchiericcio tipico dei piccoli paesi. Sembra essere arrivato il momento della buonanotte, troppo presto se consideriamo l’intensa euforia venutasi a creare all’interno dell’impianto romano. Carmen Consoli annuncia Questa piccola magia augurando al proprio pubblico la stessa gioia ed intensa serenità raggiunta con la nascita di Carlo Giuseppe, vero ed unico soggetto di ispirazione per questa nenia arrangiata con una sorta di bossa nova sud americana. Carmen ringrazia con affetto la sua famiglia romana (presente in sala Maria Sole Tognazzi, amica dell’artista e regista del videoclip del brano L’Eccezione) ed inizia a presentare la sua band, a cominciare dal suo storico compagno di avventura, il chitarrista Massimo Roccaforte. Ad accompagnarla nel corso dell’intero concerto, sono poi stati il tastierista Roberto Procaccini, Adriano Bonanni al violino, Claudia Della Gatta al violoncello, e poi ancora Luciana Luccini al basso, Fiamma Cardani alla batteria e Valentina Ferraiuolo alle percussioni e ai cori. È a questo punto che il pubblico in sala sente la profonda necessità di dimostrare affetto e gratitudine per un’artista capace di portare avanti magistralmente circa due ore di concerto. Tutti in piedi dunque, dando vita ad una standig ovation destinata a proseguire per diversi minuti. Carmen Consoli abbandona il palco, sembra che tutto sia finito e la gente in platea inizia ad abbandonare i propri posti. Ma è proprio in questo momento che la cantautrice fa il suo ritorno e propone come ultimo saluto uno dei primi brani scritti dalla sua eccelsa penna, Quello che sento. Sostenitori e appassionati sono lì, hanno raggiunto il sotto palco e accompagnano vocalmente la performance. Ma adesso il momento dell’arrivederci sembra essere davvero arrivato, non resta dunque che uscire dall’Auditorium romano ed affrontare la pioggia che incombe inesorabile sulla città eterna, con l’estrema consapevolezza di portare con sé il sole di Carmen Consoli, se non in fronte, quantomeno nel profondo del cuore.

Info sull'Autore

Nata nella provincia di Roma, è trascorrendo l'adolescenza nella capitale che inizia a coltivare la propria passione per il giornalismo. Amante della bella musica, della buona politica e dell'impegno sociale, continua giorno dopo giorno a coltivare la sua innata curiosità muovendosi tra i più svariati ambiti della comunicazione.

1 Commento finora. Sentitevi liberi di unirsi a questa conversazione.

  1. massimo marmifero 22 Gennaio 2016 at 11:48 - Reply

    ringrazio carmen perchè non puo’ darmi gioia piu’ grande ascoltarla.

Lascia Una Risposta