Rohani all’Assemblea Generale dell’Onu

Pubblicato il 25 Set 2013 - 6:00pm di Redazione

Rohani all’inaugurazione dell’Assemblea generale Onu. Dialogo con Obama?

Rohani

Ieri 24 settembre si è inaugurato a New York l’Assemblea Generale dell’Onu. Uomo più atteso della giornata è certamente il neo-presidente iraniano Rohani. L’incontro più atteso, quello tra il presidente iraniano eletto a giugno di quest’anno e il presidente Usa Obama. Lo storico carteggio tra Obama e Rohani in occasione dell’elezione dell’undicesimo presidente dell’Iran (14 giugno 2013), rivelato alla stampa solo pochi giorni fa, è solo un piccolo passo per ricostruire i rapporti tra gli acerrimi nemici di sempre: Iran e Usa. I due presidenti hanno avuto, infatti, l’occasione di affrontare due temi molto spinosi a livello internazionale: le armi chimiche in Siria e il nucleare iraniano.

Il catenaccio Russia-Iran-Siria sarà duro da rompere per Obama: le relazioni che intercorrono tra questi Paesi non sono solo di natura economica, ma delineano una politica del “buon vicinato” che ha già guastato l’euforia di Obama intento ad attaccare senza se e senza ma la Siria di Bashar al-Assad.

L’ambiguo accordo Usa-Russia stipulato a Ginevra, nel quale l’ambiguità risiede nella possibilità di un intervento militare unilaterale statunitense nel caso in cui il regime siriano non volesse rispettare l’accordo (tra l’altro non negoziato con la Siria) con il veto dell’Onu stesso e della Russia, impone alla Siria la distruzione dell’arsenale chimico entro la metà del 2014. Pretesa ambiziosa, secondo Carlo Trezza, l’ex ambasciatore italiano in Corea del Sud che, in un suo articolo scritto per Affari Internazionali, evidenzia come “russi ed americani non sono ancora riusciti a distruggere il proprio (arsenale) neanche vent’anni dopo la firma della Convenzione“. Staremo a vedere.

Il secondo grande tema che ruota attorno alla figura di Rohani e dell’Iran è il nucleare. Le sanzioni previste dalle decisioni del club dei 5+1 (il Consiglio di sicurezza permanente Onu più la Germania) sono, ad avviso di Rohani e non solo, ingiuste e non fanno che incrementare la crisi economica iraniana. Le sanzioni opprimenti infatti, hanno avuto un effetto negativo sull’economia, che sta lentamente emergendo come un serio problema di malcontento popolare. Rohani, moderato rispetto al conservatorismo islamico dell’ex-presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, continuerà comunque la politica nucleare che in questi anni è stata altamente criticata dalla comunità internazionale occidentale. Soprattutto perché il nucleare in Iran e per l’Iran è una priorità fondamentale; la Russia rientra nella partnership di questo ambizioso progetto persiano.

Nonostante l’apertura di Rohani, moderata dagli interessi iraniani che non collimano con quelli della comunità internazionale occidentale, la politica internazionale iraniana tende a seguire il filone politico del buon vicinato senza però fidarsi troppo del vicino, specie se si ha un vicino come Israele. Un interessante articolo del sito geopolitica-rivista.org, delinea le fondamentali della nuova presidenza iraniana, dentro e fuori il Paese.

Fatto sta che il clima tra l’Iran e il resto del mondo sembra più disteso rispetto ai rapporti con il regime di Ahmadinejad: vuoi per le promesse di maggiore libertà di stampa promesse da Rohani, vuoi per l’azione diplomatica occidentale che si confronterà con un nuovo presidente moderato. Di certo Rohani è stato il protagonista indiscusso di New York.

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