Scuola d’infanzia e asilo nido in un unico ciclo da 0 a 6 anni, ma nella legge di Stabilità non ci sono i fondi

Pubblicato il 4 Nov 2015 - 11:24am di Ubaldo Cricchi

Asilo nido e scuola d’infanzia verranno integrati in un unico ciclo. In questo modo verrebbe garantito anche ai bambini con meno di tre anni di età un diritto educativo sotto la responsabilità, a livello nazionale, del Ministero. Ci saranno quindi degli educatori più qualificati (anche in possesso di laurea), anche se continueranno ed essere distinti dai maestri. Questo è uno dei progetti previsti da “La buona scuola”, uno dei meno chiacchierati, ma sicuramente tra i più ambiziosi: per la sua realizzazione però servono fondi.

Asilo nido e scuola d’infanzia in un solo ciclo: il progetto

Il nuovo ciclo della scuola d’infanzia ha convinto tutti, dai partiti alle associazioni di categoria, passando anche per i sindacati, Del resto, come sottolinea Lorenzo Campioni (Gruppo Nido Infanzia Nazionale), questa novità avvicinerebbe l’Italia agli altri Paesi d’Europa. Ma per realizzare il progetto servono soldi, altrimenti si corre il rischio di peggiorare la qualità del segmento dai 3 ai 6 anni che al momento è un fiore all’occhiello dell’intero sistema del Bel Paese.

Il problema è che di quelle centinaia di milioni che realizzare il ciclo della scuola d’infanzia non c’è traccia nella legge di Stabilità. Dal Governo arrivano rassicurazioni, pare che trovare quei fondi non sarà un problema. Il progetto è contenuto nella sezione deleghe del provvedimento La buona scuola, ma per il momento non sono ancora stati fatti passi in avanti. Le linee guida però saranno quelle già tracciate dalla proposta di Legge 1206 sulla creazione di un nuovo ciclo per i bambini da 0 a 6 anni.

La trasformazione di un servizio in diritto

Al giorno d’oggi asilo nido e scuola d’infanzia sono due cose decisamente distinte: il nido è un servizio non obbligatorio e non gratuito che viene richiesto con domanda individuale, mentre la scuola materna è un diritto, garantito direttamente dallo Stato e dai Comuni e gestito sulla base di programmi nazionali. L’obiettivo del Ministero dell’Istruzione è quello di portare all’interno delle sue competenze anche il segmento 0-3, lasciando agli enti locali la gestione, ma sotto delle direttive nazionali.

In questo modo verrebbero eliminate le disparità nella fruizione del servizio e si creerebbero i presupposti per una continuità del ciclo scolastico, sia con il segmento della scuola d’infanzia che con quello delle elementari. La fascia di età tra 0 e 3 anni è fondamentale per lo sviluppo dei bambini e le pari opportunità devono essere garantite fin dalla nascita, spiega Campioni. Educatori e maestri rimarranno figure ben distinte e non ci sarà travaso di personale. Gli educatori dovranno essere laureati, ma le assunzioni rimarranno legate a concorsi territoriali (non saranno insegnanti statali).

Servono fondi, ma non sono previsti nella legge di Stabilità

L’ambizioso progetto della nuova scuola d’infanzia si può concretizzare solo con lo stanziamento di ingenti somme di denaro. Dal Governo però fanno sapere che non ci saranno problemi: Il Ministero dell’Istruzione spende per il segmento della scuola materna 4,5 miliardi; aggiungendo a questa cifra la parte del fondo indistinto che il Ministero del Welfare spende per gli asili nido, altri 100 milioni e valorizzando i fondi europei si può arrivare ad un budget più che sufficiente per mettere il piano in pratica.

I sindacati apprezzano l’idea della trasformazione di un servizio in un diritto, ma non se questo comporta una livellazione qualitativa verso il basso: gli ottimi standard attuali della scuola materna non possono essere intaccati. E comunque finché non sono previste le coperture si parla solo di qualche riga scritta su un documento di legge: da questo bisogna passare ai fatti.

Info sull'Autore

Sardo trapiantato in Umbria, dopo una lunga gavetta da articolista, posso vantarmi di essere un giornalista pubblicista. Convinto oppositore della scrittura in stile SMS, adoro gli animali e la musica.

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