Scuola italiana tra tagli e precariato

Pubblicato il 14 Mar 2013 - 2:18am di Piotr Zygulski

Avete tagliato il nostro futuro!

Avrei voluto scrivere il mio primo contributo per la sezione scuola per parlarvi delle tante realtà positive, nella loro ordinaria straordinarietà, presenti nel sistema scolastico italiano. Purtroppo, invece, mi trovo a riportarvi brutte notizie, ancora tagli.

Questa volta si va a ridimensionare  il MOF (Miglioramento Offerta Formativa), che in gran parte è costituito dal FIS (Fondo Istituzione Scolastica, chiamato anche Fondo d’Istituto). Sigle utilizzate, come sempre, per celare la dura realtà del quasi dimezzamento (-38%, circa 528 milioni di euro in meno) dei finanziamenti per gli istituti scolastici che vendono utilizzati esclusivamente per retribuire le ore aggiuntive dei lavoratori della scuola, docente e ATA, ossia per le sostituzioni del personale assente, per i corsi di recupero degli alunni in difficoltà, per incarichi specifici degli ausiliari, per le ore complementari di educazione fisica, per le indennità del lavoro notturno e festivo degli educatori e per le funzioni strumentali dei docenti, ad esempio per la preparazione e il perfezionamento dell’attività scolastica. Si tratta di fondi che arrivano in ritardo e solo parzialmente, perché si tratta di un acconto (che copre il periodo settembre-dicembre 2012 e appena la metà del periodo gennaio-agosto 2013), per giunta presentato nella cifra del lordo stato, quindi che andrebbe ridotta di circa un quarto per conoscere il lordo dipendente. I tagli avranno effetti sia sulle scuole del primo ciclo, per le quali si assiste ad una revisione restrittiva dei parametri che determinano l’entità del FIS, sia su quelle del secondo ciclo, perché il MIUR non coprirà più le ore di sostituzione e i corsi di recupero, che dovranno essere finanziate dal FIS, nonostante le decurtazioni.

scuolaIlaria Venturi, su La Repubblica, riporta che “i dirigenti scolastici si attendevano un taglio intorno al 20 per cento” ma la comunicazione ufficiale del ministero ha chiarito che le riduzioni sono assai più consistenti, “il doppio”. Facendo alcuni conti, “per un istituto comprensivo da oltre 900 alunni e una settantina di docenti significa passare da 72mila a 37 mila euro lordi. Altro caso, di un istituto più grande: si passa da 107mila a 60mila euro”. È stato quantificato un danno pari a 356,12 euro a testa.

I dati si evincono dall’intesa del 30 gennaio 2013, nascosta dalla sordina della campagna elettorale, ma risultano dall’applicazione dell’preaccordo (a perdere) firmato lo scorso dicembre dai sindacati SNALS-CONFSAL, CISL, UIL e Gilda, che hanno accettato una simile decurtazione barattandola con il ripristino degli scatti di anzianità maturati, si noti, nel solo anno 2011, cui andrebbe il 30% del FIS. Questo è reso possibile dal D.L. 78/2010 (convertito nella Legge 122/2010) che blocca per tre anni gli scatti di anzianità, aprendo tuttavia all’eventualità “di destinare al personale  parte dei risparmi derivanti dai tagli nella scuola”, come ricorda Mauro De Agostini (CUB scuola), inserendo tutto ciò “nella miglior tradizione del contratto-cannibale”.

Ieri, mercoledì 13 marzo, la firma definitiva all’Aran da parte delle suddette organizzazioni sindacali di quello che ha assunto la forma giuridica di un Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro; piuttosto soddisfatte le sigle firmatarie. Marco Paolo Nigi della SNALS-CONFSAL ritiene di “aver fatto una scelta utile” per permettere l’avanzamento di carriera “non solo a chi deve fruire nel 2011 dello scatto di gradone, ma a tutti coloro che sono già di ruolo e in prospettiva di ricostruzione di carriera, anche agli attuali precari”. La CISL, sostenendo che non vi fossero altre vie praticabili, rivendica fortemente la paternità delle intese per recuperare gli scatti di anzianità, propri del salario fondamentale, riducendo parte del salario accessorio. Parla di “soluzione positiva”, che ripristina un diritto, il Segretario Generale UIL Scuola Massimo Di Menna. Soddisfazione “per la positiva conclusione della vertenza” anche dalla FGU-Gilda degli insegnanti, che invoca “da subito la procedura di contrattazione per il recupero del 2012”, anche perché il FIS sarebbe utilizzato troppo sovente “non per il miglioramento della didattica e della qualità dell’insegnamento, ma per pagare funzioni amministrative e burocratiche di supporto alla dirigenza scolastica in un’ottica prettamente aziendalista”.

Invece non ha firmato, oltre ai sindacati di base, la FLC-CGIL, il cui Segretario Generale Domenico Pantaleo ha affermato: “In oltre 2.100 assemblee coinvolgenti tutte le scuole del Paese l’85% del personale ha detto NO alla pre-intesa. È stata una grande prova di democrazia che sollecita a consultare sempre i lavoratori su ogni intesa”. Rimarcando inoltre un rifiuto “netto e chiaro” allo “scambio fra MOF e scatti di anzianità: scambio inaccettabile perché penalizza la contrattazione integrativa e di fatto impone la prestazione gratuita di una serie di attività svolte a favore degli alunni”.

Lucio Ficara, su Tecnica della Scuola, ipotizza persino un azzeramento totale dei fondi nel 2014, perché se “tale meccanismo del recupero degli scatti se fosse applicato anche per l’annualità al 2012” – su cui però al momento vi è la contrarietà anche dei sindacati “firmaioli” – questo “dimezzerebbe il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa […] che continuando di questo passo nel 2014 si azzererebbe, se, come sembra oramai certo, il blocco verrà reiterato anche per il prossimo biennio”. Poiché la destinazione delle risorse del MOF è a discrezione del singolo istituto scolastico, è sempre Ficara a segnalare che “la scuola italiana perderà la sua autonomia, che rimarrà solo sulla carta”.

Alcuni insegnanti hanno deciso spontaneamente di accettare un impegno aggiuntivo di “volontariato scolastico”, oltre a quello che già ordinariamente prestano, ma nella maggior parte dei casi i Consigli di Istituito hanno comunicato “che, in conseguenza di questa decurtazione, i progetti di ampliamento delle attività didattiche, al di fuori delle normali lezioni (laboratori, approfondimenti didattici, uscite in orario scolastico ed extrascolastico, e, in generale, tutto ciò che è stato progettato e previsto all’interno del piano dell’offerta formativa), non potranno più essere effettuati”.

Inoltre, sui lavoratori della scuola – in quanto dipendenti pubblici – graverebbe anche il “decreto di Economia e Funzione pubblica che prolunga al 2013-2014 il congelamento di contratti e stipendi nel pubblico impiego”, come riportava due giorni fa il Sole 24 Ore: “il provvedimento dovrebbe bloccare anche l’indennità di vacanza contrattuale, che unito al primo blocco triennale vissuto nel 2010-2012 costerà in termini di mancati aumenti quasi il 10% dello stipendio. Per un impiegato significa avere fino a 4mila euro in meno all’anno. E gli effetti si faranno sentire anche sulle pensioni, soprattutto per chi uscirà dal lavoro nei prossimi anni e si vedrà alleggerito l’assegno di una somma non troppo inferiore a quella persa nello stipendio (circa l’80%).”

Però questa volta la conversione del decreto potrebbe non avere scontata la strada spianata in Parlamento.

Info sull'Autore

Piotr Zygulski nasce a Genova da padre polacco e madre italiana, vive da sempre a Cogoleto (GE) dove è impegnato in numerose attività sociali e culturali, tra cui quella di segretario della Consulta Giovanile comunale. Si è diplomato a pieni voti con la tesina "Costanzo Preve: la passione durevole della filosofia" pubblicata nel 2012 dalla casa editrice Petite Plaisance di Pistoia. Attualmente frequenta il corso di laurea in Economia e Commercio all'Università di Genova. Collabora inoltre saltuariamente con le riviste online Comunismo e Comunità, Megachip e Arianna Editrice.

6 Commenti finora. Sentitevi liberi di unirsi a questa conversazione.

Lascia Una Risposta