Accordo economico: Grecia e Eurozona ai ferri corti.

Pubblicato il 20 Giu 2015 - 9:30am di Redazione

L’accordo economico auspicato Tra Eurogruppo e Grecia non si è raggiunto e ci si ritrova cosi’ ai ferri corti nell’Eurozona.
Eppure al vertice dell’Eurogruppo tenutosi in Lussemburgo, le premesse c’erano: Angela Merkel, dal Bundestag, il parlamento tedesco, si era recentemente espressa a favore di una riconciliazione tra Grecia e creditori, Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale e Unione Europea, nonostante gli aspri rifiuti pronunciati dal presidente greco Tsipras di pagare le quote a fine mese.

Per l’accordo economico quindi tutto rimandato a Lunedì all’Eurosummit, organizzato straordinariamente proprio per cercare una soluzione alla crisi.
Se da parte europea c’è pressione perchè la Grecia paghi entro fine mese 1.6 miliardi al Fondo Monetario Internazionale e attui il set di riforme auspicato, come il nuovo piano pensionistico, che dovrebbe ridurre le spese per le pensioni dell’1% del PIL eliminando anche le agevolazioni per le pensioni minime e aumentando le aliquote Iva all’11 e al 23% per prodotti che vanno dai medicinali all’elettricità, da parte greca si mantengono numerose riserve.
Il presidente Tsipras è riuscito a resistere quattro mesi imponendo già una dura austerità al paese che però non risulta sufficiente e ora la situazione è critica.

Accordo economico e Italia

Anche dal punto di vista italiano si spera nell’Eurosummit.
Il ministro Padoan auspica un accordo economico per Lunedì, sottolineando come in caso contrario non ci sarebbero ripercussioni per l’Italia.
Certo il nervosismo c’è e lo dimostra anche l’incontro serale avvenuto ieri sera presso Palazzo Chigi con il premier Renzi proprio per parlare di possibili piani alternativi.
Molti governi, tra cui quello inglese, stanno già pensando a piani di contingenza qualora la Grecia si rifiutasse o peggio non fosse in grado di pagare i creditori e ristabilire le casse dello Stato.

Il ministro Padoan spiega come l’effetto contagio sarebbe ridotto per l’Italia, tuttavia il mercato è volubile e il nostro paese non è ancor visto come un partner solido nel sistema europeo.

 

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