CNEL-Referendum 2016, aggiornamenti 12 novembre: che cos’è, cosa può cambiare e novità sull’eventuale abolizione

Pubblicato il 12 Nov 2016 - 2:45pm di Pietro Paolucci

Il Referendum Costituzionale è ormai alle porte e, considerando la risonanza che sta interessando l’abolizione dell’organo in oggetto, possiamo soffermarci senza remore sul rapporto CNEL-Referendum. Cos’è il CNEL? A che serve? Cosa può comportare l’eventuale abolizione? Quali sono le motivazioni per votare il Sì o il No circa questo punto? Ecco, di seguito ci impegniamo a rispondere a tali quesiti fiduciosi di rendere l’idea sui pro e i contro dell’argomento con il supporto dalle notizie trapelate finora, 12 novembre 2016.

CNEL: di cosa si tratta e quali ruoli svolge?

Acronimo di Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, senza inutili perifrasi, il CNEL svolge l’ufficio di consiglio per supportare il Governo e il Parlamento su problematiche sociali, economiche  oltre alla facoltà di proporre disegni di legge. Tale organo, ‘misterioso’ fino a questi ultimi mesi, viene legittimato nel 1957 dall’art. 99 della Costituzione Italiana e conta oggi 24 membri, cifra invero assottigliata considerando i 121 componenti che formavano lo stesso nel 2011.

Meno membri equivale a meno spese naturalmente. Da ciò ne risulta un costo attuale pari a 8,7 milioni di euro l’anno, poco più di un terzo dell’ammontare massimo (oltre 20 milioni) registrato nel proprio periodo di massima eminenza. Malgrado tali risparmi, vuoi per il cambiamento sociale riscontrato negli ultimi anni, vuoi per l’essenza ormai nota di fungere soltanto da rifugio di politicanti e sindacalisti non più in buona luce, l’obsolescenza del CNEL rimane un dato di fatto.

È lapalissiano affermare che il mercato del lavoro è mutato in 70 anni di storia italiana. E proprio a fronte di ciò, il principio artefice di tale organo, dedicato principalmente al lavoro svolto nel settore primario e secondario, risulta ad oggi un po’ meno adeguato. Il motivo? I dati statistici parlano chiaro: il mercato del lavoro basato sull’agricoltura e sull’industria, quindi primario e secondario, raggiunge un misero 20% a vantaggio del restante 80%, appannaggio del settore terziario.

Ma vediamo cosa potrebbe emergere dal rapporto CNEL-Referendum che prenderà piede nell’arco di nemmeno quattro settimane.

Novità e cosa può cambiare con l’abolizione del CNEL

La Riforma Costituzionale per cui siamo chiamati al voto il prossimo 4 dicembre, contiene un passo dedicato all’abrogazione dell’art. 99, il punto citato sopra per il quale il CNEL è stato istituito. Tale situazione viene in aiuto alla tendenza che già cominciò da circa un lustro mediante la quale si palesa una perdita sempre più consistente di autorevolezza e rilevanza dell’ente. Tuttavia, per abolire il CNEL in via definitiva occorre ritoccare la Costituzione; quindi il punto sul Referendum Costituzionale.

A spalleggiare lo smantellamento dell’organo in oggetto si è pronunciato negli ultimi giorni lo stesso vicepresidente del CNEL Gian Paolo Gualaccini, il quale senza indugi l’esistenza dell’organo definendolo inutile e inefficace ad oggi, se messo in relazione alla funzione che vigeva quando i padri costituenti lo istituirono.

Laddove risulta evidente il risparmio che ne deriverà dall’eventuale abolizione, calcolabile valutando l’importo menzionato precedentemente, e se ricordassimo inoltre il dato di fatto che evidenzia la respinta di ogni proposta di legge del CNEL inviata al Parlamento, parrebbe impossibile trovare in proposito punti a sfavore. Nel caso in cui l’abolizione dovesse realizzarsi, tuttavia, i dipendenti dell’ente saranno riversati alla Corte dei Conti o presso enti pubblici vari. Ciò vuol dire che non ci sarà alcun licenziamento, fatto che equivale a dire che lo Stato dovrà ad ogni modo accollarsene gli stipendi, assottigliando quei decantati tagli.

Ecco, è forse questo l’unico appello a cui il fronte del No si aggrappa: l’inconsistenza del tanto sbandierato risparmio che ne deriverebbe contando il già riscontrato taglio dei costi dell’ente di cui abbiamo parlato antecedentemente. Una possibile soluzione potrebbe dunque rivelarsi quella espressa dal presidente Delio Napoleone, inerente ad un’eventuale rivisitazione delle mansioni e delle prospettive cui il CNEL si rivolge, adeguandolo perciò ai tempi contemporanei e reintegrandolo così negli organi funzionali per supportare il Governo.

Info sull'Autore

Lascia Una Risposta