Caso Moro e l’anonimo morto

Pubblicato il 17 Apr 2014 - 9:00am di Redazione

Il caso Moro e il “mistero” della moto Honda

Moro

In questi giorni abbiamo assistito ad un vero e proprio can can di notizie relative alla mai accertata dinamica dell’agguato di via Fani in cui venne rapito l’onorevole Aldo Moro e assassinati i suoi 5 agenti di scorta. Questa volta si è molto dibattuto, anche con toni molto aspri, su chi potessero essere i due uomini visti da alcuni testimoni a bordo di una moto Honda quella mattina in via Fani. A riguardo ha destato molti dubbi la lettera anonima scritta da un ipotetico agente del Sismi malato di cancro che confessava di essere stato a bordo della moto insieme ad un complice per proteggere le Brigate Rosse durante l’agguato. Il tutto sotto la regia del colonnello Camillo Guglielmi.

La lettera scritta da questo “ anonimo morto” ha suscitato non pochi dubbi sulla sua veridicità. In realtà i nomi di quelle due persone erano già noti dal 1998, si trattava di Giuseppe Biancucci e Roberta Angelotti. Nella ricostruzione dei fatti erano passati da via Fani quella mattina per caso e si erano fermati perché avevano riconosciuto alcuni brigatisti di loro conoscenza. Spesso si è parlato di loro anche come dei due autonomi “passati da Via Fani in cerca del loro momento di gloria”. La spiegazione della loro presenza sulla moto sembra molto plausibile se consideriamo anche il fatto che in quel periodo le Brigate Rosse avevano molte conoscenze e fiancheggiatori nell’autonomia romana.

Tuttavia non riesce ancora a mettere nero su bianco la parola fine a questa tragica vicenda perché, se consideriamo le dichiarazioni dei testimoni, vi sono ancora aspetti poco chiari. Per questo è stato ascoltato dai magistrati l’ex ispettore di Polizia Enrico Rossi e spetterà loro accertare la verità.

Per fare un passo in avanti abbiamo chiesto l’opinione di Marco Cazora, figlio del deputato Benito Cazora che durante i 55 giorni di calvario di Moro cercò di salvare lui la vita. L’osservazione di Cazora è molto lucida e precisa:” Devo dire a riguardo che di questa moto si è parlato molto senza arrivare mai a conclusioni certe. Mi sembra molto strano però che nessuno abbia mai fatto caso al fatto che i testimoni si ricordino bene che si trattava di una Honda ma non hanno mai detto di che modello si trattava. Era certamente di un modello molto nuovo. Faccio anche notare che i testimoni parlano di una moto colore azzurra o bordeaux , proprio gli stessi colori dei nuovi modelli Honda prodotti in quel periodo. Basterebbe quindi fare un accurata ricerca su chi possedeva dei nuovi modelli Honda in quel periodo per capire chi era il proprietario, niente di più semplice”.

L’osservazione di Cazora è validissima. In tutti questi anni si è solo parlato di “moto di grossa cilindrata”, senza mai preoccuparsi di che modello fosse e di chi potesse avere quel tipo di moto in quel periodo. Forse riuscire a chiarire una volta per tutte questa faccenda della moto Honda di via Fani potrebbe finalmente aprire definitivamente uno squarcio di verità su una storia che è già stata soggetta a troppi dubbi e punti oscuri.

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