La spaccatura all’interno del PD si fa ancora più marcata dopo le parole di D’Alema che dal palco della Festa dell’Unità si caglia contro Renzi. L’8 Settembre sarà una giornata particolarmente calda per l’Italia, ma soprattutto per il Governo, con la ripartenza dei lavori sulle riforme costituzionali. E non sembra che nel partito di maggioranza ci siano state mediazioni in grado di avvicinare le posizioni.
Due milioni di elettori in meno
Massimo D’Alema ha dimostrato di non voler ancora mollare e a Milano ha voluto esprimere la sua feroce analisi sul periodo attraversato dal PD; i sondaggi dimostrano che il Partito Democratico ora si trova intorno al 30%: questo vuol dire che è successo un qualcosa che ha fatto perdere due milioni di elettori. L’ex Primo Ministro dichiara che i democratici sono arrivati ad un bivio per numerosi motivi.
Il bivio del PD
Per il PD, spiega D’Alema, è arrivato il momento di fare una scelta drammatica; le opzioni sono due: alleanza con le forze conservatrici per combattere il populismo (con conseguente esaurimento del proprio ruolo), oppure creare una nuova prospettiva di centrosinistra. Anche se non fa mai riferimento ad una scissione (che ha sempre dichiarato di non gradire), D’Alema non fa molto per calmare la situazione, neanche ora che da qualche parte si inizia a parlare di elezioni anticipate.
La replica dei sostenitori di Renzi: D’Alema si candidi al congresso
Naturalmente le parole di D’Alema non hanno fatto molto piacere al fronte dei renziani. In difesa del segretario si sono esposti due “pezzi grossi” del partito: Luca Liotti, che è anche sottosegertario alla presidenza del Consiglio, smentisce le affermazioni dell’ex leader affermando che con Bersani alla guida il PD aveva raccolto solo il 25,2%, mentre pochi mesi dopo con Renzi è arrivato un consenso superiore al 40%.
Liotti lancia anche una sfida a D’Alema: le prossime elezioni si terranno nel 2018: se pensa di poter fare meglio di Renzi può presentare la sua candidatura per il congresso del 2017. Fino a quel momento però si dovrà lasciar parlare i fatti, che ora dicono che la segreteria di Renzi ha portato il PD al 40,8%.