“Schiavi di tutta Europa unitevi!”
Sono finiti i bei tempi in cui si attribuivano le responsabilità alle forze politiche, in cui si puntava il dito verso la destra piuttosto che verso la sinistra, dove le malefatte erano imputate ai conservatori piuttosto che ai progressisti, ai liberali piuttosto che ai democratici, dove le colpe avevano un nome e un cognome ed erano riconducibili a un partito. I parlamenti e i loro onorevoli hanno perso il proprio incarico, appaiono sempre più unicamente atti a una mera esecuzione di direttive provenienti da organismi dominanti dell’Unione Europea privi di legittimazione: Commissione Europea, Consiglio europeo, BCE. I governi nazionali d’Europa si sono trasformati, sotto gli occhi di tutti, in marionette ai fili degli interessi privati di una cerchia ristretta di sovrani della finanza che dominano l’intera scena dell’economia mondiale, e di conseguenza, i rapporti fra i singoli stati.
L’annientamento programmato delle sovranità nazionali e popolari e dei principi costituzionali, nonché dei diritti e delle libertà fondamentali, è avvenuto a colpi di trattati: il trattato di Maastricht del 1992, l’OMC del 1995, il trattato di Lisbona del 2007, il MES del 2011 (che assume i caratteri di organizzazione intergovernativa sulla falsa riga del FMI) e infine il Fiscal Compact del 2012.
Ciò è stato possibile inculcando nell’opinione pubblica la dottrina della mondializzazione dei mercati, delle liberalizzazioni, dell’europeismo categorico. Ci hanno fatto credere l’esistenza di un unico modello economico, un unico modello di sviluppo, un solo modello di civiltà da perseguire, malgrado fosse il più sciagurato, vile, iniquo. Laddove non sono riuscite queste “ideologie” è subentrata subdolamente la cosiddetta “strategia del terrore”. L’utilizzo di meschini artifici quali l’allarmismo e la paura è stato, infatti, la mossa vincente del sistema Europa, quella che ha reso possibile l’attuazione di misure impossibili da approvare in un contesto di non emergenza, quella con la quale ci hanno resi spettatori dell’inesorabile smantellamento delle potestà civili.
L’unica certezza, che a tutt’oggi appare inconfutabile, è quella dell’esigenza di una reazione popolare su scala europea, con la quale, l’abbattimento dell’Euro-regime sarebbe il presupposto per la creazione di un’Europa vera, quella tanto auspicata Europa dei popoli. Verrebbe da dire: “Schiavi di tutta Europa unitevi!”
Bisogna intraprendere un percorso per raggiungere l’obiettivo di tutti noi, dichiaratamente divisi, palesemente scoordinati nell’agire e in balia dei più svariati stati d’animo figli del clima tetro che contraddistingue la società di oggi. Creare una rete collaborativa organizzata in modo capillare, che finalizzi una produzione di idee collettiva, catalizzandola intelligentemente verso un fine particolare, è l’unica via.
L’obiettivo è la paradossale inversione dei ruoli nel rapporto hegeliano signoria-servitù, nel quale il servo comprendendo l’essenzialità delle sue capacità ai fini dell’esistenza del signore, coglie che la sua apparente dipendenza da questo sancisce una sostanziale indipendenza, e che in realtà è il suo signore a essere subordinato a lui. Comprendendo questo si giunge al punto in cui il signore diviene servo del servo e il servo signore del signore. Il rovesciamento può avvenire solamente con una progressiva acquisizione di consapevolezza della propria peculiarità e importanza all’ interno del sistema, ai fini dell’esistenza stessa di questo. Le armi della servitù moderna non possono che essere il dubbio, la cultura e l’informazione.
Mettere in dubbio la più conclamata delle certezze è infatti il primo passo per ottenere una sorta di redenzione intellettuale, per uscire dallo stato di minorità avendo il coraggio di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro (parafrasando Kant).
L’informazione è tutto, quella diversificata, quella non ufficiale, quella lontana dai creatori di opinioni al guinzaglio del potere, quella vera sebbene naturalmente disomogenea nella sua molteplicità di voci.
Il presupposto di un’azione collettiva efficace e sagace è un percorso individuale di consapevolezza. È come se si fosse persa la percezione della forza del singolo, ma di un singolo cosciente e determinato, che condivide e allo stesso tempo smantella le intuizioni altrui. Non un singolo appassito e svilito del suo potenziale, irrimediabilmente immerso nel caotico circo delle menzogne mediatiche, beatamente passivo e inglobato nel sistema di cui segue acriticamente gli schemi, i modelli, le verità, i dogmi.