Anche l’India si espande in Africa

Pubblicato il 11 Mar 2014 - 8:00am di Piotr Zygulski

Rapporto McKinsey: l’India entro il 2025 può quadruplicare il proprio fatturato africano

India

In occasione della decima conferenza internazionale della “Confederation of Indian Industry – Ex-Im Bank” sulla partnership tra l’India e l’Africa, in corso dal 9 all’11 marzo 2014 a New Delhi, la società di consulenza di direzione McKinsey & Company – considerata tra le più influenti al mondo – ha pubblicato un rapporto sulle potenzialità di sviluppo delle industrie indiane nel continente nero.

Secondo gli esperti, l’India potrebbe aspirare sino al 7% del mercato dei servizi informatici, al 5% del settore dei beni di consumo primario, al 10% di quello energetico e dal 2% al 5% del mercato agroalimentare africano. Sarebbero questi i campi che potrebbero permettere all’India di quadruplicare il proprio fatturato proveniente dall’Africa, per giungere ad un ammontare pari a 160 miliardi di dollari entro il 2025. Per conseguire tali risultati, tuttavia, lo studio suggerisce uno sforzo continuativo di collaborazione tra governi e imprese, le quali dovrebbero cogliere le opportunità attraverso indagini di mercato, dare vita a un consorzio aperto a tutti coloro che potrebbero essere interessati a nuovi investimenti e cercare finanziamenti presso quei paesi in cui il costo degli interessi è inferiore, ad esempio Giappone e Singapore.

La McKinsey & Company, quindi, propone un decalogo di azioni formulato sulla base delle esperienze delle multinazionali in Africa. I consigli sono: identificare velocemente i settori prioritari in cui investire; comprendere le differenze locali e adattarsi a esse, poiché nel continente africano vi sono 55 nazioni con cultura e abitudini differenti; non scoraggiarsi per i fallimenti e imparare da essi in un approccio di formazione continua; scegliere attentamente i canali di distribuzione; costruire marche molto forti, decisive nelle scelte di acquisto; valorizzare tutti i segmenti di prezzo per soddisfare l’intera gamma di bisogni, dal più elementare a quello maggiormente sofisticato; investire con orizzonti temporali ampi; coinvolgere manodopera e collaboratori autoctoni; collaborare con le autorità locali, il cui ruolo è spesso fondamentale nello sviluppo economico; investire nella costruzione di talenti da valorizzare.

Dall’analisi emerge una crescita costante delle nazioni africane, nonostante esse abbiano bisogno di ulteriori investimenti stranieri. L’industria indiana, ponendosi come “solutions-partner”, potrebbe mettere a disposizione le proprie competenze per favorire uno sviluppo infrastrutturale e occupazionale, ma anche di talento. Secondo Noel Tata, presidente del convegno in corso a New Delhi, nonché amministratore delegato del colosso industriale Tata Group, “l’esperienza indiana nell’operare in condizioni simili di sottocapitalizzazione saranno un molto importanti per l’Africa”. Pertanto l’India è in grado di far leva sui propri punti di forza, tra cui il successo di una distribuzione capillare in un mercato frammentato e una mentalità imprenditoriale indispensabile per affrontare le condizioni di incertezza.

Infatti, le sfide poste dall’Africa possono essere considerate analoghe a quelle di tutti i mercati emergenti: rischi non comuni, imprevisti, colli di bottiglia infrastrutturali e un settore di servizi finanziari in fase embrionale. Riguardo quest’ultimo punto, il ministro indiano del commercio e dell’industria Anand Sharma è intervenuto durante il convegno per annunciare il lancio di una nuova linea di credito per l’Africa della Exim Bank, la principale istituzione finanziaria indiana dell’import-export, che movimenterà ingenti capitali per sostenere progetti nei settori energetici, compreso quello idroelettrico. Ciò anche per contrastare la strategia economica della Cina, che ha da tempo interessi nei settori minerari africani e utilizza manodopera prevalentemente cinese.

Attualmente gli investimenti indiani rappresentano il 6,5% del totale degli investimenti diretti esteri in Africa e gli scambi bilaterali tra India e Africa costituiscono il 6% dei flussi commerciali africani.

Tra le ditte indiane che recentemente hanno mostrato interesse a espandersi sul suolo africano si segnalano la Indian Cotton Federation e la Sonalika Group Company. Quest’ultima è una multinazionale di trattori e macchine industriali che sta pensando a due nuovi impianti di assemblaggio in Africa meridionale e orientale, oltre ai tre già attivi in Camerun, Nigeria e Algeria. Pur avendo una superficie vastissima, il continente nero coltiva meno della metà della superficie arabile e con metodi tipici di quelli di un’economia di sussistenza; può sembrare paradossale, ma l’Africa risulta essere importatore netto di prodotti agricoli.

Info sull'Autore

Piotr Zygulski nasce a Genova da padre polacco e madre italiana, vive da sempre a Cogoleto (GE) dove è impegnato in numerose attività sociali e culturali, tra cui quella di segretario della Consulta Giovanile comunale. Si è diplomato a pieni voti con la tesina "Costanzo Preve: la passione durevole della filosofia" pubblicata nel 2012 dalla casa editrice Petite Plaisance di Pistoia. Attualmente frequenta il corso di laurea in Economia e Commercio all'Università di Genova. Collabora inoltre saltuariamente con le riviste online Comunismo e Comunità, Megachip e Arianna Editrice.

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